Ci sono questioni che devono essere affrontate e tra queste vi è la riflessione sull'attualità del mondo cattolico alla radice della mentalità clericale (A.N.)
Nel seguito, presentiamo l'
editoriale della rivista The Tablet dello scorso febbraio 2011, per la traduzione di Maria Teresa Pontara Pederiva.
Se è lo Spirito Santo a guidare la Chiesa cattolica, come potrebbe manifestarsi la necessità di un cambiamento di direzione? La questione è emersa a causa dell’accresciuta evidenza che l’istituzione del celibato sacerdotale maschile sia in crisi in larga parte del mondo cattolico. Finora l’unica risposta della gerarchia cattolica è stata quella di mantenere ferma la posizione qualunque cosa accada, pregando intensamente per un incremento delle vocazioni celibatarie. Cosa accade se ciò non avviene? Quale potrebbe essere il significato profondo di un rifiuto di ciò che chiedono quelle preghiere non esaudite? Un risultato potrebbe essere il riallineamento della demografia cattolica: in Occidente il collasso di quanti vanno a messa, ma un buon incremento altrove, ad esempio in Africa. Sarebbe forse questa la volontà di Dio?
A meno la Chiesa non fosse preparata a farsi domande di questo tipo, la situazione non può che diventare progressivamente sempre più disperata. In Germania un gruppo di politici cattolici ha suscitato una polemica in tutto il paese con un appello al Vaticano a ripensare alla questione del celibato. Il card. Karl Lehmann ha dovuto difenderli – anche vivacemente - dalle aspre critiche del card. Walter Brandmuller.
Nel frattempo, un folto gruppo di teologi europei ha chiesto la fine della regola del celibato obbligatorio; e in Australia un sondaggio di preti cattolici ha inviato un duro avvertimento: l’attuale situazione all’interno della Chiesa cattolica sarebbe insostenibile, con l’età media dei preti che sfiora i 70 anni e un numero di seminaristi che da nessuna parte appare adeguato per un rincalzo.
Fra quanti hanno risposto, una larga parte di essi sarebbe favorevole a che il celibato diventasse facoltativo. Nel frattempo, come molti sacerdoti australiani sono ben consapevoli, la conversione del clero anglicano ormai permessa dalla Curia romana sta quasi diventando il canale privilegiato attraverso il quale transita un numero crescente di uomini sposati che non sono tenuti a scegliere il celibato come condizione per l’ordinazione al sacerdozio cattolico. Se anche questa è la volontà di Dio, non è forse che la decisione della Curia in questo campo sia una sorta di progetto pilota significativo per la Chiesa più ampia?
La Chiesa cattolica è un’istituzione con una fortissima tendenza a mantenere lo status quo, ma contemporaneamente ha la capacità di cambiamenti in tempi rapidi. Come ha dimostrato il Concilio Vaticano II, si è rivelato possibile che un certo numero di persone critiche si raccogliessero attorno ad un programma di riforme e che riuscissero ad avere la maggioranza per approvarle in un lasso di tempo relativamente breve.
Quanti vescovi in Occidente sarebbero disposti a considerare il declino del cattolicesimo come il prezzo da pagare al mantenimento del celibato sacerdotale? Quanti, infatti, non guardano piuttosto al celibato come ad un fattore che ha contribuito al sorgere di quel clericalismo che ha provocato il caos, come ad esempio gli abusi sui minori? In generale, la Chiesa non è stata disposta ad accettare il collegamento – peraltro suggerito dal mondo laico – che fosse il celibato la causa dell’esplosione della pedofilia, ma è innegabile che l’istinto di una fraternità potente, tutta maschile e celibe a unirsi per proteggere e nascondere i colleghi caduti in errore sta dietro alla maggior parte di ciò che è andato storto.
L’abolizione del celibato obbligatorio non potrebbe da sola curare il clericalismo, ma potrebbe forse contribuire alla sua diminuzione. D’altro canto le risorse economiche sono quelle che sono e le diocesi cattoliche potrebbero permettersi di mantenere un numero molto inferiore di clero coniugato rispetto all’attuale varietà celibe, assai più economica. Ma queste sono questioni su cui discutere e pregare, non da mettere da parte come se non esistessero.