Domenico Pizzuti ci ha inviato una meditata riflessione sul significato del Seminario di associazioni ed organizzazioni del mondo cattolico svoltosi a Todi ad inizio settimana.
Vi auguriamo buona lettura.
I CATTOLICI DOPO IL SEMINARIO DI TODI
di Domenico Pizzuti
Questo inizio settimana, oltre alle misure per contenere violenze gratuite ed improduttive da parte di gruppi e movimenti estremistici che coltivano la violenze a cose e persone, ha convogliato l’attenzione della pubblica opinione sul Seminario di Todi del “Forum delle Persone ed associazioni di ispirazione cattolica nel Mondo del lavoro” soprattutto per le ricadute politiche di giudizi di inadeguatezza del governo Berlusconi, di richiesta di una nuova legge elettorale e la richiesta di un governo formato dalle principali forze politiche che agisca rapidamente per dare risposte alla crisi. In tal modo i soggetti e le associazioni radunate nell’austero convento francescano di Montesanto hanno messo i piedi nel piatto dell’agone politico con la benedizione del Presidente della Cei Card. Bagnasco. Al di là delle speranze e dei timori sollevati da questo rientro in campo (politico) di un certo numero di associazioni di ispirazione cattolica nel declino della leadership berlusconiana, alcune chiarificazioni s’impongono per mettere in evidenza poi il significato politico di questa operazione.
In primo luogo, si deve ribadire – come alcune decenni fa – che i “cattolici” non sono una categoria politica ma neanche alieni dalla vita pubblica per portare il loro contributo al bene comune anche in forme associate secondo diversi orientamenti, come dimostra la loro presenza nelle diverse coalizioni politiche dopo la fine dell’unità politica dei cattolici nella DC. Infatti, il “Forum delle Persone ed associazioni di ispirazione cattolica nel Mondo del lavoro” raccoglie non tutti i cattolici del paese ma una galassia di associazioni di ispirazione cattolica: associazioni e movimenti ecclesiali (Azione cattolica, Sant’Egidio, Neocatecumenali, Rinnovamento dello spirito), organizzazioni sociali ed economiche variamente di ispirazione cattolica (Cisl, ACLI, Movimento cristiano lavoratori, Confartigianato, Confcooperative, Coldiretti, Compagnia delle Opere, ecc.). Pur diverse per origini storiche, finalità religiose e/o sociali, modalità organizzative, numero di associati, presenza sul territorio, orientamenti culturali e politici, modo di intendere e vivere la fede cristiana nella storia e nella società, chiamate all’appello dalle autorità della chiesa hanno costituito un Forum la cui piattaforma è esplicitata nel “MANIFESTO per la buona politica e per il Bene comune”. Si tratta di associazioni ed organizzazioni che hanno avuto origine prevalentemente nei decenni del secondo dopoguerra, con alterne vicende come quelle delle ACLI, di stampo moderato che esprimono un cauto riformismo per affrontare i nodi della crisi economica e sociale e contribuire ad un rinnovamento delle classi dirigenti. Certo non propongono un cambiamento del modello di sviluppo capitalistico, anche se nel Manifesto si sostiene “Uno sviluppo senza debito: diffondiamo produttività, competitività, ed efficienza”, e non ci consta che dai partecipanti al Seminario di Todi sia stato esplicitamente inviato un messaggio di speranza e vicinanza alle giovani generazioni del paese, perché in tutt’altre faccende affaccendati.
Al di là degli intenti e dei contenuti programmatici, in secondo luogo non si può sorvolare sul il significato specificamente “politico” dell’operazione che è stato sottolineato dai media, anche se ripetutamente si è affermato che non si vuole costituire una nuova balena bianca e si intende operare nel pre-politico e nel sociale, perché con il Forum in verità si costituisce un fronte sociale pronto a spendersi nel politico e ad offrire risorse umane nel momento elettorale per contribuire al rinnovamento della classe dirigente politica. Nella previsione del declino elettorale dell’aggregazione berlusconiana, sostenuta fino a ieri da alcune di queste organizzazioni del cartello di Todi, si preparano truppe di riserva per dare nuova linfa a chi?: al partito della destra di obbedienza berlusconiana o meno, ai partiti centristi del terzo polo, ad un nuovo Ulivo coeso e pluralista e per quale progetto di risanamento morale e politico? Non ci scandalizza questo rientro in politica di un cartello di associazioni di ispirazione cattolica, anche se i suoi rappresentanti hanno ormai i capelli brizzolati ed il pizzetto bianco, alla condizione che operino nell’arena politica sotto la loro diretta responsabilità, liberando la gerarchia della chiesa cattolica in Italia dal rapporto diretto con le istituzioni politiche che è malsano per la missione della chiesa. L’azione dei cattolici in politica non si limita alla difesa dei valori non negoziabili, come ha chiarito il teologo Vita Mancuso arrogantemente ripreso dal Ministro Sacconi nell’ ultima trasmissione di Ballarò, ma si estende al bene comune a tutto campo.
In terzo luogo, senza volutamente ignorare che esistono altre sensibilità ed aggregazioni di credenti impegnati ad incarnare la loro fede nella storia e nella società nei vari territori, a coniugare fede e politica, come la generazione che ha tratto ispirazione e forza dai documenti del Concilio Vaticano II, non si può trascurare la questione posta da Roberto Alimonte sul Sole 24 ore del 18 ottobre 2011 che “i cattolici praticanti oggi votano lo schieramento politico che è più congeniale alle rispettive posizioni politiche, Sono queste che fanno la differenza, non la loro fede” (pag.15), l’ ideologia e gli interessi prevalgono sui dettami della fede. Si viene a riconoscere che la fede cristiana è ispiratrice di orientamenti, pratiche e politiche che non sono tutte buone allo stesso modo per organizzare una società umana più giusta, egualitaria e solidale. Altrimenti che fede cristiana è?
Napoli, 19 ottobre 2011