Dalle mani di
Domenico Pizzuti, riceviamo e pubblichiamo una riflessione sulla marcia anticamorra a che si è tenuta a Napoli lo scorso 21 marzo.
PUNTI DI VISTA DAL CORTEO ANTIMAFIA
di Domenico Pizzuti
Entusiasmante ma composto il lungo corteo che ha concluso la quattordicesima giornata della memoria e dell’impegno promosso da Libera-Associazione per conservare la memoria delle centinaia di vittime innocenti delle organizzazioni criminali, evocate per nome lungo il corteo ed a Piazza Plebiscito. La massiccia presenza di giovani di istituti scolastici, associazioni e movimenti con colorate bandiere, striscioni, slogan e quella di Comuni di ogni regione d’Italia con sindaci con la fascia tricolore e labari ha caratterizzato il corteo non gridato, evidenziando capacità di aggregazione e mobilitazioni da parte di istituti scolastici ed associazioni su temi di riscatto civile dalla violenza e dalla morte seminata dalla criminalità organizzata nelle sue diverse versioni regionali da evocare secondo il loro nome proprio.
Mentre la marcia si avvicinava al lungomare di Santa Lucia, davanti al bar Calone del Pallonetto quasi di fronte alla sede della regione Campania, un mio amico A.C. ha colto questo commento tra due uomini del quartiere: “Che cos’è tutto questo bordello?” dice uno. L’altro dopo qualche esitazione risponde. “È lo sciopero dei camorristi!”, lasciando interdetto il mio amico di cui non ho ragione di dubitare dell’attendibilità. Infatti, in un’area storica per il traffico di sigarette portate dai veloci motoscafi blu, queste espressioni – senza scomodare un habitus interiorizzato dalla dominanza camorristica nel loro milieu secondo la terminologia di Bourdieu - lasciano intravedere una persistente estraneità di ceti popolari alla società civile, richiamando quasi l’appartenenza alla “onorata società” ottocentesca che ha potere di comando e mobilitazione sul territorio fino a protestare pubblicamente.
A piazza Plebiscito fanno corona i labari dei Comuni italiani con un grande striscione recante la scritta: “Gli enti locali e le Regioni per la formazione civile contro la mafia”, che evidenzia la missione e l’impegno delle Amministrazioni locali di dare forma civile e civica alle comunità dei loro territori anche con la mobilitazione civile per sottrarle alle prese delle organizzazioni criminali.
Poco più in là un gruppo di ragazzi con colorate divise del 58° C. D. J. F. Kennedy distende uno striscione con la scritta “SCAMPIAmoci dall’illegalità”, frutto dell’educazione alla legalità delle giovani generazioni da parte di insegnanti nel quartiere Scampia di cui occorre mettere in luce numerose iniziative formatrici ed aggregative da parte degli istituti scolastici e di associazioni e movimenti che operano sul territorio.
Dopo questo evento, ma anche prima, il contrasto alla camorra si gioca ogni giorno sul territorio: a nostro avviso si tratta di contribuire a costruire o ricostruire habitus civili e civici per famiglie soggiogate da clan camorristici, come per esempio quelle del Lotto P. di fronte alla Chiesa di S. Maria della Speranza di Scampia, offrendo - unitamente alla repressione dei traffici illegali - concrete chances di occupazione e lavoro, scuola e formazione professionale, aggregazione ed associazione a giovani e famiglie per avvalorare la forma civile e civica di appartenenza non estranea ma amica. La marcia per la formazione civile dal lungomare sul territorio continua.