Nell’incertezza: "como un mundo otro?"
Appartenenze religiose e costruzione di identità in Europa e in America latina
Il tema dell'incertezza sta nello sfondo della ricerca e della riflessione delle giornate di San Gimignano senza però indulgere a posizioni apocalittiche o da fine "della storia".
L'ampio spazio riservato alle forme e ai problemi connessi ai processi migratori e alle sfide del pluralismo, con una particolare attenzione ad aree latino americane, affiorerà come un "outro mundo" postuli, più che un "sogno della purezza", un faticoso cammino verso la libertà-giustizia.
Enti patrocinatori
Regione Toscana/Porto Franco - Provincia di Siena - Comune di San Gimignano - Mediateca Regionale Toscana - Festival dei Popoli - Monte dei Paschi di Siena - Dipartimento di Studi Sociali (Università di Firenze) - UNAM (Universidad Nacional Autonoma de Mexico) - UAM (Universidad Autonoma Metropolitana- Città del Messico) - Cattedra "Ernesto de Martino"- Istituto Italiano di Cultura (Messico) – Ambasciata di Brasile (Roma) – Ambasciata di Messico (Roma)
UN BREVE SAGGIO INTRODUTTIVO DI A.NESTI
Per la terza volta la International Summer School on Religions in Europe tiene i lavori a S. Gimignano, ormai sua sede permanente, in questa città-villaggio effettivo balcone nel cuore della Toscana fra Siena, Pisa e Firenze.
1. Per S. Gimignano, crocevia delle culture e delle religioni.
Da tempo, anche a S. Gimignano, viva è stata la preoccupazione di rafforzare l’identità locale sia rispetto ad altri luoghi della Valdelsa sia per affinare l’offerta turistica.
In una conferenza Carlo Alberto Marrè, l’11 febbraio 1912, il sindaco di S. Gimignano "clerical-nazionalista" come viene definito da un giornale del tempo tiene a sottolineare che "come notorietà S. Gimignano non è certamente costretta ad elemosinarla ai visitatori. In tutte le lingue e in tutte le parti del mondo esistono libri che parlano di S. Gimignano e delle sue bellezze. La réclame a S. Gimignano la fanno i libri d’arte e non i viaggiatori o l’automobile o i cartelli col nome S. Gimignano e se i viaggiatori se ne vanno come stelle filanti ossia non lasciano alcuna traccia e si fermano un’ora o due, vedono in fretta quel che c’è da vedere, spesso non spendono neppure una lira per l’ingresso al Museo. Spesso spendono l’equivalente del costo di poche cartoline postali. Si chiede: "Come riuscire a trattenere i turisti"? Il sindaco Marrè è ricordato anche perché fu sostenuto da tutti i maggiorenti del posto a cominciare dal ministro Francesco Guicciardini che giunse appositamente a S. Gimignano e si recò a votare alla testa di una processione di amici e dipendenti.
Già nel 1899 il proposto locale Ugo Nomi Pesciolini aveva lanciato l’idea di far risorgere le feste religiose locali dedicate al culto di San Bartolo. A suo parere rilanciando il culto e la memoria di S.Bartolo, “a molti ormai sconosciuto” si sarebbe potuto riannodare gli anelli dell’ “aurea catena, del passato col presente languido".
Nello stesso tempo l’idea della festa ben si accordava con la possibilità di far leva sul valore straordinario della tradizione e del patrimonio artistico locale, un valore, scriveva il Pesciolini, noto a tutti gli italiani e ai forestieri, dato che già nella seconda metà dell’Ottocento la cittadina veniva segnalata dalle guide turistiche di Europa accanto alla più famosa Siena. Alla resa dei conti l’interesse a inventare feste non è solo del Proposto ma di tutti i soci del tempo della “Miscellanea storica della Valdelsa” al fine soprattutto di riaffermare l’identità locale. Progressivamente all’indomani della prima guerra mondiale tutte le amministrazioni comunali valdelsane sono in mano ai socialisti. A S. Gimignano, Antonio Pasqualetti viene eletto il 4 novembre 1920 come primo sindaco socialista di S. Gimignano. Nel prendere la parola fra l’altro disse: “Quest’aula consigliare che finora udì la voce di principi e di marchesi, di signorotti e di borghesi, comunque di uomini unicamente sospinti dall’interesse personale, quest’aula udrà, invece, oggi tuonare la libera voce dei rappresentanti del popolo che il libero voto della grande maggioranza dei cittadini ha mandato al potere”. La svolta socialista nella Valdelsa costituisce la consacrazione di quella che sarà detta, con riferimento alla situazione più generale, l’irruzione delle masse nella storia. Si allarga lo scenario e la dinamica storico sociale.
Ben presto negli anni successivi, con il fascismo, si ripresenta il tentativo-richiesta di potenziare l’attrattiva turistica della città mettendone a frutto il valore artistico. A questo scopo la città nel 1928 fu dichiarata dal governo zona monumentale. Dato che si trattava di un “paese unico al mondo” perché conservava “gelosamente integro il carattere di una cittadina medievale” l’élite locale premeva per valorizzarla attraverso interventi straordinari. Negli anni venti e trenta la rappresentazione turistica si intrecciava con l’autopercezione municipalistica. Scriveva il “Corriere di S. Gimignano” per il Carnevale mascherato del 1929: “Che vengano cittadini e paesani di ogni regione d’Italia, tutti potranno constatare, ancora una volta, che nella nostra gente mai viene meno il genio dei padri e dove l’arte fu, rimane e si perpetua in ogni manifestazione.”
Un sondaggio volto a ricostruire le tappe di un cammino volto a assicurarsi i lineamenti di una “società locale” mette in risalto l’emergere di una tendenza che tende a ripiegarsi su se stessa, in un etnocentrismo narcisistico, finendo, come è avvenuto da parte dei membri delle elites valdelsane, a coltivare, nei casi migliori, la memoria con cura filologica, erudita, senza cogliere l’effettiva dinamica in atto nella società. La lezione di Strapaese e del Selvaggio e dell’Orco biforco maccariano, per fare un riferimento alla cultura toscana del Novecento sta ad insegnare come siano fuorvianti approcci che indulgono all’esaltazione del mondo contadino, ignorando però le drammatiche condizioni sociali, la rete delle battaglie sociali per rinnovare i patti colonici, per rivendicare nuovi diritti. Non mancarono peraltro voci che di fronte al nuovo e al moderno addirittura reagirono come Domenico Giuliotti in polemica, con Piero Gobetti: “Sono antiliberale, antidemocratico, antisocialista, anticomunista. In una parola antimoderno... spero nella ricostruzione d’una piramide con al vertice il Papa e alla base il popolo”.
Negli anni anche a S. Gimignano è venuta meno la stagione del paternalismo filantropico e degli stereotipi valdelsani del modello paesano. S. Gimignano è divenuta una tappa del turismo di massa, è diventato città sotto il patrocinio dell’Unesco.
Mi auguro che cresca la consapevolezza per farne un luogo, un centro più che “dei nomadi mordi e fuggi”, una città, un crocevia, multiculturale di incontro e di confronto.
Con il prossimo 2005 in collaborazione con l’Università di Siena qui prende il via un Master volto alla preparazione di esperti in “informazione religiosa nel pluralismo contemporaneo”. Un nuovo singolare polo dell’Università di Siena? Me lo auguro. A queste finalità però è protesa anche questa nostra Summer e il Cisreco.
2. La società dell’incertezza
Quale il senso di questa Summer School 2004?
L’anno scorso come lo sta a dimostrare il volune da poco edito “I confini del Mediterraneo. Etnicità, nazione, religione tra Europa e America Latina”, a cura di A.Spini (Cisreco, S. Gimignano, Titivillus, 2004) la dedicammo ad indagare quali fossero gli effettivi confini culturali del Mediterraneo, al di là di quelli geografici con particolare riferimento alle connessione fra Europa e America Latina. Sostenemmo che il futuro dell’Europa esige, in modo vitale, di misurarsi e fare i conti con le radici, la storia, i mondi della vita ancorati al Mediterraneo.per connettere, per usare un’immagine di Carlo Levi, gli Eboli de accà e gli Eboli de allà. La presenza di studiosi e di giovani ricercatori messicani, senza dire del ministro Muino che degnamente rappresentava l’Ambasciata di Messico mise in evidenza come intorno alla Summer School non c’era solo un pensiero pensante , ma anche una rete di scambi, di collaborazione, di progetti per avvicinare le distanze, per superare le soglie accademiche e statuali.
Quest’anno il tema dell’incertezza fa da sfondo alla ricerca e alla riflessione delle giornate di S.Gimignano Sulla scia di Baumann il nostro è un tempo insicuro. Il principio dell’incertezza, secondo il titolo della pellicola del regista portoghese De Oliveira, caratterizza il nostro mondo. Nell’era postmoderna la libertà dell’individuo è il valore dominante cui tutte le norme sociali devono adeguarsi. La postmodernità è governata dal perseguimento della felicità individuale e in suo nome si è compiuto un sacrificio di enorme portata:quello della sicurezza e della certezza. Il mondo viene sempre più percepito come incerto, malsicuro, privo di solidità e coerenza. Per Baumann la nostra società respinge la stabilità e la durata, preferisce l’apparenza alla sostanza, sceglie come parola chiave “riciclaggio” e come medium per eccellenza il videotape, cancellabile e riutilizzabile; una società dove il tempo si frammenta in episodi, il “tempo non è più un fiume ma un insieme di pozzanghere”, la salute diventa fitness, la massima espressione di libertà lo zapping. Sulle macerie del vecchio ordine bipolare solo un nuovo disordine mondiale? Il tema dell’incertezza farà da sfondo, dunque di queste giornate senza però indulgere a posizioni apocalittiche, ad atteggiamenti da fine della storia e naturalmente ad aprioristiche risoluzioni di tipo integralistico e fondamentalista, con la preoccupazione di innescare il senso e il ruolo del fattore religioso.
3. Como un otro mundo?
Dentro la gabbia della monocultura? L’interrogativo che sostiene la nostra ricerca poggia sulla possibilità di un’alternativa a “questo sistema sociale”, sulla critica alla tesi che questo sia il migliore dei mondi possibili.
A questa società di massa non datur tertium. Questa tematica veniva posta in risalto, alcuni giorni fa in un recente brillante saggio di Sandro Viola volto a illustrare i dilemmi del viaggiatore oggi. A Suo parere ancora mezzo secolo fa gli impulsi più ricorrenti e irresistibili erano tre. Primo, la fuga. Gli uomini hanno in molti modi sognato la fuga. Secondo l’anelito ad una diversità: si viaggia per avventura, per conoscere, per liberarsi dalla routine. Terzo la ricerca dei resti, delle ombre di un’età dell’oro ormai tramontata, ma non di rado tanto remota che non fosse possibile riviverne, in qualche modo l’atmosfera. Negli ultimi 40 anni con il turismo di massa il viaggio non esiste più, è come una specie estinta. Sulla scia di quanto già osservava Clade Lèvi-Strauss (Tristi Tropici, Milano, Saggiatore 1965):
“Viaggi, scrigni magici pieni di promesse fantastiche, non offrirete più intatti i vostri tesori. Una civiltà prolifererante e sopraeccitata turba per sempre il silenzio dei mari..... L’umanità si cristallizza nella monocultura, si prepara a produrre la civiltà di massa, come la barbabietola”. Oggi, è scomparsa la frontiera. ”dappertutto è uguale”. Ombre di carovane nel deserto cinese, cavalieri erranti del Medioevo, scorciai piramidi egizie, antiche mappe su cui sono tracciati i confini del mondo conosciuto. Sono le immagini che fermano nell’immaginario collettivo l’idea del viaggio: dalla leggendaria navigazione di Ulisse, raccontata da Omero per scomparire nel vuoto del turismo di massa? Nella società odierna altro è il viaggio altro il vagabondaggio o l’andare per il mondo senza saper vedere lasciandosi andare. "Non scegliere rende il mondo una palude dove ci si impantana" (Baumann). Con molta finezza osserva Franco Marcoaldi, rifacendosi a Robert Byron, che il fondamento primo dell’idea di viaggio: esporsi con simpatia al diverso, mettersi in gioco anche fisicamente, insomma avere l’animo sgombro e i sensi sempre all’erta, sono due doti imprescindibili per chi voglia curiosare in altre credenze in altri paesaggi, riti e desideri.
Il mondo di Porto Alegre?
Pochi giorni fa G. Amato, che ci ha onorato tenendo la prolusione della Summer School nel 2002, guardando ai futuri e prioritari impegni di un futuro governo alternativo a quello attuale, in Italia, dopo aver osservato fra l’altro che “viviamo una fase di turbolento trapasso da un passato di relativa stabilità ad un futuro di cui tutti percepiamo la diversità ma non sappiano decifrarne i connotati....Chi la chiama società del rischio, chi società dell’incertezza e chi parla di disordine mondiale”, invitava a misurare con l’intelligenza questo futuro, senza fermarsi alle analisi, diceva, di chi, a volte più a Porto Alegre che a Davos, ha scrutato il domani del mondo”. Quali i nodi da affrontare? Ne sono indicati tre.
1. Il primo è quello della vivibilità del pianeta che oltre ad un piano per la salvezza e la salubrità delle acque, richiede l’abbandono dei combustibili fossili per produrre energia.
2. Il secondo riguarda “il capitale umano”. Come fare che nessun bambino che nasce diventi preda nel deserto dell’esclusione, come assicurare ad ogni giovane i gradi più alti dell’istruzione, come fare che l’istruzione sia palestra di conoscenza e non la fabbrica dei diplomi di carta, come dar vita alla formazione permanente, come costruire un’economia che tutto questo valorizzi e non finisca per tenerlo ai margini?
3. Il terzo nodo riguarda il rapporto pace e terrorismo. E’ un terreno difficile, l’importante è che almeno si trovi un accordo sull’uso delle armi. E sugli interventi per sradicare la povertà, su come promuovere i diritti democratici nel mondo, su ciò che va fatto senza ipocrisie per uno stato israeliano e per uno stato palestinese...
Condivido l’indicazione degli obiettivi, ma mi permetto di sottolineare che Porto Alegre non è un programma di governo, è soprattutto, una prospettiva strategica. Occorre ricordarlo proprio adesso mentre assistiamo, in particolare alla mortale odissea in atto che conduce sulle coste meridionali dell’Europa solo i superstiti, donne e uomini la cui storia inizia dai luoghi del maggiore dissesto africano e si consuma con vere e proprie decimazioni nella traversata dei deserti e dei mari. Si pensi ai milioni di cittadini nomadi, senza casa, senza lavoro, senza garanzie, senza diritto alcuno neppure alla sopravvivenza dell’Africa. In questi giorni noi daremo un’attenzione particolari alle forme e ai problemi connessi ai processi migratori e alle sfide del pluralismo con un particolare interesse alle aree latino-americane.In Europa e altrove le migrazioni sono un dato con cui convivere. Con l’insorgenza migratoria si va modificando la mappa del mondo, si rende impellente di ampliare lo sguardo e rintracciare i mille segnali più che di un sogno della purezza “culturale o etnica o nazionale”di un faticoso cammino verso la convivenza della libertà e della giustizia.Oltre gli stigmi etnici si allarga lo spazio della cittadinanza, della costruzione simbolica.Oltre i luoghi comuni va ripercorso criticamente l’immaginario collettivo fra memoria e oblio, rivisitate le strategie simboliche per la sopravvivenza e per utilizzare i tratti della multiculturalità come strumento politico.La diversità non può significare la negazione l’esclusione dell’altro.
4. Dal Brasile versus otro mundo
Lungo il perimetro degli Eboli-Indias de accà e gli Eboli Indias de allà, per allargare il campus di indagine, quest’anno si intende richiamare l’attenzione particolare sul Brasile.Ringrazio il sig. Ministro Raul De Taunay che ci ha assistito nella preparazione di queste giornate che si sono andate arricchendo anche grazie ad un viaggio di Studio nell’inverno 2004 in Brasile. Non sono mancate le difficoltà e taluni invitati poi non hanno potuto essere qui con noi.Grazie sig. Ministro De Taunay per aver accettato di essere qui a tenere la lezione inaugurale e per la collaborazione che ci ha voluto garantire per il Festival. L’attenzione che dedichiamo a Brasile non è formale. Non solo perché il Brasile è un grande paese da un punto di vista storico-geografico. L’anno scorso il dr. Muino ci ricordava che in entrambe le sponde dell’Atlantico si fosse prodotta una sorta di sincretismo ideologico nonché di profili come quelli dei “comunisti del Sacro Cuore” e dei “Juaristas guapalupanos” Ritengo che oggi molti europei guardino e al Brasile in questa congiuntura politico-culturale anche per i singolari e complessi profili etico-politici. L’esperienza di Lula sta ad indicare la messa in atto di risorse e di aspettative che affondano oltre sul terreno politico e socio economico, su quello strettamente della teologia politica. Costituisce, nei suoi dilemmi, un singolare laboratorio di interesse geo-strategico, oltre questa particolare stagione di incertezza. Quale il futuro del mondo? Nello scenario che ci sta di fronte è possibile scorgere qualche nuova prospettiva? Un otro mundo es posibile? Ma come? Noi siamo fra coloro che non credono all’azione di un “destino baro e cieco”. Nonostante le manipolazioni della spettacolarizzazione della logica inesorabile del mercato, credo che ad ognuno spetti, nonostante tutto non arrendersi alla clessidra del presente.
Recentemente ho avuto il piacere di assistere al concerto che Gilberto Gil il singolare ministro della cultura ha tenuto il 12 luglio nel Parco di Villa Solaria a Sesto (Firenze). Gil non ha smesso in questi anni di vedere il suo paese con gli occhi critici dell’impegno civile sia nella musica che ha scritto e nei suoi comportamenti di cittadino. Non ho la competenza di dare giudizi da critico musicale. La sua musica è partita dalle influenze del folclore, poi è approdata al tropicalismo, il movimento che ebbe un ruolo importante non solo nella musica ma anche nel teatro e nella letteratura. Fu un sussulto di vitalità e di protesta, una specie di 68 brasiliano cui la dittatura militare rispose con la repressione, ma oggi più di prima è forte per il richiamo alle radici della grande madre Africa, in un melting pot in cui si intrecciano samba, bossa nova reggae etc. Ascoltandolo si avverte come molti siano i segni, i simboli, gli emblemi, le figure, gli idoli che circolano e fluttuano nel mondo, deterritorializzati. Mi sono apparsi una grande risorsa culturale. Ho citato la musica di Gil. In questo processo la proliferazione, i simulacri, le trasfigurazioni non devono essere lasciate alla esclusiva egemonia del mercato, né lo sviluppo culturale può essere misurato dalle fabbriche dei diplomi di carta.La riflessione sulla soggettività, nel contesto contemporaneo ha a che fare con dimensioni non soltanto simboliche, ma anche di ordine strutturale legate alle questioni della vulnerabilità e con le diverse forme di incertezza. In questo sfondo un tema nevralgico è quello sul senso e il destino del religioso in genere e nel contesto latino americano in particolare.
5. O chamado de Deus. Quale religioso per il futuro?
All’interno dei lavori della Summer School, quest’anno saranno integrati i materiali documentari, del II° Festival del documentario religioso. Si innestano nella ricerca dell’alterità scenari del religioso in genere e del cristianesimo in particolare. Mi riferisco in particolare al lavoro di Jofilly "La chiamata di Dio", "O chamado de Deus" che documenta travagli e scelte di sei giovani che decidono di votarsi alla causa della evangelizzazione. In un tempo di pluralismo ecclesiale in che modo scegliere di servire la Chiesa? Alcuni optano per una scelta incarnata in modo paradigmatico da P. Marcello Rossi che viene ritenuto un essere illuminato, un grande evangelizzatore del secolo, altre optando per i poveri e la teologia della liberazione. Da P. Marcelo si spera qualcosa: per lo meno il benessere delle sue celebrazioni festose, in cui si può dare sfogo alle emozioni:cantare, ballare o anche piangere. A vedere le migliaia di persone alle celebrazioni di P. Marcelo, a sentirle durante questi eventi, si ha l’impressione che sperino la salvezza da un pericolo che neppure sa quale sia, o addirittura un miracolo, una grazia. Sarà possibile trovare un P. Marcello in ogni chiesa? Il prossimo futuro il destino della chiesa sarà affidato a tanti preti cantanti del rinnovamento carismatico alla P. Marcello, o ai preti delle comunità di base a servizio dei poveri sulla scia della teologia della liberazione? La pellicola immette nell’orizzonte problematico di una generazione, all’interno di queste opzioni sono in gioco il senso e il destino della chiesa di domani. Quale il futuro? Quale il destino del sincretismo in atto?
Quale religioso per il futuro?
La sottolineatura del valore dell’incertezza e dell’irrilevanza. Lentamente l’uomo contemporaneo coglie che il dubbio non è negativo e che, una reale crescita, è possibile solo quando si è disposti a gettare delle ombre sulla percezione di sé. L’io incerto finisce col diventare un presupposto ed una garanzia per la ricerca di una soglia oltre i limiti. In questo senso l’incertezza si coniuga con un nuovo senso di “irrilevanza” che l’uomo religioso avverte di fronte al tempo, agli altri e alla natura. Nella fase attuale, dunque, un’analisi del fattore religioso esige una sua conoscenza come esperienza, come fatto sociale, come nodo semantico espressivo delle distinte esperienze, calato dentro le distinte costruzioni paradigmatiche a livello storico e socio-antropologico.
L’esperienza più intima del corpo, il linguaggio, non è connessa solo all’ordine delle parole. Esso unifica il corpo alla parola nel medesimo tempo in cui la parola unifica l’ordine delle cose all’immaginario.
In questo tentativo della religiosità contemporanea di oltrepassare continuamente i confini, si svela la tensione profonda verso la molteplicità del reale, la consapevolezza che nessuna definizione e, quindi, nessun sistema, sono in grado di per sé di contenere la complessità. E’ un modo per liberarsi da quello che è stato descritto come “monoteismo culturale”, per aprirci ad un neopoliteismo del pensiero in cui le diversità possono convivere e respirare insieme, senza ridursi né sincretizzarsi.
L’idea di pluriverso religioso può essere utile per capire che il paesaggio religioso è una realtà policroma e dinamica che attraversa, e va al di là, di tutte le religioni per investire il mondo della vita nella sua complessità.
Ho detto sopra della coesistenza di opzioni religiose diverse talora antitetiche negli spazi più diversi. Anche nella postmodernità, quasi come in un contrappasso, rispuntano i fondamentalismi che tendono a sottolineare il vigore delle verità di cui si fanno portatori con un atteggiamento di nevrotico rifiuto verso ogni diversità. Per quanto inseriti all’interno di distinte culture, si caratterizzano per la pretesa unicità e rilevanza della loro verità quasi fosse l’esclusiva lux mundi. E non si tratta, va oggettivamente detto, solo di alcuni isolati solitari. Presentano questo profilo cristiani, ebrei, islamici, indù, ed altri. Conoscere il fatto religioso significa, pertanto, trovarsi anche di fronte al germe del fondamentalismo e dell’integralismo diffuso ben al di là del territorio di una esclusiva confessione.
Coscientemente, o meno, accade a molti di noi di imitare il vecchio Bernard, il personaggio de “Le onde” di Virginia Woolf, di vivere come in una sfida alla morte. La morte può venire ma non potrà impedire a questo essere vivo di sentirsi indissolubilmente parte della vita. Si tratta cioè di sottolineare, più che il trionfo dell’immortalità, il sentimento intenso dell’attimo nel momento stesso in cui è vissuto. Come per il personaggio woolfiano, il tempo, questo tempo che è dissolubile, è vinto grazie ad una successione di attimi tanto pieni e appassionati da costituire, qualunque cosa accada, il vissuto. In tal modo i ricordi si intrecciano e si saldano con i tempi e gli spazi del proprio vivere presente.
Non è facile realizzare l’unità interiore che consenta di essere presenti a sé e di evitare di vivere frammentati in una molteplicità di rivoli. E’ arduo cogliere le trame delle sottili vicende della vita. Nei primi anni Sessanta R. Bellah formulava la sua prognosi e speranza religiosa sulla modernità; propriamente sull’implicazione sociale della situazione religiosa moderna con una piena coscienza della condizione fondamentale dell’uomo che indicava citando il poeta W. Stevens: "Noi crediamo senza fede, al di là della fede". Il disincanto non è riuscito ad esorcizzare il negativo. L’opulenza non è riuscita a placare l’esigenza di altro e la pressante domanda di altrove. La retorica sonora non elimina la domanda forte di un silenzio evocante.
6. Un benvenuto,un ringraziamento,un auspicio
A grandi linee, il quadro e la cornice di questa XI° Summer School 2004. Signore, Signori, Amiche, Amici, permettete che rivolga un caloroso saluto ad ognuno di voi, docenti, partecipanti, giornalisti. Grazie: a quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo evento. Sono certo che tutti possiamo collaborare a rendere ancora più vive queste singolari giornate all’ombra delle storiche torri di S. Gimignano.
Mi piace chiudere, con una suggestione, che faccio mia e mi permetto proporla ad ognuno di voi, citando Donna Flor, la protagonista di Donna Flor e i suoi due mariti. Nell’introduzione, in modo immaginifico, si rivolge all’autore Jorge Amado e gli dice:
"Non è forse amando che... ho imparato ad amare, non è stato vivendo che ho imparato a vivere?".. (J. Amado, Milano, Garzanti, 1979 P.9).
S. Gimignano, 21 agosto 2004
IL PROGRAMMA
Nell’incertezza: como un mundo otro?
Appartenenze religiose e costruzione di identità in Europa e in America latina
Sabato 21 Agosto 16,00 |
Saluti delle Autorità Marco Lisi (Sindaco di San Gimignano) Arnaldo Nesti (Direttore CISReCO) Presentazione della XI International Summer School on Religions |
17,00 |
Prolusione Raul De Taunay, Ministro Consigliere (Ambasciata del Brasile in Italia) |
21,00 |
Proiezione di “O Santo forte” di Eduardo Coutinho |
Domenica 22 Agosto |
"Certezze, incertezze" - Appartenenza, cittadinanza, religione: morfologie e dialettiche Chairperson: Gianna Coppini (Assessore San Gimignano) |
9,15 – 10,45 |
"Brasil: iglesia catolica. Nuevas formas de creer" Rogerio Dardeau - (Ceris, Rio de Janeiro) |
11,00 – 11,45 |
"Sincretismi religiosi in Europa" - P. Lucà Trombetta (Università di Bologna) |
11,45 – 12,30 |
"Imaginarios de incertitumbre en la Ciudad de Mexido" - R.Nieto Calleja (U.A.M. – Città di Messico) |
16,30 – 18,00 |
"Sull’incertezza" Chairperson: Arnaldo Nesti (direttore Cisreco) Relatori: D. Belliti (Univ. di Milano), R.Merli (Cisreco, Poggibonsi), M. Gori (Univ. di Bolzano), P. Lucchesi (Cisreco), A. Spini (Univ. Firenze) |
18,30 |
"L’Incertezza in Israele" - M.G.Enardu (Università di Firenze) |
Lunedì 23 agosto |
"Il santo nella valigia" - Le tradizioni religiose nell'identità del migrante Chairperson: Stefano Fusi (Sindaco Tavarnelle V.P.) |
9,00 – 10,30 |
"Estrategia simbòlicas para sobrevivir en la urba. Pueblos y barrios de Tlalpan" - M.A.Portal (Universidad Autonoma Metropolitana– Città di Messico) |
10,45 – 12,30 |
"Il santo nella valigia" - Laura Pariani (scrittrice) |
16,00 – 17,30 |
Chairperson: Fabio Dei (Università di Roma La Sapienza) Discussione – Comunicazioni “Emigranti di S.Marino e dintorni” - V.Dini (Università di Siena), N.Ugolini (Museo dell’Emigrante, San Marino) “Rebelión y melancolía .Quimeras, delirìos y deseos peligrosos en la Nueva España borboníca” - Enríquez Valencìa Raúl (U.A.M. Città di Messico) "La Iglesia de los Testigos de Jehová en el Fin de todos los tiempos. Discurso escatologico en los Altos Centrales de Morelos , Mèxico" - Osorio Pérez Oscar (U.A.M. Città di Messico) "Ritrovamenti rituali in emigrazione" - T.Chiappelli (Religioni e Società – Firenze) |
21,30 – 23,00 |
L’altro in casa - Premio “La torre grossa” Inaugurazione del II° Festival Internazionale del Documentario religioso Presentazione dei primi documentari |
Martedì 24 agosto |
"La memoria e l'oblio: l'immaginario collettivo tra tradizioni popolari e comunicazioni di massa" Chairperson: Massimo Squillaccioti (Università di Siena) |
9,00 – 9, 45 |
« Literatura popular de masas y religion en Brasil y Argentina. El caso de Paulo Coelho” - P. Seman (Università S.Martin - Buenos Aires) |
10,00 – 10,45 |
“Memory and forgetting. How immigrants identities are constructed in |
10,45 – 11,30 |
“Simboli e immaginario collettivo”P.De Marco (Università di Firenze) |
11,45 – 12,30 |
“Tradizione e innovazione nella identità di Kuna (Panama)” - M.Squillacciotti (Università di Siena) |
16,00 – 17,30 |
Chairperson: Renzo Macelloni (Past Major di Peccioli - Pisa) Discussione e comunicazioni “Immigrati nella Val d’Era” (M.Marianelli, D.Bernardeschi, S.Bigazzi, V.Volpi (Peccioli) “Aspetti antropo-religiosi del festivo in Valle del Cauca – Pacifico Colombiano” - Eugen Galasso (Bolzano) “Los miedos como motivación política: los ciudadanos de la ciudad de México ante el miedo a la exclusión” - P. Sepulveda (U.A.M. Città di Messico ) “Miedo y esperanza en la construcciòn de nuevas ciudadanìas: las nuevas americanas” - E. Hernàndez Sànchez (U.A.M. Città di Messico) |
18,00 |
Aspetti socio-religiosi nel cinema messicano oggi - Ivan Trujillo Bolio (UNAM, Messico) |
21,30 – 23,00 |
II°Festival Internazionale del Documentario religioso Proiezione documentari |
Mercoledì 25 agosto |
"Dallo stigma alla multiculturalità" Chairperson: Peter Antes (Università Hannover) |
9,00 – 9,45 |
"Il buddismo degli altri" - F.Squarcini (Università di Bologna) |
9,45 – 10,30 |
"Sul multiculturalismo" - G.Campani ( Università di Firenze) |
10,45 – 11,30 |
"Dagli stigmi etnici alla multiculturalità come strumento politico" - E.Segre Malagoli (Universidad Autonoma Metropolitana – Città di Messico) |
16,00 – 17,30 |
Chairperson: Piero Pii (Past Major di Casole d’Elsa) Discussione e comunicazioni "El ciclo agrícola y ritual en San Luis Temalacayuca, Puebla, un análisis de las cosmovisión popoloca" – R. Ramìrez Rodrìguez (Messico) "Los cambios del consumo cultural ante el miedo" – K. Pizarro Hernandez (U.A.M.Messico) "Solidarietà cattoliche,sfera pubblica e cittadinanza in Italia" – S. Scotti (Univ. Firenze) |
18,00 |
Cittadinanza europea e multiculturalità Silvio Ferrari (Univ. Milano) |
21,30 – 23,00 |
II°Festival Internazionale del Documentario religioso Proiezione documentari |
Giovedì 26 agosto |
"I confini dell'altro. Diversità e convivenza" Chairperson: Renato Risaliti (Università di Firenze) |
9,00 – 10,30 |
"A proposito di “moros y cristianos". "Esportazione oltre i confini mediterranei dell’idea di alterità fondata sul nemico musulmano" - A.Vanoli (Università di Bologna) |
11,00 – 11,45 |
"Islamizzazione e europeizzazione. Differenze e convivenza di/con musulmani nel contesto europeo" - Peter Antes (Università di Hannover) |
11,45 – 12,30 |
“Per un mundo otro” - J.Muino Kielmann (Ambasciata di Messico – Roma) |
16,30 |
Chairperson: Angelo Passaleva (Vice Presidente Giunta Regionale della Toscana) Presentazione del Master "Esperti in formazione religiosa nel pluralismo contemporaneo" (CISReCO-Università di Siena) Consegna attestati di partecipazione Conclusioni (Arnaldo Nesti – Direttore CISRECO) |
18,00 |
Assegnazione del Premio “La Torre Grossa” 2004 Proiezione del documentario vincitore |
ISCRIZIONI
La domanda di iscrizione deve pervenire entro il 15 agosto 2004 indirizzata a:
Dr. Giuseppe Picone, Segreteria Summer School CISRECO
Palazzo Comunale di San Gimignano, Piazza Duomo, 1
53037 San Gimignano - Siena
Tel. + 39 0577 990379 (martedì e giovedì 9.00 - 13.00)
Fax + 39 0577 940112
E-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Quota di iscrizione: Euro 100
Sono possibili due forme di pagamento:
- Bonifico su conto bancario intestato CISRECO n. 5441.43 - Monte Paschi Siena ag. San Gimignano – ABI 1030 – CAB 7200;
- Conto corrente postale n. 45744992 intestato ASFER – via San Agostino 16 – Firenze
E' prevista l’assegnazione di n. 20 borse di studio (iscrizione, vitto e alloggio) per le quali è necessario inviare entro il 20 luglio dell'anno in corso un curriculum dettagliato indirizzato a:
Dr. Giuseppe Picone, Segreteria Summer School CISRECO
Palazzo Comunale di San Gimignano, Piazza Duomo, 1
53037 San Gimignano - Siena
Tel. + 39 0577 990379 (martedì e giovedì 9-13)
Fax + 39 0577 940112
E-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
L’attestato di partecipazione della Summer School è valido ai fini dell’aggiornamento per gli insegnanti.
Sarà nostra cura informare tempestivamente sul programma dettagliato.
Per informazioni su alberghi, affittacamere, agriturismo: www.sangimignano.com
Associazione Pro Loco tel. +39 (0)577 94 00 08 – Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
IN CONCLUSIONE, UN BILANCIO
La Summer School on Religions '04 e le prospettive future del C.I.S.Re.Co.
Il 26 agosto come da programma si sono chiusi i lavori della XI Summer School on Religions.
Le sei intense giornate di lavoro hanno visto succedersi 13 relatori al mattino, presentate 15 comunicazioni al pomeriggio e si sono tenute altresì quattro conferenze.
A conclusione della Summer School è giunta assai pertinente la proposta di un nuovo master promosso dal C.I.S.Re.Co. in collaborazione con la Facoltà di Lettere dell'Università di Siena e volto a preparare "esperti sull'informazione religiosa nel pluralismo contemporaneo".
Durante le giornate della Summer School sono stati proiettati otto fra film e documentari, nell'ambito della II edizione del Festival del Documentario Religioso al cui termine, per giudizio unanime della giuria, è stato premiato con la "Torre Grossa" il regista pisano Paolo Benvenuti per la sua opera "il Cartapestaio".
Il tema dell'incertezza è stato trattato sotto molteplici punti di vista.
Dalle questioni legate alle religioni, alle emigrazioni, all'economia, alla quotidianità. Se la dimensione temporale verteva inevitabilmente sull'oggi, quella territoriale spaziava sul piccolo e globalizzato nostro mondo, ma con una particolare attenzione all'Europa e all'America Latina, in un ideale ping pong fra le due sponde dell'Atlantico.
Per quanto riguarda l'Europa il questione che veniva fuori in tutta la sua scottante attualità era quello dell'Islam. Quale futuro dell'Islam in Europa? Quali le prospettive? Una perturbante islamizzazione dell'Europa o un nuovo, inedito Euro-Islam?
Mentre per ciò che riguarda l'America Latina il tema dominante è sembrato essere il sincretismo religioso (dal quale non è immune neppure la vecchia Europa). Nel paesaggio religioso è ritornante l'atteggiamento del bricolage.Questo atteggiamento non va considerato come il segno di una religiosità immersa in un universo materialista e mercantile quasi una maschera della sostanziale disaffezione. Il bricolage e il sincretismo in particolare vanno invece considerati come il segno di una sofferta e autonoma ricostruzione che tende a ripristinare un senso forte e globale quasi per "risacralizzare" il mondo e la vita.
Lo scenario del cattolicesimo domenicale italiano sta a dimostrare i limiti del tentativi postconciliare di affidare il futuro del cattolicesimo al dialogo con il mondo moderno. Del resto a molti sembra sempre più inefficace il richiamo alle radici cristiane della civiltà occidentale se non si realizza una diffusa, capillare e insieme profonda conoscenza delle culture religiose, della loro storia, delle loro categorie filosofiche e teologiche. Nell'orizzonte della postmodernità e della globalizzazione le religioni esigono di essere ricostruite e come tradizione e come esperienza.
Pochi giorni fa prima di morire Tiziano Terzani in un'intervista ha dichiarato: "Io non sono seguace di nessuno, nonostante il mio orologio buddista, la mia barba musulmana, il mio vestito induista, non sono né buddista, né induista, né musulmano. Sento la presenza del divino perché sto davanti ad una montagna, dove dicono che Dio abita, è di casa, anche se in Europa ha perso tutti gli indirizzi. Credo che le religioni siano una cosa importante nella civiltà dell'uomo, perché sono come gli ascensori che portano all'ultimo piano del palazzo della vita".
Parole che ci stimolano a far conoscere il significato e il valore di un'esperienza come la nostra Summer School in questa turbolenta stagione politico-culturale.