Il quattordicesimo aforisma è di Joseph Conrad, che si interroga, per dir così, sulle potenzialità produttive dell'inazione.
Il tredicesimo aforisma è in realtà doppio. Riportiamo due battute, l'una di Leo Longanesi e l'altra di Achille Campanile. Difficile dire dove stia l'ironia più pungente...
Il dodicesimo aforisma è un proverbio arabo sull'importanza dell'amore per il proprio lavoro.
L'undicesimo aforisma è un monito sull'ingiustizia nel lavoro, dalla voce di Abraham Lincoln.
Il decimo aforisma è una dolente constatazione di Eduardo Galeano.
Il nono aforisma è un motto yiddish, dal gusto paradossale, costruito intorno all'idea della bellezza che il lavoro procura nella vita.
Il settimo aforisma è un pensiero di Max Weber sulla costrizione del singolo a vivere in un cosmo come tale "non mutabile": l'ordinamento capitalistico.
Il sesto aforisma è una riflessione di Simone Weil sulla vita in fabbrica in rapporto alla vita sociale.
Il quinto aforisma è in realtà lo stralcio di un testo di Papa Francesco, dall'Evangelium gaudium, sul tema dello sfruttamento degli esseri umani, della cultura del consumo "usa e getta", dell'esclusione.
Il quarto aforisma è uno slogan del Sessantotto: meno lavoro, lavoro per tutti.