Domenica, 26 Febbraio 2012 15:06

Celentano, il paradiso e il bisogno di alterità rispetto ad una routine fatta di riti e di vacue parole

Scritto da  Gerardo

Mi si permetta di comunicare un'impressione maturata durante il Festival di Sanremo.
Come mai avevo fatto nella mia vita, quest'anno, segno della vecchiaia?, ho trascorso le serate del festival davanti alla TV. Incuriosito dalla presenza di Celentano, volevo capire che cosa avrebbe detto e fatto.
C'era poi un altro motivo: volevo capire il testo e il senso della canzone cantata da Finardi "E tu lo chiami Dio". Dunque, così è andata.



Credo che l'intervento di Adriano Celentano debba essere valutato nel bene (non poco) e nel male (non trascurabile). Ritengo, per esempio, assolutamente gratuito e del tutto incongruo il fatto di aver
messo sullo stesso piano "Avvenire" e "Famiglia Cristiana". Infatti negli ultimi anni il periodico della San Paolo ha assunto una dignità culturale e una capacità di prendere posizione in termini evangelici assai più e assai meglio di quanto faccia un quotidiano "equilibrista" come "Avvenire". Viene da dire che esprimono davvero due mondi e due chiese distanti e diverse. D'altra parte il riferimento a don Gallo, il grande prete genovese, mi è sembrato certamente azzeccato perché
quest'uomo di Chiesa è certamente assai più evangelico di non pochi "tromboni" ecclesiastici, vescovu e cardinali, che appaiono come "maestri", ma certamente non sono testimoni del Vangelo di Gesù Cristo.
Dunque sono contento di aver fatto le ore dopo mezza notte. Mi sono compiaciuto con Celentano anche se mi ha dato noia a prima vista, ma nell'insieme, Celentano stranamente risponde al bisogno
di un diverso modo di essere e di vivere nella chiesa cattolica, esprime il bisogno del “buen vivir” in questa terra avvolta nel mistero e nell'imponderabile, in questa vita preludio dell'altra.
Ho ascoltato e cercato di capire poi la canzone di Finardi "E tu lo chiami Dio" - bellissima canzone che fa sentire, in modo singolare che Dio è altro rispetto alle sante parole con cui se ne parla... e non
è semplice dare nomi al mistero, a ciò che è più grande di noi mortali ..Sile cum omnibus..
Per favore, un pò di silenzio verrebbe da dire a quel tanto e vuoto parlare di cose sante...
(Arnaldo Nesti).

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