Martedì, 18 Agosto 2020 16:24

L'incerto domani (A. Nesti) e il dibattito dopo la sua pubblicazione

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Nello scorso aprile è uscito, l'ultimo lavoro di Arnaldo Nesti, L’incerto domani. Spiragli spirituali (2020, Aracne/Globolitical, 120 pp.). Oltre i riferimenti e altro materiale su questa pubblicazione, mettiamo in evidenza alcuni interventi di recensione al volume.

 

 

L'incerto domani. Spiragli spirituali, nel sito dell'editore Aracne.

Un estratto in versione PDF, le consuete pagine gentilmente consigliate dall'Editore, contenente l'indice del volume, la premessa e l'incipit

 

Dibattito dopo la pubblicazione de L'incerto domani. Spiragli spirituali

 

L'intervento del prof. Augusto Cavadi.

 

Dio fedi e dintorni. Verso una civiltà post religiosa?

 

La domanda-chiave di questo agile testo di Arnaldo Nesti – “Quale sarà l’esito della progressiva crisi delle religioni convenzionali?” – interpella, secondo l’autore, tutte le chiese cristiane senza significative eccezioni. Infatti qua e là si troverà qualche ingenuo che negherà l’“eclissi di Dio” (di cui parla Buber) o la “exculturazione del cristianesimo” (di cui parla Hervie-Léger): ma le statistiche sulla frequenza domenicale alle celebrazioni cultuali, nella loro spietata oggettività, dimostrano che “la crisi delle religione in Occidente” è ormai “evidente e inoccultabile”.

Se la fotografia, in quanto veridica, non è opinabile, diverse sono le interpretazioni che di questo dato vengono offerte: è la società che, in preda a consumismo e bulimia di piaceri, rigetta la visione tradizionale della religione oppure, invece, Le desenchantement du monde (Marcel Gauchet) è l’effetto inevitabile del Pervertimento del cristianesimo denunziato da Ivan Illich, a giudizio del quale l’iniziale rivoluzione operata da Gesù è stata addomesticata al punto che “non solo abbiamo perduto il senso del bene, di ciò che si confà, ma anche qualsiasi modo di riconoscere questa perdita stessa”?

Nella prima ipotesi avrebbero ragione i nostalgici esponenti di un “sanfedismo pavloviano” che si riconoscono nel ministro della Repubblica che il 18 maggio del 2019, in piazza Duomo a Milano, chiude una campagna elettorale surreale con la dichiarazione: “Io personalmente affido l’Italia, la mia e la vostra vita, al cuore immacolato di Maria che sono sicuro ci porterà alla vittoria”.

Nella seconda ipotesi interpretativa, la crisi della religione potrebbe rivelarsi un crepuscolo nel doppio, inseparabile, senso di tramonto (di un mondo invecchiato) e di alba (di un mondo di cui a stento si intravedono i contorni).

Arnaldo Nesti propende per questo orientamento e riprende il volume a più voci, curato da Claudia Fanti e Ferdinando Sudati, Oltre le religioni. Una nuova epoca per la spiritualità umana (edito dalla Gabrielli). In particolare si richiama al contributo del vescovo episcopaliano John Shelby Spong (di cui, recentemente, le edizioni Il pozzo di Giacobbe hanno tradotto uno dei suoi testi fondamentali: Perché il cristianesimo deve cambiare o morire. La nuova riforma della fede e della prassi della Chiesa), fautore di una nuova Riforma, a mezzo millennio da Lutero, talmente radicale da far “sembrare piccola quella del XVI secolo, simile a un gioco da bambini”. In questa prospettiva, impallidiscono non solo controversie da pollaio come l’utilizzazione in piazza di rosari e crocifissi, ma perfino le dispute più serie sulla Sola Scriptura, sulla Sola Fides, sul Solus Christus, sul significato di “salvezza”. Le tematiche rilevanti nel nuovo paradigma teologico “post-religionale” sono infatti l’idea del Dio trascendente e onnipotente, la sua paternità (declinata al maschile), il processo biblico di desacralizzazione della Terra e le istanze dell’eco-centrismo… “Sono cosciente” - osserva Nesti, sociologo della religione di lungo corso – “che tali posizioni possano risultare strane e persino incomprensibili, a chi parta dal presupposto che ‘in realtà non è successo nulla’ e che le grandi questioni restano sul tappeto perché sono eterne, e che possiamo andare avanti con lo stesso tipo di risposte a partire dai presupposti di sempre”. Tuttavia egli sposa la tesi di José Marìa Vigil uno di questi teologi “post-religionali” e “post-teisti”: “Siamo in un tempo di cambiamento radicale, di nuove forme di teologia che non sono mai state neppure sognate. Il futuro è di chi rischia puntando su questo compito di rifondazione teologica”. D’altronde, come non accorgersi di un presente desolante nel quale – scrive con efficacia lo studioso toscano – “molti ‘se-dicenti’ cristiani, oggi, celebrano e vivono immersi nel razzismo, nell’odio verso i migranti, i diversi” e in cui le nostre cattedrali appaiono “immense navi spiaggiate alle quali è venuto meno il mare in cui navigare”?

 

Tra i commenti a questo intervento su ZERO ZERO NEWS, segnaliamo quello di Andrea Banchi.

La bella recensione di Cavadi mi sollecita ad intervenire. Concordo nel considerare che papa Bergoglio non sia post religionale. A volte sue affermazioni e azioni potrebbero farlo dubitare, ma lo sforzo per mantenere unità nella Chiesa forse glielo impedisce.

Resta il rilievo che i fermenti in corso tendono a superare di slancio le formule giuridiche e teologiche con cui nei secoli si è fissata l'ortodossia, con piena libertà di esprimere il vissuto profondo di persone e comunità.

Avendo collaborato con l'autore del libro, mi sembra ingeneroso porlo insieme alla becera Destra tradizionalista, per quanto specularmente contrario. Non c'è alcuna volontà di strattonare l'autorità dalla propria parte, proprio nella percezione della perdita di significato di antichi miti, di stanchi rituali e di vecchie istituzioni, se non innervate di rinnovato significato spirituale. Per trovarlo Nesti raccomanda intanto la ricerca del silenzio, come controcanto al dominio del consumismo individualistico.

Gli "spiragli" riportati nel libro non sono che anticipazioni, timidi approcci, intuizioni provvisorie, possibili percorsi per delineare un domani carico di responsabilità, ma anche ricco di consapevolezze: "se il chicco di grano non muore non porta frutto".

Andrea Banchi

 

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