Lunedì, 02 Dicembre 2013 16:11

Presentazione del n. 75 di Religioni e Società nelle sale del Consiglio Regionale della Toscana

Scritto da  Gerardo

Viaggio nel '900 cattolico: il contributo di Arnaldo Nesti. E’ con questo titolo che si è svolta, giovedì 28 novembre la presentazione di Utopia e ricerca in Arnaldo Nesti. Una esperienza nomadica nel post moderno (a cura di Luigi Berzano e Simona Scotti), n. 75 di Religioni e  Società.
Nel seguito, il resoconto degli interventi di Mons. Drigani, Mons. Bianchi, Luigi Berzano e Simona Scotti.



Mons. Andrea Drigani
Con riferimento al numero speciale di Religioni e Società, si è soffermato su due parole che ne formano il titolo. La prima di queste è “utopia”, il luogo che non esiste, e che rimanda a Tommaso Moro, al suo sogno di una politica purificata ma efficace, ovvero un luogo ideale, un punto lontano e tuttavia in grado di illuminare il cammino e soprattutto di provocare un anelito di perfezione. Un elemento altrettanto ideale, e come vedremo illuminante, è il concetto di “religioso implicito”, l’idea di un fattore religioso insito nell’umano, che si rivela in quell’anelito alla ricerca e in quel rischiararsi del cammino che gli si para davanti.
Su questo si inserisce l’altro termine, il “nomade”, che la tradizione greca ci consegna come il pastore, colui che pascola, che è in cerca dei pascoli migliori. E questo è in fondo il percorso intellettuale ed esistenziale di Arnaldo Nesti, che non si è mai fermato, certamente non dopo le vicende che lo hanno riguardato da vicino nel Sessantotto, e la cui nomadica tradisce la forza di radici che sono quelle che ne hanno anzi permesso l’itinerario.

Mons. Mansueto Bianchi
In quella che ha presentato come una testimonianza, il Vescovo di Pistoia ha preso le mosse da un’osservazione di Simona Scotti: “Arnaldo Nesti è una persona che crea legami indissolubili”, per poi proseguire ricordando il fascino del conversare, gli sguardi lucidi su mondi nuovi, inediti, il tutto sempre tratteggiato con pacatezza, con equilibrio. Ecco, equilibrio è forse una caratteristica chiave perché questa testimonianza ci parla di un uomo abitatore di confini. Tra la dottrina ufficiale e la religiosità popolare, il cattolicesimo e il marxismo, l’Occidente e l’Islam, l’Europa e l’America latina.
Tuttavia, questo abitante di terre di confine, più che un nomade appare a mons. Bianchi un pellegrino. Intellettuale curioso, è anche uomo dell’attesa e del limite. Ma i contrasti non si fermano qui. Con dignità e leggerezza, Nesti soffre, per quello che ha visto succedere e per ciò che si è lasciato dietro, inclusa, con grande amarezza, la condanna dell’apparato, che lo ha definito inquieto, ambizioso e anche inaffidabile.
Un percorso come quello di Arnaldo Nesti non è riducibile a un itinerario di studi, lo si comprende, anzi, solo in quanto esperienza di vita vissuta. La biografia intellettuale di Nesti ha una radice proprio nel dato biografico, fatto di esperienza e di quel suo continuo pellegrinare. Si potrebbe concludere con un parallelo con il monaco del racconto di Bruno Forte, che passa la sua vita in cerca della “terra di cielo”, e la cui esistenza si conclude infine in una piccola stanza, dove gli viene risposto che sì, qui è la terra di cielo. Ma quella stanza non è che la cella dalla quale molti anni prima era partito. Volendo, vi si vede il senso vero della ricerca, e di un anelito, come in fondo è quello della preghiera, la cui essenza si sostanzia nel tentativo, secondo il canone per cui provare a pregare è pregare, come insegnava il Nazareno. La “terra di cielo”, infine trovata da quel monaco, altro non sarebbe che la possibilità di cercare il luogo di Dio, il privilegio di vivere per soddisfare quell’anelito. In chiusura, il ringraziamento di Arnaldo Nesti, per le vicende e la fortuna che la vita gli ha riservato, sembrano in effetti confermare questa visione.

Luigi Berzano
Parla ora l’allievo del professore, anche a nome dell’AIS (Associazione Italiana di Sociologia), e in particolare della sezione di Sociologia della Religione, disciplina che si è sviluppata, almeno da noi, per impulso di Arnaldo Nesti, e che oggi, per svariati motivi, per lo più legati alle vicende del mondo accademico in Italia, conosce un periodo di preoccupante flessione.
Se questo è un viaggio nel cattolicesimo italiano del Novecento, quali sono le sue principali tappe? Berzano ne raccoglie sei.
1. Pistoia e le ACLI, ovvero gli anni Sessanta, l’origine del pensiero di Nesti, con i tentativi di comprendere il mondo cattolico, diviso tra contadini e operai, con l’influenza del comunismo e del pensiero socialista, che probabilmente rispondeva anche a un’insufficienza, una inadeguatezza del cattolicesimo a dare risposte alle domande che gli venivano poste. A questo periodo risalgono i primi lavori, che vertono, da più punti di vista, sempre su questi temi.
2. Il pensiero religioso in A. Gramsci (pubbl. 1971), da cui scaturirà il Gesù socialista (pubbl. 1974), frutti maturi del Sessantotto dell’utopia, e in particolare delle esperienze con La Pira e padre Turoldo, dei viaggi a Mosca, dell’incontro con il Movimento per la pace.
3. La Facoltà di Magistero, con le ricerche strutturate sul cattolicesimo in Toscana, che fanno emergere la figura di un eccezionale animatore di studi.
4. Il periodo di Lovanio, con la prestigiosissima rivista Social Compass. Nasce qui l’elaborazione del religioso implicito, poi divenuto un canone della sociologia delle religioni, e anche in questo caso si ha modo di notare la capacità del professore di animare, con originali contributi, la vita di questa rivista. Risale a questo periodo l’incontro con F. Houtart.
5. La Summer School on Religions, che inizia nel 1994 a Badia a Passignano e che dal 2002 si stabilisce a San Gimignano, continuando a crescere per interesse e per il coinvolgimento di giovani ricercatori di tutto il mondo, che vi trascorrono una settimana di lavoro intenso e di alto livello. La Summer School che l’anno scorso per scherzo abbiamo pensato potesse iniziare a considerarsi la “cyber summer school”, per via del collegamento con il past president del Paraguay, Fernando Lugo, da cui traspariva, pur nelle differenze tra questi due “preti”, l’intimità affettuosa e la calorosa amicizia. E che quest’anno ha visto una trentina di studenti di lingua francese, appartenenti al mondo arabo, coinvolti nell’animazione di un intenso dibattito sulla Primavera araba.
6. Last but not least, la rivista, Religioni e Società, il quadrimestrale che esce ininterrottamente da quasi trent’anni. Dal 1986, ReS è un laboratorio sperimentale in cui un board internazionale di volta in volta analizza e propone sguardi, interpretazioni, tipicamente sociologiche, sul fenomeno religioso.
Per concludere, un riferimento alla ricerca, che è in questo caso la “Recherche" proustiana, che ci ricorda che non si può sperare di trasmettere al lettore un piacere che non si è provato noi stessi, narratori, per primi. Ed è così ed è questa forse la ragione di quel creare legami indissolubili: si è toccati da questo “racconto”, da questa condivisione di scoperte e di interessi, ma è chiaro che il primo a esserne toccato è stato proprio Arnaldo Nesti.

Simona Scotti
La dott.ssa Scotti fa solo una breve nota, condivisa all’impronta; un discorso non previsto, non preparato, che provare ad articolare è comunque un onore e un privilegio.
Oltre a creare legami, Arnaldo Nesti valorizza il lavoro delle persone. E le persone stesse, si vorrebbe aggiungere. La materia stessa, col suo valore, ti avvince, mostrandoti per così dire in diretta l’emergere di fatti socialmente e sociologicamente rilevanti.
Nel preparare questo numero di ReS, come curatrice, insieme al prof. Berzano, ha lasciato agli autori dei contributi una libertà pressoché assoluta. L’unica indicazione è stata l’invito a uno sguardo, un punto di vista sull’uomo. Sotto questo aspetto, la ricercatrice non tralascia di indicare alcune esperienze personalmente vissute da Nesti come molto significative, e che sono, a Lovanio prima e in Italia poi, quelle con le comunità di base cristiane; e poi il ruolo che hanno avuto i viaggi in Spagna, dai quali trae spunto la questione sull’America latina; poi la Russia e Israele, sempre densi di temi e, come d’abitudine, di incontri, persone, personaggi. E in tutto c’è il senso di questo che, giustamente, è stato definito un pellegrinaggio. L’erranza di un pellegrino che ha cercato, ha trovato e ha condiviso molti di questi tesori con tutti noi. Grazie, professore.

Il tavolo dei relatori

Mons. Bianchi

Simona Scotti (al centro)

Arnaldo Nesti (al centro)
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