Domenica, 18 Settembre 2011 12:44

La Chiesa e il forzato oblio dell'etica civile

Scritto da  Gerardo

Ne il Fatto Quotidiano di ieri, 17 settembre, continua l'appassionata requisitoria di Marco Politi, che tra l'altro si chiede: che cos’altro deve succedere perché dalle più alte cupole venga la semplice, evangelica dichiarazione: “Quest’uomo non pretenda di rappresentarsi come amico e difensore della Chiesa”?
Nel seguito puoi leggere tutto l'intervento.



Vaticano. Chi predica e chi razzola. La benedizione in nome dell’Ici


La Chiesa non stacca la spina a Berlusconi. Nel degrado in cui l’uomo di Arcore ha gettato la credibilità del premierato e della stessa Italia a livello internazionale, le massime gerarchie ecclesiastiche continuano a fornirgli l’appoggio politico. Un sostegno vitale per lui e incomprensibile per la maggioranza dei credenti e dei cittadini. L’80% degli italiani (secondo il recente rilevamento di Mannheimer) non ha fiducia in lui. I cattolici hanno partecipato in massa al referendum che ha sconfessato clamorosamente i suoi trucchi per sottrarsi ai giudici. Cos’altro deve succedere perché dalle più alte cupole venga la semplice, evangelica dichiarazione:
“Quest’uomo non pretenda di rappresentarsi come amico e difensore della Chiesa”?

Non basta la macchina del fango contro il direttore di “Avvenire” Dino Boffo, non bastano i crocifissi che ballonzolano sulle tette delle ninfette del bunga bunga, non bastano le menzogne istituzionali sulle minorenni, non bastano i commenti osceni su esponenti politici internazionali che spingono il premier a mendicare e minacciare un decreto bavaglio contro giudici e informazione.

Sembra che niente sia abbastanza per smuovere le gerarchie ecclesiastiche. “Piovono guai su Berlusconi”, titola l’“Avvenire” come se si trattasse di improvvise disavventure e non dell’ennesima riprova di indegnità di un capo del governo che si circonda di lestofanti, parla come nemmeno i mitici scaricatori, consuma il tempo tacitando olgettine e consultando avvocati invece di occuparsi del Paese in maniera meno ridicola di quanto sia dimostrato dalle sue cinque manovre. Eppure la Chiesa sa. Proprio sul giornale dei vescovi l’anno è cominciato con il monito che il presidente della conferenza episcopale cardinale Bagnasco aveva ricordato già nel 2010 che l’articolo 54 della Costituzione impone “decoro” a chi occupa le supreme cariche e che per loro risulta inammissibile scindere “ruolo e contegno”. Dunque il metro c’è. È ben presente nei palazzi ecclesiastici. Non è un’invenzione di antiberlusconiani arrabbiati. È il semplice metro del buon senso, dell’etica civile, dell’attenzione al bene comune.

Ma quando è il momento di misurare definitivamente Silvio Berlusconi, l’istituzione ecclesiastica si rimette il metro in tasca, esprime un rimbrottino e poi volta la testa dall’altra parte e tace. Giunti al dunque, non conta l’etica civile, non conta il bene comune, non conta che questo governo nulla stia facendo contro quei mali che pure la gerarchia ecclesiastica denuncia: la corruzione, l’evasione fiscale, il precariato, la disattenzione permanente ai problemi vitali delle famiglie. Quasi si trattasse di un dogma, i vertici supremi ecclesiastici continuano a fare da sostegno a Berlusconi. Incuranti del fatto che il 70% dei vescovi la pensi diversamente. Tra i presuli, in effetti, il 40% è filo-centrista e il 30 ha una sensibilità sociale di centro-sinistra. Anche tra i vescovi Berlusconi è ormai in minoranza. E più che mai in minoranza è tra il popolo delle parrocchie indignato, arrabbiato, rattristato per i “baccanali” di Arcore e la trascuratezza con cui (non) viene seguita la situazione economica delle normali famiglie.

Oltretevere, però, ci si gingilla con l’ipotesi di rifondare un nuovo partito cattolico. Ci si accontenta dei privilegi fiscali, dei soldi alle scuole confessionali, delle leggi civili bloccate da una maggioranza prona. L’Italia va a rotoli? Sopire, troncare...

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