Domenico Pizzuti ci ha inviato un interessante documento pasquale
sul pellegrinaggio alla Madonna dell'Arco, redatto da
p. Sergio Sala, un giovane gesuita che dall'anno scorso è stato aggregato alla comunità di Scampia. Li ringraziamo per la testimonianza.
Con i pellegrini alla Madonna dell'Arco
di Sergio Sala s.j.
Nel tentativo di capire uno dei fenomeni di devozione popolare di maggior successo sul nostro territorio, ho deciso di partecipare alla festa della Madonna dell'Arco lo scorso lunedì di pasquetta. Accettando l'invito di un amico, membro dell'Associazione Maria SS. dell'Arco a S. Antonio, la mattina alle 7,30 mi sono presentato alla sede del Rione Don Guanella. Non avrei mai immaginato che la giornata sarebbe finita alle 3 del giorno seguente, ma ne è valsa sicuramente la pena, ed ora posso scrivere la relazione di un visitatore della prima ora, con tutti vantaggi e le limitazioni che questo punto di osservazione offre.
Per tutta la mattina e durante il pomeriggio fino al calar del sole, la piccola carovana composta da un pullman e due camion ha trasportato per l'hinterland napoletano (Masseria Cardone, Secondigliano, Casavatore, Arzano, Casoria, Scampia, Ponticelli...) una cinquantina di persone, due portantine con altrettante statue della Madonna dell'Arco, strumenti musicali e vari stendardi. A tappe di mezz'ora ciascuna, la squadra ha visitato numerose edicole votive ed un paio di piazze comunali dove per l'occasione erano stati allestiti palchi e pedane. Più la periferia si faceva grigia e in alcuni angoli decisamente squallida, più il vigore e la devozione dei componenti del gruppo davano colore al quartiere, facendo affacciare anziani alle finestre e scendere in strada varie famiglie. Il rituale è costante: gli ottoni e le percussioni alternano musiche religiose e profane, i bambini avanzano in file orizzontali seguiti dai giovani e dagli adulti con stendardi di dimensioni sempre maggiori, la portantina sorretta dalle donne e quella sorretta dagli uomini procedono con moto sincronico e ondulatorio in modo da distribuire sulle spalle di minimo otto persone il grande peso della composizione. Pesanti pali di legno sorreggono un trono di ottone su cui siede la statua di Maria in vetroresina. Alle donne spetta l'immagine in terracotta, più leggera ed antica.
Quando il sole sta per tramontare arriviamo a Pomigliano d'Arco. L'atmosfera è quella di una bella festa patronale. Al centro del viale una fila chilometrica di carri e bandiere: molti stendardi hanno sul retro l'immagine di Padre Pio e di Karol Wojtyla e in qualche caso il Santo di Pietrelcina e Giovanni Paolo II siedono sulla stessa portantina della Madonna. Tutti aspettano pazientemente il momento di entrare per pochi minuti nel santuario, ed alcuni carri dotati di calesse e cavalli di polistirolo o cartapesta non riusciranno ad entrare in chiesa a causa delle enormi dimensioni. Ai lati della strada si trovano stand gastronomici che sfornano splendidi panini con la porchetta, bancarelle di dolciumi e bibite, venditori ambulanti di giocattoli e materiale elettronico. Mentre la nostra squadra attende il proprio turno, mi allungo al santuario di cui tanto avevo sentito parlare. Il complesso architettonico bianco come il colore dell'abito dei domenicani che ci vivono, è organizzatissimo: sale degli ex voto, museo, servizi, casa del pellegrino, e una seconda chiesa più moderna e spaziosa dove celebrare l'Eucaristia per un gran numero di persone. Entrando nel santuario della Madonna, la persona al mio fianco sviene e viene subito soccorsa dai volontari della Croce rossa. Osservando le squadre che si susseguono mi rendo presto conto che le perdite dei sensi sono troppo ricorrenti per essere causate dalla mera stanchezza o dalla grande emozione di trovarsi finalmente di fronte all'altare della Madonna: in questo contesto, anche l'estasi e l'accasciarsi al suolo diventano forme per rendere omaggio a Maria.
Tornato al gruppo di Scampia, uno dei consiglieri dell'Associazione si avvicina e sapendo che sono sacerdote dice: "Mi rendo conto che qui si mescola il sacro con il profano ma per la Madonna tutto è lecito." Sorrido senza commenti e allora lui continua a raccontare orgoglioso che l'Associazione ha quarant'anni di vita, che è cresciuta non solo in numero ma anche in consapevolezza, che i responsabili hanno limato alcuni eccessi, che l'anno scorso sono stati ricevuti dal cardinale Sepe, che ora l'Associazione è regolarmente censita con pagamento di quota annuale e che possiede un proprio sito web. Osservando altre squadre e parlando con la gente si notano in effetti alcune differenze tra gruppo e gruppo, segno che all'interno di uno schema ripetitivo si può vivere la devozione in modo più semplice o plateale, più magico o spirituale.
L'aspetto veramente impressionante è la presenza di giovani. Sono tanti, tantissimi, di tutte le età a partire dai bimbi della scuola materna, già vestiti di bianco con il loro mini stendardo legato alla cintola. Mi domando se noi saremmo capaci di aggregare un così alto numero di adolescenti e ventenni. La risposta è dubbia tendente al no. Alla gente piacciono le cose semplici e suggestive, mentre noi tendiamo a razionalizzare, elaborare, dare contenuti. A questo naturalmente non rinunciamo, ma con la conseguenza di non riuscire a parlare a gente che conosce altri tipi di linguaggi. Mi colpisce molto anche il tempo e le energie che i fedeli investono in questo tipo di devozione. Chiedo al mio interlocutore se fosse possibile convogliare l'enorme potenziale umano per il servizio alle persone bisognose o per rivendicare diritti civili (non dimentichiamo che il Santuario si trova a Pomigliano dove lo stabilimento FIAT rischia di chiudere lasciando nella disperazione moltissime famiglie). La risposta è un laconico "magari": la maggioranza dei pellegrini che si dedica anima e corpo ad organizzare la processione, scomparirebbe nel momento in cui si presentasse un altro tipo di proposta. Da un certo punto di vista la cosa non sorprende: la sofferenza giornaliera che accompagna la maggioranza dei presenti è tale da renderli potenziali destinatari più che fornitori di aiuto, ma sappiamo anche che ognuno deve essere nella misura del possibile artefice del proprio futuro e che esistono molti esempi di solidarietà e aiuto reciproco tra le fasce sociali più povere.
Cercando con un po' di fatica di conciliare cinque anni di teologia con questa giornata, mi sembra giusto sottolineare che a differenza di altre immagini mariane "solitarie", la Madonna dell'Arco regge in braccio Gesù, la mamma del Salvatore in funzione del Figlio di Dio, come è giusto che sia. L'unico vero appunto che mi sento di formulare alla festa della Madonna dell'Arco riguarda non tanto le manifestazioni di folla che possono piacere e o meno, quanto la data dell'evento. Non solo si tratta di una festa dal calendario mobile, ma addirittura cade il lunedì dell'Angelo con l'inevitabile conseguenza che per migliaia di persone venga ad oscurare la Solennità della Pasqua di Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Sarebbe utopico o ingenuo chiedere di posticipare di un paio di settimane la festa della Madonna dell'Arco in modo da dare il giusto risalto all'evento centrale dell'intera storia dell'uomo?