Lunedì, 31 Ottobre 2016 13:43

Scusate il ritardo. Una prima recensione al FestivaFilosofia 2016

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FestivalFilosofia 2016 agonismo: Ci salveranno le filosofe?
Un breve resoconto del nostro Giuseppe Picone. Presto un secondo, a conclusione di questo ciclo.

Forse non è solo un nostro personale chiodo fisso quello di focalizzare l’attenzione sulle filosofe nel seguire il FestivalFilosofia di Modena Carpi Sassuolo, che ha celebrato questo anno, nel canonico appuntamento di metà settembre, la sedicesima edizione. Va da sé che il nostro breve resoconto è necessariamente parziale avendo potuto seguire solo 12 delle oltre 50 lezioni magistrali (ed è già una bella maratona del pensiero!).

Ma restando ai numeri: sulle 50 lezioni le filosofe sono state rappresentate solo per un quinto (ne abbiamo contate 11 sul programma). Uscendo però da aridi calcoli matematici, dobbiamo dire che due in particolare sono state le lezioni magistrali che ci hanno toccato nel profondo, fatto riflettere e pensare. E tuttora una fiamma viva di quell’argomentare scuote la nostra persona. Ed era una voce femminile che le accomunava.

La prima: quella di Nadia Fusini. La “meno filosofa” delle due.

L’altra essendo Roberta de Monticelli.

Sul nostro diario di servizio abbiamo appuntato: “Splendida lezione/performance di Nadia Fusini”. Da studiosa e profonda conoscitrice di Shakespeare non poteva fare diversamente. All’impiedi e con piglio oratorio tutto fuorché accademico, ha parlato con affascinante impetuosità di “Simon Weil e le altre”. Titolo principale della orazione/lezione “Contro la forza”. Le altre di cui ha parlato sono Rachel Bespaloff e Hannah Arendt. Tre donne. Tre intellettuali. Tre filosofe. Ebbene, secondo la nostra filosofa,  queste tre donne sono scese come palombare nei meandri del male assoluto del Novecento. Si è chiesta Nadia Fusini: “Lo hanno fatto come donne?”. La risposta è stata un sommesso quanto convinto “sì”. La guerra è la grande metafora del male. E la guerra è stata esclusivamente prerogativa maschile. La guerra è stupro. Stupro del corpo vivente. Partendo da questo assunto Nadia Fusini ci ha raccontato come Simone Weil e Rachel Bespaloff, attraverso una originale rilettura dell’Iliade di Omero, hanno cercato di dare una risposta e l’attrezzatura necessaria per superare la tragedia della guerra che stavano vivendo sulla propria pelle insieme alla umanità tutta. Per Simone è l’amore. Solo l’amore fa guerra alla guerra. Per Rachel Bespaloff (che rilegge l’Iliade insieme alla figlioletta, giovine studentessa ginnasiale) è la compassione. Per Rachel Omero è il poeta dell’infelicità. È il poeta della compassione che conosce. La poesia di Omero, attraverso la cruda sperimentazione della infelicità, ricostituisce il cuore umano.

Hannah Arendt analizza il male attraverso una rilettura del Castello di Kafka. Qui il male assume il volto distruttivo del totalitarismo. Il potere: il potere totalitario che annienta e stritola l’individuo. Per la filosofa tedesca l’agrimensore K dimostra di essere l'unico ancora in grado di concepire una semplice esistenza umana sulla terra. Per Hannah quindi contro la forza vale la libertà.

“Leggere un testo è leggere il mondo”: la lezione/orazione di Nadia Fusini è terminata con questa bellissima definizione/apologia della lettura, che è straordinario aforisma e al tempo stesso indicazione del suo metodo di lavoro e sprone verso tutti per una lettura praticata non come evasione ma come esperienza vitale.

La lezione di Roberta De Monticelli merita uno spazio tutto suo e ne parleremo in una prossima puntata.

 

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