Domenica, 20 Marzo 2011 01:33

A parte Fukushima. Sul nucleare.

Scritto da  Gerardo

Il dibattito che si è sollevato in seguito ai fatti occorsi in Giappone suscita più di una perplessità. Una parola spesso è alla sbarra degli imputati. "Emotività". Le si contrappone "razionalità", quasi che le due cose non andassero d'accordo. E d'accordo ci vanno. Nelle persone in salute. Ma ai protagonisti dei dibattiti, sempre più isolati e autoreferenziali, non si può chiedere di più. Il dibattito appare tanto male impostato quanto immediatamente posto in termini tali da suscitare una classica polarizzazione (anche questo è bipolarismo?). Ideologia. Robe vecchie. Come le menti di chi governa questa "giovine Italia".


Sul nucleare


Sentir parlare di una scelta, per di più referendaria, in merito a un tema complesso come il nucleare, fa venire i brividi. I referendum, da tempo, significano l’incapacità della classe dirigente di decidere e di accordarsi su fin troppe questioni. Questa volta il tema non è di poco conto, visto che le scelte riguardano il futuro, anzi, due futuri: quello in cui si potrà “beneficiare” di tali investimenti, insomma, ci si fa la doccia con il nucleare, e quello dei tempi, lunghissimi, necessari alle scorie radioattive per perdere la loro carica.
Ecco un’immagine: Federico Fellini, seduto sulla sua sedia da regista, all’ombra della macchina da presa. Che a guardarla dal 21° secolo, sembra un enorme traliccio dell’ENEL. Pensiamoci, a questo imponente macchinario. Gigantesco, costoso, ma in grado di dare immagini di grande qualità. Un tempo. Oggi, una telecamera palmare dà risultati infinitamente migliori. Di fatto, sappiamo che il progresso della scienza e della tecnica può darci strumenti infinitamente più potenti di quelli che abbiamo oggi per produrre l’energia.

Chi governa non può capire la prospettiva da cui parliamo, “non ne ha l’età”. Al contrario, i più giovani, sulla pelle dei quali, per l’appunto, queste scelte andranno in primis a gravare, capiscono perfettamente. Da qui a una manciata di anni avremo dei pannelli, che forse non chiameremo neanche più – o semplicemente non saranno – fotovoltaici. Ogni famiglia, volendo, si farà da sola l’energia di cui ha bisogno, presumibilmente con un surplus, da rivendere o condividere all’interno della comunità. Secondo una modalità di networking che è inutile cercar di far capire all’anziano duro d’orecchi. E di comprendonio…

Se ci pensiamo bene, questa vicenda ci apre a una prospettiva di una goffaggine estrema. L’anziana classe dirigente continua a pensare come si faceva in un’altra epoca, quella, per intendersi, della televisione che… basta averne una nel bar del rione. Questa gente continua a credere che con una ventina di reattori nucleari, in mano a poche e “responsabili” aziende, si potrà dare energia a tutto il popolo. Da Fellini a Pasolini: con quattro stufe si riscalda tutto il porcile. D’altronde, non considerano gli investimenti nella ricerca, che sono il grande rimosso dell’Italia dal Dopoguerra in qua. In fondo, basterebbe una pensata. Presente? Una pensata sul genere di quelle di un Alessandro Volta, di un Meucci, di un Enrico Fermi. Di un italiano. Per l’appunto. Non ci facciamo illusioni, i nostri vecchi governanti non ci arrivano. E non ci arriveranno mai. Non questi.
(G.F.)
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