Domenica, 01 Aprile 2012 18:24

Il boss della Magliana Enrico De Pedis e la Basilica di S. Apollinare. Anni di menzogne

Scritto da  Gerardo

Presentiamo alcune note del Direttore, in merito alla vicenda, intrecciata con il rapimento di Emanuela Orlandi, alla luce dello scambio tra il ministro dell'Interno Cancellieri e Walter Veltroni.
"Sono anni ed anni di menzogne. Si dica la verità e si purifichino i luoghi sacri contaminati. "Non è Vaticano". La Conferenza episcopale dia un segno chiaro senza tentennamenti curiali. Si dica sì se è sì e no se è no. Se non ora quando?" (continua).




Il ministro dell'Interno, Cancellieri, ha inviato una lettera a Walter Veltroni sulla questione della sepoltura del boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis nella Basilica di S. Apollinare. Lettera nella quale il ministro ammette che la basilica, contrariamente a quanto era stato detto, non gode della extraterritorialità perché non è territorio vaticano. La sepoltura di De Pedis, come noto, si è intrecciata nel complesso caso della scomparsa di Emanuela Orlandi.

Con una lettera indirizzata a Walter Veltroni il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, torna sulla vicenda della sepoltura di Enrico De Pedis - il boss della banda della Magliana che nel rapimento di Emanuela Orlandi avrebbe avuto un ruolo importante - nella chiesa di Sant'Apollinare. Lo fa dopo aver disposto ulteriori accertamenti - sollecitati dallo stesso Veltroni che ha sollevato il caso con un'interrogazione - che chiariscono come la chiesa non sia città Stato del Vaticano e che, grazie a nuovi documenti acquisiti, fanno luce sulle procedure seguite per l'estumulazione della salma dal Verano e la successiva sepoltura in Sant'Apollinare. Procedure di cui il ministro informerà la magistratura che sul caso Orlandi sta ancora indagando.

Il ministro Cancellieri ammette che la basilica, contrariamente a quanto era stato detto, non gode della extraterritorialità perché non è territorio vaticano. La sepoltura di De Pedis, come noto, si è intrecciata nel complesso caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. ''Illustre onorevole, - scrive il Ministro dell'Interno - le scrivo in relazione all'impegno di approfondire la completezza di ogni elemento della vicenda concernente la tumulazione della salma di Enrico De Pedis nella Basilica di S. Apollinare in Roma. Devo precisare, rispetto alla risposta fornita nel question time dello scorso 28 marzo, che la Basilica di S. Apollinare non è territorio dello Stato Città del Vaticano.

L'imprecisione contenuta in quella risposta è dovuta al fatto che è stata riportata integralmente l'affermazione contenuta in un risalente rapporto di polizia che si esprimeva in quegli stessi termini. In effetti la Basilica di S. Apollinare è soggetta alle disposizioni di cui all'articolo 16 della legge 27 maggio 1929 n. 810, di esecuzione del Trattato tra la Santa Sede e l'Italia dell'11 febbraio 1929 (Patti Lateranensi), le quali prevedono, per detto complesso di proprietà della Santa Sede, un particolare regime giuridico, definito dalla Corte Costituzionale c.d. ''privilegio di extraterritorialità'' (cfr. ordinanza del 30 gennaio 1985 n. 26). Tale privilegio si traduce nel riconoscimento alla Santa Sede della facoltà di dare all'immobile ''l'assetto che creda, senza bisogno di autorizzazioni o consensi da parte di Autorità governative, provinciali, comunali italiane ...''

Solo ieri pomeriggio sono stati acquisiti documenti che hanno consentito di appurare le seguenti circostanze:
a) in data 10 marzo 1990 il Card. Ugo Poletti rilasciava il nulla osta della Santa Sede alla tumulazione della salma di De Pedis nella Basilica di S. Apollinare;
b) in data 20 marzo 1990 Mons. Pietro Vergari, attesta, nella qualità di Rettore della Basilica di S. Apollinare, che la stessa è soggetta allo speciale regime giuridico di cui all'art.16 della legge n. 810/29 sopra richiamato;
c) la famiglia De Pedis ottiene, in data 23 marzo 1990, dall'autorità comunale, l'autorizzazione all'estumulazione della salma del congiunto dal Cimitero monumentale del Verano per il successivo trasferimento alla Basilica di S. Apollinare in Roma;
d) la famiglia De Pedis chiede nella tessa data, 23 marzo 1990, l'assistenza sanitaria per la traslazione della salma ''nella Basilica di S. Apollinare Stato Città del Vaticano'';
e) la famiglia De Pedis ottiene in data 24 aprile 1990 dalla autorità comunale l'autorizzazione al trasporto della salma del congiunto ''da Roma a Città del Vaticano''.
Ciò premesso e in considerazione anche del fatto che, come Le è noto, sono ancora in corso indagini sulla vicenda, ritengo di informare l'Autorità Giudiziaria delle evidenze emerse.
Anna Maria Cancellieri''.

''La lettera del Ministro Cancellieri è molto importante. Fissa dei dati che mutano l'analisi della situazionè'', ha commentato Walter Veltroni, che mercoledì scorso aveva sollevato la questione con una interrogazione al question time alla Camera.
''1) La basilica di sant'Apollinare, come da me sostenuto in aula, -afferma Veltroni- non è in una condizione di extraterritorialità.
2) Il suo status, di regime cosiddetto extrafiscale, consente di mutare, senza autorizzazioni italiane, ''l'assetto'', così evidentemente intendendosi opere sulla struttura dell'edificio che possono essere effettuate in deroga a permessi amministrativi. Come è ovvio non sono trasferibili a beni non extraterritoriali i benefici previsti per quelli che lo sono. Evidentemente dunque non poteva essere trasferita lì, senza l'ottemperanza alle leggi italiane, una salma traslata da un cimitero sul territorio del nostro paese.
3) Il ministro conferma che nessuna autorizzazione di quelle previste dalla legge è stata rilasciata, mai. Anche in ragione del fatto che, secondo le leggi italiane, per eseguire queste speciali sepolture è necessario che il defunto abbia acquisito in vita ''speciali benemerenzè''. E non è certo il caso del Signor De Pedis, capo della banda della Magliana.
4) Dunque questo è il primo profilo di evidente irregolarità della anomala procedura che ha portato alla incredibile decisione di seppellire il capo di una banda criminale in una delle Basiliche di maggiore importanza di Roma. Ribadisco che per me De Pedis, come ogni cittadino, ha diritto ad una sepoltura dignitosa. Come gli altri. Non di meno, non certo di più.
5) Il ministro indica però dei nuovi documenti, ''pervenuti ieri '' al Ministero. Secondo queste carte, del Comune di Roma, viene realizzata una clamorosa procedura. La famiglia De Pedis ottiene il 23 Marzo il permesso dal Comune per l'estumulazione del loro congiunto che dovrà essere poi trasferito ''nella basilica di Sant'Apollinare. Nello stesso giorno pero' chiede l'assistenza alla ASL competente per trasportare il corpo. Nella Basilica di Sant'Apollinare Stato del Vaticano''. Un mese dopo, il 24 Aprile, ottiene dal Comune di Roma l'autorizzazione dal trasporto di De Pedis addirittura ''da Roma a Città del Vaticano''.
6) In tre documenti dunque la Basilica si trasforma progressivamente da sé stessa in ''Città del Vaticano''. E il Comune fa trasferire un cittadino romano, che non ne aveva diritto, in un luogo diverso da quello indicato nella prima autorizzazione.

***

Perché? È evidente ora, grazie a questa lettera, che per questa incredibile decisione si sono aggirate leggi nazionali e alterate le procedure di autorizzazione locale.
Perché? Chi lo ha fatto? Il Ministro, nella conclusione della sua lettera, fa una affermazione importante: la decisione ''di informare l'Autorità Giudiziaria delle evidenze documentali emerse'' Chi, come me, ha fiducia nella magistratura sa che non sarà inutile. Se qualche passo in avanti si fa è merito in primo luogo della famiglia Orlandi, di quelle trasmissioni televisive e di quei giornali che non hanno mai smesso di cercare la verità. Lo si deve, anche se sono passati quasi trent'anni, al dolore di quelle persone, al sentimento di tanti cattolici e di cittadini che chiedono che il destino di questa ragazza sia conosciuto. Per questo, come per il caso Pasolini, non accetteremo di rinunciare alla verità.
Mi pare che il ragionamento di Veltroni sia molto preciso. Si risponda senza troppi giri di parole.
(A.N.)

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