Arnaldo Nesti - Multiculturalità, pluralismo religioso, conflittualità. Prospettive

Multiculturalità, pluralismo religioso, conflittualità. Prospettive.
di Arnaldo Nesti

Questa Summer School, con il relativo Festival sul Documentario Religioso cui è collegato il premio “La Torre Grossa”, arriva come un evento, a coronamento di qualificate attività del Cisreco nel 2005. Senza dire di altre iniziative, tengo a ricordare le giornate di Poggibonsi su “Il sesso degli angeli” (22-23 aprile), quelle di Casole d’Elsa su “Il sacro, la violenza, i media (13-14 maggio), quelle di Tavarnelle Val di Pesa e di Barberino Val d’Elsa su “Israele-Palestina, due nazioni, una prospettiva” (27-28 maggio).
Per la prima volta, inoltre, si svolge come un momento didattico forte anche, il nuovo Master universitario per “Informatori religiosi nel pluralismo contemporaneo” promosso in collaborazione con la Facoltà di Lettere di Siena a partire dal febbraio u. s. mentre siamo in attesa di avviare il nuovo corso, nel 2006, con la partecipazione diretta della Facoltà di Lettere di Firenze.

I
Questa edizione dell’ISSRE 2005 è dedicata ad un tema che potrebbe indulgere a modi di pensare, di agire, di dire, per cui, fra l’altro:
1. le culture sarebbero come qualcosa di definito che si concretizza in individui che ne divengono così rappresentanti e portatori;
2. una omogeneità fra lingua, cultura, etnia e religione.

A noi preme invece sottolineare che la storia degli uomini e delle culture è caratterizzata dal movimento e della creazione di reti e intrecci tra persone provenienti da contesti geografici diversi. E’ necessario misurarsi con una memoria plurale per saper leggere la complessità di contesti anche se spesso vengono ideologicamente ridotti ad entità monolitiche, statiche ed omogenee.
Per esemplificare: si pensi al medioevo con gli arabi che interpretano i ruolo di mediatori culturali facendo del Sud del Mediterraneo una “piattaforma girevole” di collegamento fra diverse aree geografiche.

Il Rinascimento europeo non è leggibile senza le sue progressive inclusioni di popolazioni di altri continenti che ha inaugurato “il sistema-mondo” con il quale ci confrontiamo ancora oggi. Quindi le culture sono fluide e gli individui devono interpretare attivamente le loro tradizioni rinnovandole, per poter comprendere e gestire i cambiamenti che le relazioni con gli altri inevitabilmente comportano.
Il multiculturalismo afferma che persone di radici diverse possono coesistere e guardare al di là delle frontiere di razza, lingua, sesso ed età. Per Habermas, società multiculturali come gli Usa e la Svizzera dimostrano che non c’è bisogno di ricorrere ad una origine etnica, linguistica e culturale comune a tutti.
Negli ultimi tempi l’occidente si è venuto a trovare fra integrazione e conflitto. I fondamentalismi politici e religiosi stanno mettendo in crisi il confronto fra culture diverse. Da un lato il volto della paura, dall’altro il valore della tolleranza e del rispetto. Quali gli esiti prevedibili?
In un recente saggio Ulrick Beck (Lo sguardo cosmopolita, Roma, Carocci, 2005) osserva che “il multiculturalismo consiste in una strategia di approccio sociale all’alterità che, sia in termini teorici che in termini politici, insedia nello spirito nazionale il rispetto delle differenze culturali. Ne deriva una contraddizione: un’omogeneità nazionale viene nello stesso tempo presupposta e combattuta. In breve, il multiculturalismo celebra ed enfatizza entusiasticamente l’approccio sociale alla pluralità, ma gli manca il realismo cosmopolita. Esso accetta la distinzione nazionale-internazionale, sicché gli sfuggono le contingenze e le ambivalenze nell’approccio sociale alla differenza, al di là dell’alternativa tra assimilazione e integrazione. Qualcuno ha detto che il multiculturalismo equivale all’idea da anime belle che “il gatto, il topo e il cane mangino nella stessa ciotola”.
Che possibilità abbiamo di creare nelle nostre città forme di vita che siano condivise, ricche e giuste che garantiscano a tutti pieni diritti di cittadinanza democratica e di partecipazione sulla base dell’eguaglianza, rispettando le differenze che intervengono naturalmente quando persone diverse, religioni, culture, tradizioni obbligano a vivere in uno spazio condiviso?
In effetti, il multiculturalismo può avere un senso solo se favorisce la pace sociale, grazie al controllo esercitato dai leaders comunitari sui fedeli, inculcando loro valori peculiari ma sempre di natura da favorire la sottomissione all’ordine globale.

II
Parlare di multiculturalismo e pluralismo religioso più che un fatto è un miraggio, un impegno ed esige una complessa riflessione.
La prima cosa comunque da mettere in guardia è la tentazione eurocentrica, un approccio che rende immune da colpe l’occidente cristiano. Ciò che Woytyla era riuscito, con grande fatica, a fare nella basilica vaticana con i mea culpa del Giubileo, Benedetto XVI lo ha fatto a Colonia, alcuni giorni fa. Ha evocato nella sinagoga i misfatti antiebraici dei cristiani e ha usato parole di fuoco sulle guerre organizzate dalla cristianità contro l’Islam, “quasi che combattere il nemico e uccidere l’avversario potesse essere cosa gradita a Dio. Il ricordo di questi tristi eventi dovrebbe riempirci di vergogna ben sapendo quali atrocità siano state commesse nel nome della religione”. Invitando a trarre lezione dalla storia, ha invitato al rispetto della dignità della differenza, dello spazio da riconoscere all’identità dell’altro, dunque all’impegno per la libertà religiosa e per il rispetto delle minoranze, ricostruendo la cultura dell’accoglienza.
Non c’è spazio nell’orizzonte del pontefice per nostalgie di crociata, per cedimenti all’idea di uno “scontro di civiltà”, per gesti e parole in sintonia con le ricorrenti campagne xenofobe. Si è ben lontani da frasi che affiorano e sono affiorate anche in questi giorni sulla bocca del singolare “neocon” prof. Pera per cui siamo tutti in “una guerra”e l’occidente rivestito di paramenti cristiani possiede la missione di esportare il proprio modello di società. Alzando alte lamentazioni contro il multiculturalismo che è associato con il relativismo e il meticciato culturale. Purtroppo non mancano, posizioni catastrofiste come quelle di un ex redattore dell’Avvenire che scrive:
"Tutta la mia modesta scrittura tende a mostrare che dietro la storia e la politica c'è una metastoria, una 'storia sacra' in svolgimento, e che questa storia ha come centro gli ebrei: il popolo che avendo rifiutato il Cristo sta abbracciando - tremo nel dirlo - l'Anticristo del potere, dell'inganno e della violenza, per il dominio su 'questo' mondo".

Come ben osserva T. Todorov: “Bisogna cominciare col dominare la propria tradizione: non ci sono strade che conducono all’universale senza passare per il particolare. L’obiettivo dell’educazione umanistica e liberale è dunque dei più ambiziosi: formare spiriti aperti, tolleranti e critici al tempo stesso. Per arrivare al necessario spaesamento, bisogna imparare a staccarsi da se stessi, a distanziarsi dalle proprie abitudini a vederli come dall’esterno”.
Quale il ruolo delle religioni in questo contesto? In questi giorni molti saranno i contributi specifici. A noi preme sottolineare che in un tempo di secolarizzazione e di pluralismo stiamo andando al di là del monoteismo culturale. E’ cambiata la stessa qualità della secolarizzazione. Non si tratta più di una disaffezione nei confronti del fatto religioso, ma di una pluralità di atteggiamenti dentro e fuori le istituzioni del religious factor. Di fatto non viviamo più in un universo ma in un pluriverso religioso. Proprio il pensiero del ‘900 ha riaperto la possibilità di interrogarsi sui limiti umani. L’uomo è e rimane un mendicante di senso.
Ad una lettura attenta, dunque, le questioni in oggetto non sono affatto pacifiche e destinate a situarci in un mare tranquillo.

Innanzitutto si è di fronte ad un processo in cui l’informatizzazione, la libera circolazione dei capitali e di nuovi strumenti finanziari, travalicano le vecchie e le nuove frontiere, ed in particolare le emigrazioni di massa sono destinate, fra l’altro, a non lasciare indenni per esempio i modelli e le pratiche educative. Si pensi all’apporto sulla mimesi di Girard che offre un punto di vista innovativo per osservare e comprendere le relazioni tra le persone, partendo dal presupposto che il desiderio sia ciò che guida ogni azione umana. A suo parere è necessario tener presente la natura dinamica e relazionale dell’essere umano che sviluppa la sua identità e le sue scelte attraverso un percorso imitativo articolato e continuo che lo può portare alla realizzazione delle proprie capacità o all’inverso, alla degenerazione nella rivalità e nella violenza.

III
Si pensi altresì alle recenti insorgenze etnocentriche di cui sono segnali i risultati ai referendum sulla Costituzione Europea in Francia e in Olanda. Di fronte all’Asia, l’Europa appare in sofferenza, la sua crescita rallenta e sembrano diffondersi i timori di non reggere più alle sfide. Come riuscire a ridare una passione europea al di là degli etnocentrismo, di fronte anche alle sfide del mondo?
Infine si pensi alla persistenza di nodi storici per cui il pluralismo e la diversità ancora si reggono, in modo coatto, per la logica delle armi degli eserciti della NATO o dell’ONU come si può constatare osservando molte aree della ex Jugoslavia. Nel luglio 1995 nella ex Jugoslavia a Srebrenica, veniva commesso il più feroce e devastante atto di violenza contro popolazioni civili dopo la seconda guerra mondiale: il massacro di quasi 8.000 musulmani bosniaci a opera delle milizie serbe.
Il libro di Michel Mann (Il lato oscuro della democrazia. Alle radici della violenza etnica, Bocconi, Milano, 2005) costituisce un grandioso tentativo di ricostruire, su scala globale, le condizioni che innescano e radicalizzano fino alle ultime conseguenze, la pulizia etnica. Come riuscire a creare gli argini della democrazia? Quale il ruolo delle religioni?
Si pensi altresì alle situazioni di alcune aree, in cui nonostante la formalizzazione dei partiti e del pluralismo nei mezzi di informazione, la democrazia appare assai debole e spesso assai esterna. Che pensare del pluralismo e della democrazia nella Russia attuale? Quale peraltro il ruolo delle religioni? Facendo riferimento alle chiese ortodosse, la mondializzazione non rischia di renderle un’ideologia politica, uno strumento a servizio degli stati-nazioni?

IV
Quale dunque la trama del nostro viaggio di questi giorni a S. Gimignano?
Innanzi tutto abbiamo ritenuto di iniziare rivolgendo un pensiero a Renzo Imbeni che ci ha lasciato. Un anno fa era qui fra noi a stimolarci per rendere il nostro lavoro più ricco e coinvolgente. Un grazie a Corrado Corghi e Guido Sacconi che interverranno in memoriam.
Con la prolusione di Franco Ferrarotti sul tema La crisi dell’eurocentrismo e la convivenza delle culture si entrerà nel vivo delle questioni.
Consentitemi di rivolgere un saluto affettuoso e grato al Maestro della Sociologia italiana che da anni mi onora della sua amicizia. Unendomi al Sindaco gli ripeto: benvenuto e grazie prof. Ferrarotti!

L’indomani mattina il dibattito si snoderà affrontando analiticamente i dilemmi del multiculturalismo oggi affrontando il tema: Multiculturalismo, identità, nomadismo, paura. Si alterneranno i proff. Giuseppe Cognetti, Fabio Dei, Pietro De Marco, Andrea Spini.
Nel pomeriggio si terrà una prima tavola rotonda, di cui saranno protagonisti personalità della carta stampata che ci presenteranno distinte letture su l’identità e il ruolo degli emigranti e del fenomeno immigratorio in Italia. Nel tardo pomeriggio Giuseppe Cognetti coordinatore del Master presenterà testimonianze e prospettive dell’esperienza in corso.
In serata alle 21.30 Ugo Di Tullio inaugura il 3° Festival con la proiezione di alcuni documentari.
Lunedì la terza sessione è dedicata ai multiculturalismi in Europa e in America Latina come potete vedere dal programma stampato. Partecipano con studiosi italiani la messicana prof. Maria Olivarria ed Enzo Segre della UAM.
Nel pomeriggio verranno presentati molti interventi concernenti il pluralismo religioso fra i relatori Carmen Castilla della Università di Granada. La sera proseguono i documentari.

La 5° sessione muovendosi sempre ad illustrare aspetti del pluralismo religioso sarà dedicata in modo particolare al mondo ortodosso con una speciale attenzione al mondo greco. Rivolgo con molta cordialità un saluto agli amici Petrou, Tsironis e Migdalis di Salonicco.

La 6° sessione sarà dedicata alla situazione della Russia con l’intervento oltre che degli amici Senigaglia, Risaliti, del prof. Sergey Filatov di Mosca. Fra gli interventi finali è previsto quello di Vine Mihaljevic di Zagabria. Su aspetti della società post-jugoslava. Durante le giornate sono previsti, compatibilmente con il tempo disponibile interventi anche di altri giovani studiosi come quelli del post grado della UAM di Città del Messico.
In serata, molti impegni: proiezioni dei documentari e assegnazione della Torre Grossa d’Argento. Alla fine l’assegnazione degli attestati di presenza.

All’indomani, del termine dei lavori della Summer School, si svolgeranno i lavori della ricerca europea Leonardo coordinata dal prof. Petrou. Studiosi greci, inglesi, danesi, bulgari, e italiani si alterneranno nel presentare i risultati della I fase della ricerca triennale.

Con l’occasione mi è gradito informare che è a disposizione la consultazione dell’emeroteca collegata con la rivista “Religioni e Società”.
Per i prossimi mesi funzionerà altresì l’archivio storico di fonti (cartacee e orali, i per lo studio dell’Altra Italia”. Il Centro lancia anche mio tramite un appello a tutti a voler arricchire questo singolare strumento della memoria di grande rilievo.
A tutti, nuovi e “vecchi” frequentanti della Summer School: buon lavoro ed un invito a voler visitare la bella mostra “I paesaggi dell’anima” appositamente allestita di Lucia Schiano che ringrazio e saluto.