Martedì, 16 Agosto 2011 19:34

Se la Chiesa rinunciasse alle esenzioni. Per la famiglia

Scritto da  Gerardo

Presentiamo il breve articolo di Beppe Severgnini, apparso sul "Corriere della Sera" di Ferragosto.
Indubbiamente, è una questione molto attuale...
E se la chiesa, popolo di Dio, si svegliasse?
Buona lettura!



Se la Chiesa rinunciasse alle esenzioni. Per la famiglia
di Beppe Severgnini (“Corriere della Sera” del 15 agosto 2011)

«Poiché la manovra finanziaria di Ferragosto ha dimenticato le famiglie, cardine della società italiana, in questo momento di grave difficoltà riteniamo opportuno rinunciare all'esenzione dall'Imposta Comunale sugli Immobili (ICI), e chiediamo al governo di destinarne il gettito al sostegno suddetto». Firmato, Conferenza Episcopale Italiana.
Non illudetevi, non allarmatevi. È solo un sogno ingenuo di Ferragosto. Evocato ieri su twitter ha suscitato molte reazioni: non tutte pacate, bisogna dire.
Eppure pensateci: che magnifico segnale sarebbe. La famiglia è la nostra ultima trincea, e la Chiesa cattolica lo sa bene. Il governo che s'entusiasmava per il Family Day ha varato una manovra finanziaria dove la famiglia è l'ultima delle preoccupazioni: nulla per chi ha figli, servizi locali brutalmente tagliati. Un presidente del Consiglio per cui la crisi era solo «psicologica», ha mostrato di non conoscere la psicologia delle famiglie medie italiane. Non possono, oggi, acquistare azioni delle aziende di Silvio B. (come l'interessato ha suggerito, in uno dei molti passaggi psichedelici di questa lunga crisi).
Le famiglie sono state, di fatto, ignorate: peccato. Perché una buona famiglia italiana — c'è anche l'altra — è capace di diventare assicurazione e banca, consultorio e ristorante, ospedale e albergo, asilo e ospizio, ufficio informazione e scuola professionale, parcheggio e seconda casa. In Italia il teppismo collettivo visto a Londra è fortunatamente sconosciuto: perché la famiglia inglese s'è quasi liquefatta; la nostra, per ora, tiene. E supplisce — come può, quando può, finché può — alle carenze pubbliche.
Lo fa anche la Chiesa, certo. Gli oratori italiani, per esempio, meritano un monumento. Tante case di riposo e case di cura, senza i religiosi, chiuderebbero domani. Il miliardo di euro proveniente dall'8 per mille serve anche a questo. Ma le agevolazioni alla Chiesa cattolica sono molte di più — quattro miliardi, è stato calcolato — e hanno già attirato l'attenzione dell'Unione Europea (tra le voci: convenzioni sanitarie, insegnanti di religione, grandi eventi, esenzione dall'Ici, esenzioni da Irap, Ires e altre imposte, facilitazioni Iva, agevolazioni al turismo cattolico).
Parte di queste risorse sono necessarie; ma se i denari sono troppi finiscono per diventare come certi vecchi governi democristiani: «nuocciono al prestigio della Chiesa, rimpicciolendole l'orizzonte, caricandola di un peso, gravandola un'altra volta, in qualche modo, dell'antico potere temporale».
Così scriveva Mario Soldati nella lettera introduttiva a “La messa dei villeggianti” (Mondadori 1959), nella quale dedicava il volume a don Vittorio Genta, «torinese, parroco di Vezzo in provincia di Novara». Con cui parlava di anime e di fede, non di Imposta Comunale sugli Immobili.
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