Condividiamo un breve scritto di
Ezio Albrile, dal titolo
Dea meretrix, che parla di un affresco, che denota certi rapporti tra mondo antico e medievale ed è rilevante dal punto di vista iconologico per il nesso che sembra istituire tra il culto misterico di Iside, la sapienza, la prostituzione e il martirio.
Buona lettura!
Dea meretrix
La chiesa gotica di San Giorgio a Valperga Canavese (a pochi minuti dal capoluogo torinese) è un documento di eccezionale valore nella ricostruzione dei rapporti tra cultura antica e mondo medievale. Dal punto di vista iconologico l’edificio è colmo di riferimenti a correnti religiose misteriche quali lo gnosticismo, l’ermetismo e l’alchimia.
Un esempio fra i tanti è l’affresco sul pilastro verso la navata centrale, effigiante Maria Maddalena. Sul petto l’emblema, il «nodo isiaco», rimanda a Iside e al suo culto misterico.
Nata in Egitto, la devozione per questa potente dea madre-amante di un dio, Osiride, morente e risorgente, si diffuse in tutto il mondo ellenistico. Gli imperatori romani, da Claudio in poi, estesero il loro consenso al culto isiaco e ne fecero addirittura una delle componenti religiose predominanti nel tessuto sociale imperiale. Nella fase di maggiore propagazione del culto, le sacerdotesse della dea erano note anche e soprattutto come prostitute. Raffinate e sensuali ierodule di un culto magico. Iside maga era la dea degli incantesimi erotici: celeste e infera, in alto e in basso, Iside occupava lo spazio intermedio come dea della fertilità. A lei sola, inventrice dei filtri, apparteneva il potere di porre termine all’efficacia dei suoi sortilegi: legando e slegando secondo i desideri dei suoi iniziati, Iside era sovrana della magia erotica perché era la sovrana universale, padrona dei tre mondi, quello celeste, quello terrestre e quello sotterraneo ed era quindi in grado di trarre a sé gli elementi che si attirano o si combattono. Alla ierodula Maria Maddalena, l’affresco della chiesa di San Giorgio aggiunge un elemento saliente: la veste purpurea, simbolo del martirio.
Il dipinto stabilisce quindi un significativo nesso fra sapienza, prostituzione e martirio. Un legame presente negli insegnamenti del primo fra gli gnostici, Simon Mago. Secondo Simon Mago, Sophia o Ennoia («Pensiero»), entità divina e "matrem omnium", creò gli Arconti di questo mondo, gli stessi che abuseranno di lei stuprandone l’"eidolon", l’«immagine». Gli Arconti ordinarono il cosmo, nel quale la Sophia trasmigrò da un corpo femminile all’altro sino a manifestarsi in Helena, una prostituta che Simon Mago ritrovò affacciata a una finestra, in un bordello di Tiro. Simon Mago cercava la sua sposa celeste e la trovò, sofferente e vessata, in un postribolo.