Giovedì, 26 Gennaio 2012 13:54

Lettere dalla fine del mondo. II. I latinoamericani, oggi

Scritto da  Gerardo

Con la seconda missiva, si inizia a entrare nel merito della questione sudamericana. Non senza che una fascinazione, finanche intellettuale, del racconto e della riflessione che vi prenda l'avvio.
Grazie, Pino!




Lettere dalla fine del mondo.

II. I latinoamericani, oggi



Forse i nostri ipotetici lettori della precedente lettera si sono preoccupati della piega dei discorsi fatti nella ultima parte. Temono una virata ideologica e incendiaria. Avrebbero ragione, considerando quanti rivoluzionari sociali, ma anche religiosi, hanno attraversato in lungo e largo l'America Latina.

Dall'anarco-sindacalista Antonio Soto (proprio qui in terra argentina, il luogo dove stiamo scrivendo), a Padre Cicero nelle infuocate e aride lande desolate sertanegne del Cearà brasiliano.
In questo senso, quindi, il terreno è fertile, pronto ad accogliere qualsiasi scintilla e a bruciare le sterminate praterie sociali e geografiche di questa terra in cerca di riscatto da cinque secoli.
Ma i latinoamericani hanno abbandonato questa strada. Noi non potevamo essere da meno.

I latinoamericani, loro sì, hanno iniziato un proficuo viaggio all'indietro. Ma non per dividersi e ricercare una perduta indigenità e purezza (impossibile mettere all'indietro le lancette della storia tantomeno quella biologica), ma prendendo atto della mescolanza e addirittura, come succede per esempio in Brasile, esaltandola.
Dell'indigenismo viene recuperata la cultura. Ne vengono riscoperti i miti. Si vanno ricostruendo le coordinate storiche. Si salvaguardano e si restaurano, oggi più di ieri, le testimonianze archeologiche. E non solo in funzione turistica.

Partendo dai valori di quella cultura e parallelamente operando una serrata critica del modello occidentale capitalistico e predatorio (da sempre il capitalismo è stato predatorio, fin da quando era in fasce!), i latinoamericani stanno costruendo una nuova filosofia, una nuova visione della vita e del mondo. Ritorno alla Madre Terra e costruzione di un nuovo modello di vita basato sul "buen vivir". Sembrerebbero lacerati del vecchio imbroglio della new age. Niente di più falso.
Nelle prossime lettere cercheremo di dimostrare il perché. Magari cercando di mettere insieme le osservazioni dettate da questo lungo viaggio verso la fine del mondo e i dati storici, sociologici e antropologici che le persone e i luoghi osservati, provocheranno.

Giuseppe Picone

Puerto Madryn, 25 gennaio 2012

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