Martedì, 12 Giugno 2012 21:37

Cittadini e istituzioni: lealtà, defezione e protesta

Scritto da  Gerardo

Da Domenico Pizzuti, riceviamo e pubblichiamo alcune riflessioni su atteggiamenti e comportamenti diffusi nei rapporti tra cittadini ed istituzioni.
Buona lettura!





Cittadini e istituzioni: lealtà, defezione e protesta


Un episodio spiacevole nei rapporti tra cittadini ed istituzioni di cui sono stato protagonista ha fatto nascere alcune riflessioni su atteggiamenti e comportamenti diffusi. Partecipavo come osservatore ad un riunione convocata dall’assessore competente di un grande comune dell’entroterra napoletano, con la partecipazione di istituzioni e gruppi interessati, su provvedimenti intesi a promuovere l’integrazione di famiglie rom di un campo attrezzato dallo stesso Comune. Alla fine della riunione ho presentato all’assessore un dossier di articoli pubblicati su giornali come Repubblica Napoli e Portali anche non locali. Con gesto scortese inaspettatamente respinge la mia documentazione forse per alcuni miei interventi non graditi nella discussione, faccio notare allora ad alta voce che non è un modo di trattare i cittadini e noto una reazione di chiusura dei partecipanti e di altri presenti dell’amministrazione locale.

Non sono abituato ad essere preso a pesci in faccia anche se non sono senza peccato, e sono portato a pensare che alcuni amministratori locali non sono abituati ad osservazioni da parte di esterni cosi come ecclesiastici arroganti che non vedono di buon occhio altre presenze religiose sul territorio di pertinenza. Riserve di caccia di amministratori civili e religiosi che respingono l’allogeno? E’ più preoccupante che simili atteggiamenti per istinto di difesa siano condivisi da cittadini ed impiegati pubblici. Come una volta il campanile costituiva il punto di riferimento del villaggio oggi, per debolezza di filtri di mediazione di bisogni e diritti come partiti e movimenti politici, il Comune diventa il terminale di aspettative e richieste da parte dei cittadini e dei vari gruppi sociali. Si perpetua in tal modo quella dipendenza dalla politica stigmatizzata a fine anni ottanta dal documento della Conferenza episcopale italiana «Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno» che nel contempo riteneva “essenziale un diverso protagonismo della società civile meridionale, con un più equilibrato rapporto tra questa e le istituzioni dello stato” (n. 14). Certo ci sono comuni virtuosi anche nella stessa zona premiati per l’impegno nella promozione della legalità, a cui siamo stati presenti alcuni giorni prima, e società civili dinamiche ed autonome per rispondere a bisogni ed aspettative del territorio.

La riflessione si allarga a più ampia considerazioni sulla vita politica dell’area napoletana per un certo “accomodamento” passivo agli equilibri attuali ed afasia dei cittadini, in riferimento a fenomeni di protesta - malamente definiti come ‘antipolitica’ o meglio ‘antipartiti’ - che hanno interessato il nostro paese e si sono manifestati nei risultati delle ultime elezioni amministrative soprattutto nei Comuni del centro-nord. Nelle elezioni amministrative del maggio 2011 dello scorso anno per il Comune di Napoli la lista del Movimento cinque stelle ha ottenuto 7.203 voti pari all’1,76 per cento delle preferenze. Al di là delle forme in cui secondo una classica formulazione si manifesta nel nostro territorio “lealtà, defezione e protesta” nei confronti delle istituzioni politiche ed amministrative, e le proteste sono vivaci quando sono toccati interessi vitali come quelli per la salute e/o beni pubblici, la situazione economica e politica generale non è dipesa solo dalle inadempienze, malgoverno e corruzione dei partiti al governo negli ultimi due decenni, ma dal consenso degli stessi italiani a partiti o sedicenti tali e dalle fornicazioni di categorie e gruppi di interesse con i governanti di turno non solo nel Mezzogiorno. Non bisogna prestare ascolto alle sirene e megafoni di turno, ma fomentare il protagonismo e la partecipazione democratica delle varie componenti della società civile perché non siano solo una ventina di grilli parlanti (intellettuali che intervengono nelle discussioni pubbliche) ad avere voce ed il riscatto della comunità non sia affidata ad una bandana agitata nell’entusiasmo del momento nell’attesa della realizzazione della democrazia partecipata.

Ciò che ci preme è che non perda valore e fiducia la Politica in termini maiuscoli che non è riservata solo ad alcuni delegati, perché si tratta di partecipare al governo della polis che ci appartiene.


Domenico Pizzuti

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