Nel seguito, corredato da foto, il contributo di Giuseppe Picone.
Si è chiusa la edizione 2010 del Salone del libro di Torino. La memoria e il ricordo sono stati gli assoluti protagonisti delle lezioni, tavole rotonde, presentazioni di novità.
Naturalmente il tutto ha avuto luogo in un mare magnum di libri e visitatori. Dal 13 al 17 maggio a Torino come ogni anno, da 23 anni, si è materializzata la più grande libreria d’Italia. E folli e demodé avventori di libri si sono dati allegro e rumoroso appuntamento nei padiglioni del Lingotto. Ma torniamo agli incontri.
Questo anno abbiamo privilegiato non i grandi eventi mediatici (Scalfari, Travaglio, Odifreddi, Mancuso, etc), ma le voci sommesse di letterati e poeti come Todorov e Bonnefoy, di uomini di teatro come Baliani e Brie, di scenziati come Boncinelli e Benini, di seri investigatori del fenomeno religioso quali Prosperi e Garelli, di filosofe come Franca D’agostini e Maria Zambrano, quest’ultima al centro di una fervidissima tavola rotonda di studiosi italiani e spagnoli convenuti per spiegarci il paradosso lasciatoci dalla grande filosofa spagnola di lingua ma apolide quanto a nazionalità: “Amo il mio esilio come la mia vera patria. Quando noi scopriamo la nostra vera patria, è difficile abbandonarla”.
Anche noi in questi cinque giorni ci siamo sentiti felicemente esiliati fra i libri e discorrendo sui piani più diversi della memoria e del ricordo che resta ancora l’unico paradiso dal quale non possiamo essere cacciati
Giuseppe Picone
18 maggio 2010