Martedì, 16 Agosto 2011 02:00

Chi chiama chi? Patto d'amore o etica della responsabilità

Scritto da  Gerardo

Segnaliamo alla vostra attenzione questo articolo di Domenico Pizzuti pubblicato lo scorso venerdì 12 agosto su «Repubblica Napoli», con il titolo Patto d'amore Sepe-De Laurentiis o etica della responsabilità.





CHI CHIAMA CHI? PATTO D’AMORE O ETICA DELLA RESPONSABILITÀ.
di Domenico Pizzuti

Dal Buen Retiro di Cappella Cangiani, il noto Centro di spiritualità dei Padri Gesuiti, mi imbatto a Largo dei Cangiani in un totem pubblicitario trilaterale con un manifesto da cui occhieggiano in amichevole conversazione il cardinale Crescenzio Sepe ed il Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, ai bordi di un campo di allenamento del Trentino. La trovata pubblicitaria intriga, perché fa leva sugli spiriti sportivi dei napoletani per la squadra del cuore. Il messaggio va al di là, perché la scritta sopra la foto recita «Il cardinale Sepe chiama…Aurelio de Laurentiis risponde» (sic!) E’ così Presidente De Laurentiis? Ed in bella evidenza in rosso a metà manifesto si propugna un «Patto d’amore per Napoli» (che non è, mi si perdoni, il partito dell’amore di Berlusconi), per convenire «Insieme per il riscatto della città». Altro che patto d’amore per Napoli! Si tratta di propugnare e sostenere a tutti i livelli, non solo dal cardinale arcivescovo, l’etica della responsabilità di amministratori, politici, professionisti, intellettuali, ecclesiastici che siano. Alla sua osservanza bisogna chiamare costantemente amministratori ed amministrati, elettori ed eletti, per il riscatto della città dall’ indifferenza e immoralità pubblica.

Questa utilizzazione pubblicitaria ci sembra per certi versi inusuale, se si vuole "astonishing", nel bailamme della comunicazione pubblicitaria, anche se in continuità con la strategia mediatica adottata per il “Giubileo per Napoli” dal cardinale e dalla sua curia. Senza dubbio l’appello allo sport per il riscatto della città è azzeccato per i valori che evoca: competizione, allenamento, regolamento, disciplina e soprattutto gioco di squadra, dignità ed onore di una città da difendere ed affermare. E naturalmente trasparenza nelle transazioni delle società sportive e dei loro club. Il richiamo principale anche ai cittadini è ad “agire insieme”, al gioco di squadra e non al protagonismo individuale, all’azione cooperativa di tutte le componenti sociali per un decollo economico e sociale che tarda ad apparire all’orizzonte.
Allora «Chi chiama chi?». Il Giubileo per Napoli è stato appunto una chiamata da parte del cardinale arcivescovo di Napoli ad un impegno e corresponsabilità da parte di rappresentanti di istituzioni, categorie, gruppi sociali, al fine di concorrere a far uscire la città da un tunnel di immobilismo, individualismo, speranze sopite, illegalità diffusa, debolezza di capitale sociale per agire concordemente. Operazione mediatica, virtuale o reale?
Cui prodest? Il c.d. «vento del cambiamento» nelle recenti elezioni amministrative per il comune partenopeo ha seguito altre strade, coagulando una maggioranza intorno all’outsider magistrato Luigi De Magistris per la sua figura e linguaggio che faceva intendere una discontinuità con gli anni grigi della precedente amministrazione cittadina.

Chi chiama i cittadini a riprendersi dignità e speranza di vita, costruendo ed utilizzando le modalità di consultazione e partecipazione alla vita cittadina, e specialmente gli appartenenti ai ceti medi e popolari impoveriti e preoccupati di fronte ad un futuro incerto per le proprie famiglie e discendenti? E quindi a rappresentarsi e mobilitarsi per conseguire le opportunità lavorative, formative, sociali, partecipative che avvalorano lo statuto di cives di una comunità
civica amica. Chi chiama i fedeli della comunità cristiane ad abbandonare una comoda passività per riacquisire il nativo protagonismo di laici non solo nella chiesa ma nella società civile, e portare un vento del cambiamento?

Il cardinale Crescenzio Sepe, Aurelio De Laurentiis, Luigi De Magistris, tre diverse rappresentanze o leadership alla prova per risollevare la città? Non occorre, nella diversità di rappresentanza istituzionale, siglare un patto formale, si può invocare un alleanza, per il programmi di bene comune, mettendo da parte le strategie di affermazione personalistica. E realizzare convergenze e cooperazione su temi di comune interesse per il bene pubblico. E’ chiedere troppo, perché ognuno è papa e re nel suo regno? Dio salvi Napoli!


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