Martedì, 14 Giugno 2011 12:52

L’era della nuova comunicazione e la politica insorgente

Scritto da  Gerardo

Presentiamo un’interessante e organica nota di riflessione di Domenico Pizzuti, a carattere interpretativo riguardo all'affermazione di De Magistris sulla nuova "politica insorgente" che ha accompagnato il suo successo.
In realtà, che i gruppi di pari e l’esperienze del mutualismo trasformassero queste aggregazioni in gruppi di pressione è arcinoto dalla letteratura sull’auto e mutuo aiuto (AMA). D’altronde, che il web sia un potente aggregatore secondo una logica di interazione tra pari, e dunque la fucina di questi gruppi di pressione, è semplicemente logico, sebbene non altrettanto noto e condiviso.
Questa rivoluzione culturale è iniziata con Wikipedia e, via Facebook, è di recente arrivata a sconvolgere i paesi del nord del Mediterraneo. Ha certamente bisogno di tempo per essere assimilata, soprattutto dalle menti più erudite, e dunque più ostinate di fronte al rinnovamento.
Come non sentir risuonare Dossetti, “convocate delle giovani menti…”?


DE MAGISTRIS E DELLA “POLITICA INSORGENTE” A NAPOLI
Domenico Pizzuti

La prima trasmissione di LA7, “Fratelli e sorelle d’Italia”, di venerdì sera ha esibito in inizio di trasmissione il neo-sindaco di Napoli Luigi De Magistris in spezzato estivo nella sua posa statuaria che rispondeva alle domande scherzose ma non tanto del provocatorio Vergassola.
Apprendiamo che il Nostro ha intenzione di governare possibilmente 5 + 5 anni il comune partenopeo: Che Dio l’aiuti nell’impresa che si assume! Ed anche che non vuole rimanere rinchiuso in Palazzo san Giacomo, ma ascoltare per le strade ed i luoghi di vita i cittadini e le loro richieste.

Si tratta di combinare una leadership personale risultante da una sorta di autocandidatura (con la sigla IDV) che si è affermata fino al vittorioso ballotaggio, con modalità di democrazia partecipativa o di cittadinanza attiva implicita nelle attese di settori giovanili degli elettori ma non solo che lo hanno portato sulla poltrona di Palazzo San Giacomo per operare un cambiamento di amministrazione di una comunità di cittadini. È una «Polis da governare», come abbiamo messo in rilievo nel nostro volume di scritti “Le due città”, Introduzione e cura di Lucio Pirillo (Giannini, Napoli 2011), rispetto a precedenti esperienze amministrative venute a termine non faustamente nella Regione Campania e nel Comune di Napoli. La vita politica di una comunità non può essere ricondotta solo all’agire più o meno efficiente e deciso dei vertici delle amministrazioni pubbliche (potere personale), o affidato nelle emergenze come nella polis romana ad un “dittatore” che non era un tiranno.

In questa vicenda politico-amministrativa, per uscire da una visione riduttiva localistica o meramente cronachistica, si può parlare di “comunità insorgenti” o “politica insorgente” per l’uso dei social network nell’era internet delle campagne politiche, come si è verificato nella campagna amministrativa demagistrisiana per l’afflusso alla sua pagina in Facebook? Secondo il noto sociologo spagnolo naturalizzato americano M. Castells: «La democrazia, in ultima analisi, risiede nella capacità di contrastare il potere dell’eredità, della ricchezza, dell’influenza personale con il potere della moltitudine, il potere dei numeri – i numeri dei cittadini, chiunque essi siano. La politica insorgente è un processo fondamentale per connettere segmenti senza potere della popolazione con procedure di formazione del potere. La partecipazione politica è essenziale per mantenere in vita la democrazia» (M. Castells, “Comunicazione e potere”, Università Bocconi Editore, Milano 2009, p. 466).

Una politica insorgente, nell’era dell’autocomunicazione di massa, rimanda a società civili o componenti di società civili portatrici di nuovi interessi e valori veicolati dalle forme di comunicazione orizzontali e wireless, come è avvenuto recentemente in mobilitazioni per l’affermazione della democrazia in vari paesi della riva sud del Mediterraneo e del Medio-Oriente. Ma prima ancora a “comunità insorgenti di prassi”, movimenti sociali che emergono da reti di individui che reagiscono ad un’oppressione percepita o ad una situazione ritenuta insostenibile. Così reti di individui diventano comunità insorgenti.

Il cambiamento sociale, seguendo la lezione del Castells, deriva dall’interazione tra mutamento culturale e cambiamento politico, secondo l’assunto che il cambiamento sociale dipende da un cambiamento di mentalità, sia per gli individui sia per le collettività, cioè di valori e convinzioni elaborato dalla mente umana su una scala sufficientemente ampia da interessare la società nel suo insieme. Il cambiamento politico è l’adozione istituzionale di nuovi valori che si diffondono attraverso la cultura di una società. Nessun processo di cambiamento sociale è certo generale e istantaneo.

È fuori luogo scomodare per il nostro caso, nella problematica legittimazione e potere, comunicazione e potere, le nozioni di “comunità insorgenti” e di “politica insorgente”, per movimenti per il cambiamento nella società napoletana che hanno trovato incarnazione in Luigi De Magistris, nel suo appeal e messaggio di rottura?
È solo volontà di affidamento del cambiamento ad un magistrato nuovo a modalità consunte di ceti politico-amministrativi o espressione di volontà di partecipazione politica all’amministrazione della cosa pubblica da parte di ceti giovanili o di classe media acculturata ed esclusa da un coinvolgimento politico-amministrativo, che va onorata dal De Magistris e dalla nuova Giunta?

È una carriera promettente solo agli inizi. Come cittadini “collettivi” non vogliamo rimanere solo a guardare o mugugnare sotto Palazzo san Giacomo, perché si tratta etimologicamente di una res pubblica anche se napoletana.

Napoli, 11 giugno 2011

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