Sabato, 03 Aprile 2010 13:12

Il Cristo degli spacciatori è risorto a Scampia

Scritto da  Gerardo

Di ritorno dalla celebrazione serale del giovedì santo, dall’altra parte della strada con le “case dei puffi” per la loro bassa altezza e che costituiscono il noto “Lotto P” con le vedette all’erta giorno e notte a protezione dei ben noti traffici di stupefacenti, ho visto nuovamente le fontane zampillanti davanti al “Cristo degli spacciatori” riportato da un nostro reportage su Repubblica (Napoli, 19 giugno 2008) e che erano state a suo tempo chiuse per misure amministrative.



Mi sono avvicinato ed ho constatato che il trittico formato dal Salvatore, l’Immacolata e papa Wojtyla era stato recintato da transenne con verdi foglioline, ed un bianco mezzo-busto della Madonna dell’Arco era stato aggiunto secondo la tradizione popolare del culto alla Vergine il lunedì dell’Angelo. Il Salvatore abusivo era così risorto con gli zampilli d’acqua e una riverniciatura del complesso a beneficio delle famiglie che guardano sulla costruzione religiosa. È verosimile che a Pasqua i fujenti biancovestiti confluiscano con labari, bandiere e bande musicali per rendere omaggio sonoramente alla Madonna dell’Arco in preparazione del pellegrinaggio del giorno successivo.

Religiosità popolare, culti extraliturgici, mix di sacro e profano? Certo da gestori e fruitori di questa religiosità autonoma si attinge ad un immaginario religioso tradizionale che rassicura per le statue innalzate a proprie spese e costituisce una patente di cristianità di fronte a se stessi ed agli altri (autogiustificazione). Non bisogna subito mettere in campo la religiosità di mafiosi e camorristi discussa da studi recenti, anche se si tratta di una religiosità senza “costrutto morale”, cioè senza consequenzialità etica. Piuttosto per i gestori di questo circoscritto “campo religioso” si tratta di una strategia di accreditamento sul territorio anche mediante moduli religiosi, su cui svetta un ignaro Salvatore certo non giustificante traffici e comportamenti illegali e illeciti ma richiamo a una revisione di vita da gironi di vita precari o pericolosi. Siamo in presenza di subculture anche religiose che persistono ai margini della religiosità ufficiale con modalità ripetitive e standardizzate come quelle evocate, e si nutrono di figure protettive e rassicuranti nei vari percorsi di vita e richiedono ben altre risposte di promozione culturale e sociale.

Certo è una sfida per le comunità cristiane che cantano alleluia al Risorto la domenica di Pasqua e i cui fedeli richiedono in questi giorni palme e acqua benedette.


Domenico Pizzuti
Napoli, 2 aprile 2010
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