Domenica, 13 Dicembre 2009 18:55

Giovani a scuola di etica pubblica e legalità

Scritto da  Gerardo

Riceviamo una nota da Domenico Pizzuti, riguardo due iniziative culturali che hanno coinvolto anche giovani generazioni, a scuola di etica pubblica e legalità.




Giovani a scuola di legalità


È nota la disaffezione delle giovani generazioni dalla politica che non fa parte del loro linguaggio di vita e preoccupa per la società di domani famiglie, associazioni ed organizzazioni da cui spesso si elevano recriminazioni inefficaci. Sono quindi da segnalare e salutare come benvenute due riuscite iniziative dei giorni scorsi, volte sotto diversi profili a coinvolgere scolaresche degli ultimi anni di scuola media superiore in discorsi riguardanti l’etica pubblica e la criminalità e legalità in Campania.

La prima – svoltasi il 3 dicembre c.a. nell’Aula Pessina della Facoltà di Giurisprudenza>> - intendeva celebrare un quinquennio di vita ed attività dell’Associazione <> invitando scolaresche come quelle della Boccioni e del Mario Pagano a dibattere il tema <>. Dal tavolo dei relatori (Prof. Biagio De Giovanni, Don Tonino Palese, Prof. Lorenzo Zoppoli) sono venute interessanti elementi delle concezioni, esperienze e testimonianze di vita riguardanti la forma della politica nella contemporaneità. Tali, sotto il profilo laico, la concezione della politica come governo della polis per promuovere gli interessi generali e nobile arte da preservare per il bene generale, ma anche come la più alta forma di carità per spirito di servizio secondo Paolo VI. D’altra parte si è fatto riferimento sul piano delle regole ai codici di etica pubblica proposti per gli amministratori a vari livelli dall’Unione Europea, e che l’omonima associazione ha portato a Napoli con interessanti iniziative di verifica dell’operato della Provincia di Napoli. L’invito ai giovani, insieme all’indignazione ed alla resistenza per non soggiacere ai nuovi faraoni, è stato quello di privilegiare il proprio dovere insieme agli altri nelle comunità di vita come quella accademica ma non solo, ma anche di associarsi nell’ambito della società civile per gestire la vita sociale e contribuire al bene comune. A nostro avviso, il senso di un’iniziativa che è appena all’inizio, è stato quello di una comunicazione della fede ed impegno nella politica, anche nella parabola dell’etica pubblica in Campania, da parte di una generazione a quella più giovane che ha partecipato con le sue attese e criticità ad un argomento che va approfondito con metodo storico-critico nelle sedi proprie.

L’altra iniziativa per certi versi inusuale è stata promossa dal Prefetto di Napoli dott. Alessandro Pansa giovedì 10 dicembre nella forma di dibattito in occasione della presentazione del volume <>, a cura dei sociologi Giacomo Di Gennaro e Domenico Pizzuti, Guida Editore, che ha segnato una svolta interpretativa nel deficit di analisi sulla criminalità organizzata detta “camorra” con la concettualizzazione di una c.d. “borghesia camorristica”, come rilevava Tano Grasso. A questo evento, oltre ai rappresentanti delle istituzioni locali, della Magistratura, delle forze dell’ordine, della cultura e dei media sono stati coinvolte folte scolaresche degli istituti Labriola, Umberto e della Nunziatella che hanno riempito il salone della Prefettura in un dibattito a cui hanno partecipato come discussants il Prof. Francesco Barbagallo, il questore di Napoli Santi Giuffrè, il dott. Tano Grasso, Presidente della Federazione Antiracket italiana ed il magistrato dott. Franco Roberti, con la moderazione del dott. Marco De Marco direttore del Corriere del Mezzogiorno.

L’altro aspetto carettarizzante è stata la franchezza, partecipazione e passione con cui dai relatori da diverse competenze ed esperienze si è scoperto il velo che talvolta copre questo fenomeno criminale che costituisce il “disvalore aggiunto” non sempre riconosciuto della storia e vita sociale napoletana e campana. Alcuni studenti sono intervenuti nella discussione per sottolineare la lontana se non assenza dello Stato nella loro esperienza di vita, l’utilità informativa di simili iniziative che non sono sufficienti se non cambiano i comportamenti anche delle giovani generazioni, sulla scorta di quelle di Palermo che hanno applaudito a scena aperta davanti alla questura di Palermo per un arresto eccellente. E se come ha rilevato il prof. Di Gennaro gli elementi conoscitivi sul fenomeno che devono interessare la pubblica opinione non diventano coscienza collettiva.

Lo studio scientifico che va proseguito non solo assolve ad una funzione interpretativa ma può dare una dritta anche all’attività investigativa complessiva, che costituisce il più continuo e valido strumento di contrasto della criminalità organizzata contemporanea nelle sue forme e metamorfosi.


Domenico Pizzuti – Napoli, 10/12/2009

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