Venerdì, 29 Luglio 2022 08:58

57ma stagione dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa

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Trasmettiamo un resoconto dalla 57ma stagione dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA) di Siracusa. Agamennone, Edipo Re, Ifigenia in Tauride. Con ampio reportage fotografico.

 

Ritorno ad Atene

Quattro passi fra le ultime stagioni teatrali dell’INDA di Siracusa

 

La 57ma stagione dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico/INDA di Siracusa ha coinciso con la mia sesta personale venuta a Siracusa. Iniziai nel 2016 con una Elettra di Sofocle con regia di Gabriele Lavia. Ricordo ancora quella calda serata di giugno (credo si trattasse dell’ultima rappresentazione della tragedia) e il forte discorso di Maddalena Crippa fatto fuori programma, prima della recita, in occasione di un premio conferitole. Parole dure e inequivoche a favore del teatro e contro l’invadenza della politica. Tutto sommato venire a Siracusa ogni anno per una decina di giorni e magari soggiornare in qualche piccolo appartamento a Ortigia (meglio ancora se nel cuore della Giudecca) e riuscire a vedere i tre allestimenti canonici del teatro antico, è risultata una decisione felice. In questi sei anni ho potuto assistere a 18 allestimenti (13 tragedie, 4 commedie di Aristofane, e una Fedra di Seneca con apposita traduzione del testo di Maurizio Bettini). Vale a dire a una buona parte di quello che ci è rimasto del teatro greco del Quinto Secolo con l’aggiunta di una tragedia senecana. Le realizzazioni quasi tutte di buon livello. Con punte memorabili come l’Eracle di Euripide messa in scena (en travesti) da Emma Dante e Le rane di Aristofane rivisitata da Giorgio Barberio Corsetti con la sorprendente e felice interpretazione di Ficarra e Picone ma anche l’Elena di Euripide (con lo spazio semicircolare dell’orchestra completamente allagato) con la regia di Davide Livermore sempre più presente a Siracusa. La stagione 2022 (che si è chiusa proprio in questi giorni con un fuori programma di teatro danza del coreografo brasiliano Claudio Bernardo ispirato alle Troiane di Euripide dal titolo Après les Troyennes) si è mantenuta su buoni livelli.  Il tema sotteso alle tre tragedie allestite (questo anno non c’è stato spazio per la commedia) era “l’inaspettato”. Inaspettata la morte a tradimento di Agamennone, di ritorno da Troia, per mano di Egisto, mano guidata e sorretta dalla moglie di Agamennone, Clitennestra, nel frattempo divenuta sua amante. Terribile sorpresa in Edipo che scopre che non è altri che lui l’assassino di suo padre Laio, sposo di sua madre Giocasta, fratello e padre dei suoi figli. Completamente imprevisto che Ifigenia, niente affatto uccisa sull’altare sacrificale in Aulide, ma divenuta sacerdotessa di Artemide in Tauride comandata ad uccidere tutti gli stranieri in particolare i Greci, incontrare e riconoscere il fuggitivo fratello Oreste e insieme sfuggire con l’aiuto di Atena, alle grinfie del terribile re Toante, diretti non ad Argo ma verso Atene. Si ritorna sempre ad Atene nelle tragedie dei tre grandi del teatro Greco: Eschilo, Sofocle ed Euripide.

Con l’Agamennone di Eschilo (la prima tragedia della trilogia dell’Orestea) regia di Davide Livermore; con l’Edipo re di Sofocle, regia di Robert Carsen; con Ifigenia in Tauride di Euripide, regia di Jacopo Gassmann, la 57.ma stagione dell’Inda ha voluto omaggiare i tre grandi tragici del Teatro Greco del Quinto Secolo. Abbiamo detto: una stagione di buon livello. Aggiungo con una personale predilezione per l’Edipo re messo in scena da Robert Carsen: una scenografia spoglia ed essenziale, una regia potente dai tempi perfetti, con un coro magistralmente diretto e un grande indiscusso protagonista. Una regia classica come è raro vederne. L’Agamennone riletto da Davide Livermore fa sfoggio di una vorticosa regia multimediale con una musica dai decibel vertiginosi che, soprattutto all’inizio, oscurano il testo. Ma per il nostro “le tragedie, sin da quando sono nate, non sono solo prosa, bensì la più alta forma di arte globale”. Inferiore alle prime due la proposta registica che Jacopo Gassmann ha fatto della Ifigenia in Tauride, poco compatta (l’opposto dell’Edipo re di Robert Carsen) con pochissima tensione e le performance attoriali acerbe: ci sono sembrate comunque non all’altezza del testo.

Va da sé che a tutto questo si deve aggiungere la magia del teatro di pietra, della sempre felice meteorologia che accompagna la performance (dal caldo tepore delle ore 19, ora rituale dell’inizio, alla dolce frescura di un paio di ore dopo a fine spettacolo con grandi applausi immancabili: tutto predispone il nostro fisico ad accompagnare la tensione tragica dell’inizio fino allo stemperarsi nella catarsi finale). Per non parlare del volo degli uccelli (niente affatto molesto) e lo spuntare morbido delle prime stelle sul cielo di Siracusa.

Giuseppe Picone

San Gimignano, 27 luglio 2022

 

Seguono alcune istantanee dall'evento.

 

Agamennone. La scena iniziale

 

Agamennone. Un momento della tragedia

 

Ifigenia. La scena

 

Ifigenia. Un particolare

 

Edipo Re. La scena

 

 

Edipo Re. Giuseppe Sartori, interprete di Edipo

 

 

Edipo Re. Gli applausi

 

 

 

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