Domenica, 14 Febbraio 2010 13:14

Nuove strategie urbane per Scampia

Scritto da  Gerardo

Da Domenico Pizzuti, riceviamo e diffondiamo un contributo di riflessione sull'ammodernamento delle strategie urbane a Scampia, scritto in occasione di una probabile visita a Scampia di un candidato governatore della Campania.





PASSAGGI ELETTORALI PER SCAMPIA: AMMODERNARE LE STRATEGIE URBANE
di Domenico Pizzuti

Come il cardinale Sepe all’inizio del suo mandato per il servizio alla chiesa di Napoli, nel tour elettorale di Vincenzo De Luca per la conquista di palazzo S. Lucia è stato annunciato un passaggio nel quartiere Scampia che si attende. In questo caso onorevole candidato baci il suolo se vuole, ma non indulga alla retorica di Scampia, simbolo di degrado della conurbazione napoletana, perché è un esempio da manuale di stigmatizzazione mediatica di un’intera popolazione, con il supporto di una letteratura, cinematografia o TV che si vuole realistica, con riferimento al degrado urbanistico e sociale, al radicamento di gruppi della criminalità organizzata sanguinaria, al traffico della droga che devasta visibilmente giovani vite. Ignorando la quasi totalità della popolazione onesta che soffre di questo stigma sulla propria pelle che ritiene ingiusto.

È tempo di aggiornare l’immagine di Scampia, una realtà complessa, che dopo decenni si può definire un caso di “ordinaria emarginazione urbana” in seguito ad alcuni ritocchi all’arredo urbano e alla vivibilità collettiva, pur con il “disvalore aggiunto” della presenza di gruppi attivi nel traffico della droga della criminalità organizzata e di due campi nomadi. Miglioramenti che non necessariamente configurano un incivilimento diffuso con riferimento ad una crescita civile e culturale di strati di popolazione. Alla luce di canoni europei, s’impone l’ammodernamento di strategie di crescita e coesione sociale secondo impostazioni volte a potenziare il capitale sociale dell’area, cioè la capacità dei residenti di organizzarsi e agire insieme per facilitare la creazione e il mantenimento di beni collettivi.

All’interno di questa realtà, la riproduzione biologica, sociale e culturale delle famiglie si svolge diversamente per risorse, opportunità e disagi collettivi, secondo canali familistici, amicali e gruppali, e un accesso prevalentemente assistenziale alle istituzioni pubbliche che pur funzionano. Lontani, assenti e invisibili risultano invece i rappresentanti dell’Amministrazione comunale napoletana. È urgente accreditare una presenza fisica, amica, realizzatrice, comunicativa e dialogante delle istituzioni rappresentative. Se la promessa di un passaggio per Scampia sarà mantenuta, non si chiuda in Auditorium, ma percorra le strade di Scampia per un contatto fisico con la popolazione e per ascoltare i loro bisogni.

È tempo di aggiornare e modificare strategie e comportamenti assistenziali e clientelari top-down sia da parte delle istituzioni che di strati della popolazione, alla luce del paradigma della coesione sociale mirante ad uno sviluppo endogeno e sostenibile, di una comunità territoriale. In riferimento alle strategie urbane della UE, è interessante uno studio di R. Leonardi, R.Y. Nanetti, “La sfida di Napoli. Capitale sociale, sviluppo e sicurezza”, Edizioni Guerini e Associati, Milano 2008, che avanza la tesi di Napoli e di un quartiere periferico come Pianura (oggetto di una ricerca pluriennale) come laboratorio e modello di creazione di capitale sociale per consentire uno sviluppo endogeno e riproducibile nella sicurezza. <> (Ib., pag. 28).

È questa la sfida per una Napoli europea in tutte le sue componenti che riguarda sia le amministrazioni locali che la società civile con il suo tessuto associativo che si mobiliti per queste mete facendo rete. Un interrogativo si propone: al di là di alcune significative personalità civili e religiose, esiste nel quartiere e nell’area Nord un elite capace di guidare o orientare un’azione collettiva di riscatto e crescita? O esistono, come a noi sembra, tante nicchie familiari, sociali e religiose conviventi ma non cooperanti. E che fine hanno fatto i partiti con una presenza radicata sul territorio? L’investimento è certo nell’occupazione delle giovani generazioni, ma prioritariamente nella promozione di capitale sociale per uno sviluppo territoriale sostenibile e riproducibile nella sicurezza.

Chi raccoglierà questa sfida, il tosto salernitano De Luca o il figo Caldoro con il traino della bella ministra Carfagna?

Napoli 13 febbraio 2010

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