Venerdì, 22 Maggio 2009 16:55

Dopo Pescia

Scritto da  Gerardo

Al termine della presentazione a Pescia del libro "Alle radici della Toscana contemporanea" Arnaldo Nesti ci ha dichiarato: "Più di un lettore mi ha posto il quesito circa la natura delle radici della Toscana. Nel mio libro ho cercato di evidenziare come la Toscana nelle sue distinte aree risulti un affresco in cui la vita socio-economica e politica fanno da sfondo ad un singolare paesaggio religioso che non è solo cattolico ma evangelico, ebraico. Le condotte di vita, i simboli, mostrano profili individuali e collettivi in continuo cambiamento". [continua...]


"Nel primo novecento, affiora un cattolicesimo alla Giuliotti, che si dicono antiliberali, antidemocratici, antimoderni, perno nell'autodistruzione dell'anarchia e nella ricostruzione di una piramide con al vertice il Papa e alla base il Popolo. Se in "strapaese" si contrasta ogni urbanizzazione rivendicando i valori del bagaglio popolare, cattolico antiborghese e antiamericano, il Ricci de "l'Universale" propendeva per un ghibellinismo spiritualista. Nel mentre, il maccariano "Orco selvatico", voce critica di ogni"vuota magniloquenza", non risparmia nulla e nessuno.
Va comunque tenuto presente che sul finire dell'800 nel mondo delle campagne si diffonde una reiterata denuncia. "La terra è stanca e vecchia. Essa non può produrre sufficientemente per procurare ai contadini un'esistenza tollerabile: essa ha bisogno di essere rinnovellata a colture intensive con criteri moderni e spetta a voi volerlo perché i proprietari, con il protezionismo e le condizioni economiche a loro favorevoli, nulla faranno se non sono costretti". Questo scriveva il pistoiese I. Targioni, noto animatore socialista, su "La Martinella" del 21 settembre 1901.
Ripeteva quello che sull'"Indicatore Senese" del 19 novembre 1859 aveva espresso Vitale Fondelli: "La mezzadria è un ostacolo ad ogni miglioramento e si oppone allo sviluppo e alla libera trasformazione dell'economia rurale. La gran parte dei proprietari, senza dire del clero, erano sentimentalmente ed economicamente legati alle consuetudini di un mondo contadino ancorato ad un ordine sociale statico, nell'ottica della volontà di Dio".
Le "Novelle della Montagnola" del senese canonico Rovigo Marzini (1873-1938) presentano i montanari ruvidi e fuori indulgono a riunirsi per ballare il trescone. Le loro pastorelle "belle, bianche e rosse come le casolane" non fanno altro che cantare stornelli per i loro fidanzati. Sono attente a raccogliere i fiori campestri e metterli nei tabernacoli della Madonna. Le massaie... I padroni le rare volte che appaiono sono di buone maniere. Semmai sono i fattori arroganti. Il fattore in questo contesto non si accorge che in genere un giovane pastore non sappia che cosa sia lo zucchero fino a 23 anni e non si meraviglia che un vecchio di 92 anni non sappia che cosa sia il caffè e creda alla normalità di un infuso in un calzerotto con un miscuglio di orzo, grano e ceci tostati.
I giorni peraltro scorrono all'insegna di un intruglio di streghe e di anime sperse del Purgatorio.
Fra la fine dell'800 e il primo novecento le campane continuano a suonare ma il loro suono giunge attutito alle orecchie dei toscani. Si delinea una mutazione antropologica profonda."

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