La presenza di migranti, destinata a crescere e stabilizzarsi, invita a porre la questione se la moltitudine di etnie produrrà un pluralismo nel quale la diversità non sia un handicap ma un’occasione di dialogo e arricchimento.
La realizzazione di questa auspicabile prospettiva richiede il concorso di due condizioni.
Da una parte, che le comunità immigrate riescano a superare lo stadio della riproduzione nostalgica in Italia della situazione ambientale precedente l’emigrazione, e sappiano adattare i contenuti delle loro culture, mettendoli in grado di dialogare con la società.
Dall’altra, che nella nostra cultura si diffonda la convinzione che l’immigrato abbia qualcosa da dirci, non nella misura in cui si avvicina a noi, ma a partire dal suo essere diverso: il che, se è facile da affermare, è difficile da praticare, perché richiede la disponibilità a sospendere il giudizio, ad operare una epoché, su simboli e valori cui siamo attaccati e rispetto ai quali egli crea scandalo.
Un segnale di queste resistenze è il fatto che oggi, sia nella ricerca sia nelle politiche di intervento sull’immigrazione, gli aspetti religiosi, e quindi culturali, vengano considerati secondari, mentre si insiste sulle “emergenze” generiche: problemi di inserimento, criminalità, sfruttamento, eccetera.
Lo studio delle religioni degli immigrati presenta, invece, diversi motivi di interesse: ci aiuta a capire come le singole culture presenti fra noi si stiano attrezzando per la sopravvivenza in un ambiente estraneo e, quindi, le possibilità che esse hanno di trasformarsi in interlocutori paritari nella società pluralista; ci mette in grado di superare l’approccio che scioglie le singolarità, in ultima istanza, nelle dinamiche del mercato e riduce l’immigrato a forza lavoro generica e sfruttata; ci permette, infine, di prendere consapevolezza dei cambiamenti che la presenza delle culture immigrate innestano nella stessa società che le accoglie.
Nell’intervento suggerisco alcune prospettive metodologiche che ritengo utili nello studio di “qualsiasi” realtà religiosa immigrata, basandomi sia sui risultati ottenuti in importanti ricerche condotte di recente negli USA, sia su un lavoro esplorativo svolto nell’area bolognese.