Lunedì, 10 Novembre 2008 11:00

Riflessioni sulla scuola

Scritto da  Gerardo

Diceva Benigni, quando leggeva la Divina Commedia in piazza Santa Croce, a Firenze, che proprio in quel sacro luogo le letture del Poeta iniziarono nel Trecento con Boccaccio e adesso vedono lui…
A proposito del declino delle idealità, nonché di più sostanziosi contenuti, seppur in più piccola scala, registriamo l’abisso che divide un Tullio De Mauro, padre fondatore della sociolinguistica italiana, e con ciò figura influente negli studi interculturali che a questa di riconnettono, dalla povera Maria Stella Gelmini, attuale Ministro dell’Istruzione - già non più “pubblica” - dell’Università e della Ricerca.
E se i declino è in fondo culturale, possiamo pensare che l’opposizione al governo sia immune da problemi, sana e in grado di leggere la situazione con serena lucidità?
In proposito, possiamo leggere la riflessione di Emanuele Nicoletti.

"Secondo il Ministro Gelmini la scuola pubblica è inefficiente e lassista. La ricetta per raddrizzare la barca sarebbe quella di tagliare le spese, cioè licenziare 87mila insegnanti, per liberare risorse da destinare alla meritocrazia, conferire maggior autorevolezza agli insegnanti, aumentando anche ed in maniera sostanziale il loro reddito.

Dai partiti di opposizione, presenti in parlamento, non ho finora sentito nessuno argomentare che, se l'obiettivo è davvero quello di migliorare la scuola pubblica e le risorse lo Stato non ce l'ha, bisognerebbe a questo punto tagliare i finanziamenti alle scuole private (simile cosa si potrebbe fare per la sanità).

Il silenzio su questo tema da parte del PD è, secondo me, la cartina di tornasole che non si ha il coraggio di sostenere una diversa politica, o più chiaramente, non si ha il coraggio di mettersi contro gli interessi della Chiesa Cattolica.

Si potrebbe risparmiare anche sull'Insegnamento della Religione Cattolica, abolendolo. Gli insegnanti di religione cattolica non sono sottoposti a concorso pubblico, ma sono di nomina del vescovo e pagati dallo Stato. Se il vescovo dopo qualche anno revoca la nomina, perché magari ha altre persone da sistemare, l'ex insegnante di religione a cui è stata revocata la nomina può cambiare cattedra, restando in ruolo, e magari insegnare storia, italiano od altro, in beffa a quanti si sono sottoposti alla selezione dei concorsi pubblici... bella meritocrazia! Per non pensare alla confessionalizzazione della scuola pubblica. Perché quindi non risparmiare sugli insegnanti di religione cattolica? L'Italia è sempre di più un paese multietnico e multireligioso, non esiste più la religione di Stato da parecchi anni. Per aumentare il grado e la qualità d'integrazione delle varie componenti sociali, mettendole tutte sullo stesso piano, al posto dell'insegnamento della religione cattolica sarebbe meglio ampliare il programma di storia, approfondendo il tema delle storie delle religioni. Se proprio non ci sono risorse da dedicare ad una materia specifica che potrebbe essere la storia delle religioni!"

Emanuele Nicoletti
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