Martedì, 17 Marzo 2015 18:26

Scambio con Corrado Corghi sugli anni Sessanta

Scritto da  Gerardo

Mentre si ricordano le drammatiche vicende di via Fani, a Roma, il nostro Direttore, Arnaldo Nesti, ha rivolto alcuni quesiti a Corrado Corghi, in merito alle prime convergenze (anni Sessanta) del mondo cattolico e democristiano con alcune parti della sinistra italiana.





Corghi
Presi l’iniziativa di partecipare ai funerali dei morti di Reggio Emilia (1960) dopo l’impegno dei socialisti e dei sindacati confederali di non far parlare Togliatti, affidando l’ordine pubblico, durante la manifestazione funebre, alla polizia municipale.

Nesti
La tua partecipazione ai funerali civili quali reazioni suscitò nel mondo ecclesiastico?

Corghi
Il mio vescovo mons. Socche mi convocò a Roma dopo un suo colloquio con Tambroni e un altro con il vice segretario del partito On. Salizzono e mi presentò una serie di imputazioni che a norma del diritto canonico erano oggetto del Sant’Uffizio. I capi d’accusa? Deviazione ideologica resa esplicita con i miei pronunciamenti contro il governo Tambroni (che avrebbero permesso il sovvertimento dello Stato da parte comunista); partecipazione ai funerali civili delle vittime di Reggio del 7 luglio. Il colloquio terminò con un monito e l’invito a discolparmi, entro otto giorni e l’invio della documentazione al Sant'Uffizio per i provvedimenti. Con l’assistenza di Moro e di Fanfani la grave accusa del vescovo verrà archiviata. Devo ricordare che nello stesso pomeriggio del 9 luglio Scelba mi volle vicino ai funerali dell’On. Simonini ex ministro socialdemocratico, anche per meglio garantirsi lungo il tragitto del corteo funebre.

Nesti
Quali le reazioni di Tambroni?

Corghi
Ritornato a Roma accusai senza mezzi termini Tambroni e chiesi le dimissioni immediatamente. A quel punto Tambroni, presente, disse che «nei giorni scorsi c’è stato qualche democristiano che ha preso i contatti con il PCI». Nella sala il silenzio fu glaciale. Moro divenne pallido.
(Da diverse fonti eravamo stati informati che le forze dell’ordine e i servizi segreti erano in stato di emergenza. Prima di salire alla Camilluccia avevo visto sfilare un battaglione di Paracaduti con canti non nuovi alle mie orecchie. Poi camion di carabinieri anche alle pendici di Monte Mario dove si trovava la Camilluccia.)
Ruppi il silenzio mentre Tambroni posava le mani su una serie di fascicoli tolti dalla busta di pelle. Gli dissi: «Lei ha ora l’obbligo morale di dire a questa direzione i nomi dei democristiani che sono colpevoli di rapporti con il PCI».
Tambroni rispose che non c’era nessuno dei membri della direzione. Io ho comunque insistito chiedendo altri nomi. Tambroni disse di aver fretta e la risposta non fu mai data.
Alla fine Moro propose un comunicato finale con espressioni di solidarietà al governo, io non l’approvai. L’agonia del governo Tambroni si protrasse.
Finalmente il 18 luglio la direzione decide di dare il ben servito al governo morente. Fu designato l’On. Fanfani per costituire un nuovo governo espressione della convergenza della DC, del PSDI e del PRI.

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