Giovedì, 17 Marzo 2011 14:50

Dopo Kennedy, Obama. Garibaldi, l'esempio, l'unità e l'Italia

Scritto da  Gerardo

Riportiamo l'appassionato e solenne discorso del presidente americano (da Unità.it), che ci ricorda, dandoci una nostra immagine dall'esterno, che val più di molti nostri discorsi, inevitabilmente autoreferenziali, il valore di questa breve "storia ufficiale".
Come per ogni compleanno c'è un regalo. Questa volta il mittente sono i rappresentanti eletti della Lega Nord, che hanno disertato la Camera dei Deputati in spregio all'onorevole, questa sì, ricorrenza. Ma questa è l'Italia, per un ostile che va uno che viene. Dal fin troppo elequente simbolo degli eserciti vaticani in resistenza a Porta Pia, i successori dei cui mandanti oggi sono però con noi, all'altrettanto eloquente defezione di questi altri personaggi. Molti dei cui mandanti non si sentiranno troppo comodi in questo giorno. Pazienza per l'offesa: noi siamo forti e possiamo reggere. Loro si fanno male da soli. E se è la festa dell'Italia, questo è un altro regalo alla nostra unità.


150 anni di Unità d’Italia. Obama proclama la festa

«Io Barack Obama, presidente degli Stati Uniti, in virtù del potere che la Costituzione e la legge americana mi affida, proclamo il 17 marzo la giornata di celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia». Il presidente degli Stati Uniti ha scelto la formula più solenne per rendere omaggio al nostro Paese nel giorno in cui tutti gli italiani festeggiano una tappa importante della nostra Patria. Il giorno, in cui, scrive Obama, anche gli Stati Uniti festeggeranno l'Italia e «la sua unificazione in un singolo stato». Un tributo ufficiale ma non per questo freddo o burocratico. Tutt'altro. All'interno del lungo comunicato diffuso dalla Casa Bianca, Obama cita Garibaldi e illustra le profonde ragioni storiche che spiegano questa giornata di celebrazioni, rendendo onore al «coraggio al sacrificio e alla visione di quei patrioti che fecero nascere la nazione italiana». E si lascia andare a un parallelo storico di grande valore tra la guerra civile americana e l'impresa dei Mille. «Mentre gli Stati Uniti stavano combattendo per preservare la propria unione, la campagna di Giuseppe Garibaldi per unire l'Italia ispirò molti in tutto il mondo alle prese con le proprie lotte». Obama quindi ricorda che tra gli ammiratori di Garibaldi c'erano anche soldati americani: erano gli uomini del 39/esimo reggimento di fanteria di New York, conosciuto anche con il nome 'La guardia Garibaldì. «Oggi - prosegue Obama - l'eredità di Garibaldi e di tutti quelli che si batterono per l'unità d'Italia vive in milioni di americani, donne e uomini, dalle origini italiane che rafforzano e arricchiscono il mio Paese». E traendo spunto da quella storia comune, Obama ribadisce «i legami di forte amicizia tra Italia e Stati Uniti, e la comune dedizione alle libertà civili, ai principi democratici e ai diritti dell'uomo». E nel giorno in cui il nostro Paese festeggia una pietra miliare della nostra storia, Obama non perde l'occasione «per rendere onore agli sforzi comuni che americani e italiani compiono per diffondere la libertà e la democrazia, in tutto il mondo». Le radici di questa forte alleanza e comunanza di vedute provengono proprio dalla storia del Risorgimento, una stagione storica che andrebbe studiata di più non solo da noi, ma anche da questa sponda dell'Atlantico. Su questo punto Obama usa una formula molto chiara: «Incoraggio tutti gli americani - esorta - a studiare di più la storia dell'unità d'Italia e rendere onore alla grande amicizia che lega tra i nostri popoli». La dichiarazione ha un illustre precedente nel discorso di John Fitzgerald Kennedy fatto a Washington esattamente 50 anni fa, il 16 marzo del 1961, in occasione del centenario dell'Unità d'Italia. Per l'ambasciatore italiano a Washington, Giulio Terzi, si tratta di «uno straordinario segno di amicizia da parte del Presidente Obama, che ha voluto testimoniare la vicinanza del suo paese all'Italia in una ricorrenza così importante per tutti gli italiani, anche quelli che vivono negli USA».

17 marzo 2011

Fonte: www.unita.it

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