GIUBILEO: CHI RACCOGLIE L’INVITO?
La fiaccolata indetta giovedì 17 c.m. per l’apertura del “Giubileo per Napoli” dalla Stazione marittima si conclude in una Piazza Plebiscito illuminata solo da una luna velata e da mille fiaccole dei fedeli accorsi da parrocchie, movimenti come l’Azione cattolica, S. Egidio, catecumenali ed altri, mentre sulle sfondo della basilica di Francesco di Paola campeggia una riproduzione delle sette opere di misericordia del Caravaggio ed una luce nell’oscurità inquadra il Cardinale Sepe per rivolgere il suo indirizzo conclusivo ai cittadini convenuti. E’ l’icona della forza e debolezza della chiesa che si fa voce della città nel suo vescovo per una riscatto collettivo: <
Alcune considerazioni per capire questo evento, avendo partecipato al silenzioso corteo che ha attraversato con le fiaccole accese il centro della città. Mi sovviene che nei pressi di Piazzetta Augusteo un’ anziana signora esce dal suo negozio di tessuti per domandare a chi mi accompagna “Che cosa è questo corteo?”, per verità composto ed ordinato. E’ una domanda, che al di là di un certo battage pubblicitario, silenziosamente si pone tra i passanti dello shopping natalizio di via Roma e come recita una striscione nella “Città delle periferie” lontano dal palco di questa manifestazione. E nel contempo che cosa ha da dire ad altri cortei dei giorni scorsi come quelli degli operatori sociali “Il Welfare non è un lusso”, degli studenti mobilitati non solo contro la Riforma Gemini, ma per un futuro meno incerto, e dei senza- lavoro assistiti per anni del progetto BROS, emblematici di varie forme di disagio sociale o problemi non risolti.
In secondo luogo, non deve sfuggire che con questa iniziativa del Giubileo per il risveglio e riscatto della città, la chiesa mette piede nello spazio pubblico non solo con una marcia di cittadini-fedeli ma nel suo leader religioso che raccogliendo disagi collettivi ed invitando ad una azione cooperativa e concreta si presenta nella Stazione marittima e nel salotto della città (piazza Plebiscito) come interprete e risolutore della crisi, anche se simbolicamente, per il credito che riscuote e quindi riconcilia gli animi. A chi si rivolge con i suoi messaggi? Agli onesti e composti cittadini-fedeli delle parrocchie che hanno risposto al suo invito e vivono tra chiesa e società e non sempre si mobilitino per cause sociali del loro territorio. Alle classi politiche amministrative, su cui ricadono a torto o a ragione tutte le colpe per le perpetue emergenze della città, rappresentate dalla sindaca che distinguendo elegantemente tra profezia della chiesa e concreta amministrazione della città si alza dopo le parole del cardinale che feriscono, ma poi marcia in testa al corteo, ed in certo senso si assolve con le sue successive dichiarazioni.
Ma, a nostro avviso, è alle componenti della c.d. società civile, portatori di interessi, ai vari strati della borghesia e delle professioni, dello stesso terzo settore, che l’invito al risveglio ed all’azione è rivolto, non essendo paghe del leader religioso che in una fredda serata invernale si presenta sulla piazza della città come risolutore simbolico della crisi che attanaglia la comunità cittadina. Al recente cocktail per il auguri natalizi presso la Prefettura, tra gli intervenuti una conoscente apprezzava chi opera per risvegliare le coscienze. E poi? Recentemente a Scampia alcuni dignitosi e volenterosi signori dei quartieri alti mi sottoponevano una petizione al cardinale firmata da decine di persone, in cui si chiedeva al vescovo della città di mettere a disposizione dei poveri e delle persone disagiate il patrimonio immobiliare e le chiese chiuse al culto. Alla mia domanda “Voi che cosa mettete?”, dopo un’esitazione per questa strana domanda mi fu detto che dovevano agire la Caritas, la Comunità di S. Egidio e così via. Naturalmente mi rifiutai di firmare una petizione senza impegno. A mio avviso, al di là delle meritorio opere di misericordia da inverare nel nostro tempo, rimane la domanda alle varie componenti della società civile e religiosa, quale contributo mettere in atto dopo le esortazioni del Cardinale Sepe per la realizzazione del bene comune possibile o degli interessi generali come onesti cittadini, soggetti sociali, se si vuole “animali politici”, alla luce di un capitale sociale di affidabilità, legalità, trasparenza e soprattutto cooperazione sinergica delle progettualità da promuovere .
In conclusione, non si può non tematizzare un etica pubblica - non solo per politici ed amministratori - da porre al centro anche del discorso pubblico della Chiesa e di conseguenti pratiche virtuose.
Domenico Pizzuti
Napoli, 20 dicembre 2010