Dal responsabile del "Movimento per la società di giustizia e per la speranza", prof. Arrigo Colombo (Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia, Università di Lecce), riceviamo questo intervento sul comportamento del Vaticano nei casi di pedofilia.
Il documento può sempre essere fatto proprio e anche mutato. Buona lettura!
Lecce, Movimento per la Società di Giustizia e per la Speranza
Al Romano Pontefice Benedetto XVI
al Card. Tarcisio Bertone
al Card. Angelo Bagnasco
ai Card. Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi
Crimini di pedofilia e Chiesa
La lettera del Romano Pontefice alla Chiesa irlandese ha suscitato da una parte consensi, dall’altra perplessità, perché pur riconoscendo il carattere “peccaminoso e criminale” di questi comportamenti, non indica con chiarezza le misure da prendere contro il crimine, né le misure adeguate a prevenirlo in futuro.
Un primo e fondamentale punto è il segreto. Che resta per questi casi e procedimenti giudiziari ecclesiastici, come per gli altri. Vige qui infatti il dettato della Lettera De delictis gravioribus del 2001, che li assoggetta al “segreto pontificio”. Questo segreto che avvolge le cose di chiesa, è stato sempre, ed è oggi particolarmente, oggetto di rifiuto e di scandalo.
Perché contrasta con la limpidezza, la trasparenza dello spirito evangelico.
Contrasta con la pubblicità del crimine e del processo in atto nello Stato, con la trasparenza che allo Stato è richiesta, così come è richiesta alla società civile.
Occultando il crimine non ne favorisce la conoscenza, e quindi l’adeguata sanzione da parte della comunità, e lo stesso adeguato svolgimento della procedura processuale.
La Chiesa deve eliminare tutto il segreto di cui si circonda, deve rinnovarsi in una universale trasparenza dei suoi comportamenti.
Un secondo punto concerne il fatto che non basta sia colpito il crimine, e sia colpito in termini efficaci. Non basta la pena al clero colpevole, e una pena adeguata; che dunque abbia fine, con la strategia del segreto, anche l’insabbiamento che finora lo ha caratterizzato.
Ci dev’essere il risarcimento della vittima: risarcimento morale anzitutto, ma anche materiale per i danni spesso complessi di cui la vittima ha sofferto.
Per tutte queste ragioni il tribunale ecclesiastico non basta, dev’essere coinvolto anche il tribunale penale dello Stato; perché in questi crimini è in gioco un disordine sociale cui solo la società giuridicamente ordinata, cioè lo Stato e la sua magistratura, può provvedere.
Perciò questo crimine, come altri, dev’essere denunciato dalla Chiesa alla magistratura statale affinché proceda al suo trattamento adeguato. In passato la Chiesa si rivolgeva al braccio secolare anche per azioni ingiuste, come per l’annientamento degli eretici, ignara della libertà di coscienza. Ora gli si deve rivolgere per raggiungere una giustizia adeguata.
Lecce, marzo 2010
Per il Movimento, il Responsabile, prof. Arrigo Colombo
Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia, Università di Lecce
Via Monte S.Michele 49 – 73100 Lecce
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