Da
Domenico Pizzuti riceviamo e diffondiamo una riflessione oltre la cronaca di morti violente a Napoli, dal titolo "La folle corsa verso la morte".
LA FOLLE CORSA VERSO LA MORTE
Venerdì sera, verso le 19,00, mentre era in corso sotto le volte della Galleria Umberto la cerimonia conclusiva della fiaccolata ecumenica per le vittime innocenti della criminalità organizzata detta “camorra”, con la ribadita chiusura delle chiese ai camorristi non pentiti vivi o morti secondo le disposizioni del Card. Sepe, un giornalista mi comunicava che aveva ricevuto notizia in quel momento tramite telefonino dell’ennesimo omicidio nel Rione Berlingieri. Colpisce l’efferatezza di questo omicidio, un’autentica esecuzione in pieno quartiere in un bar del rione da parte di killer professionisti, la cinquantunesima vittima di questa lotta sanguinosa, e desta un esecrazione diffusa perché nessuno è padrone della vita altrui per poterla spegnere in una lotta impari. Nello stesso tempo, pur sottolineando come l’Arcivescovo di Napoli che «da parte nostra non ci può essere alcuna indulgenza. Siamo su sponde distinte e distanti, finchè rimanete sotto il tunnel della violenza e della morte», ci sembra che non possiamo disporre della giustizia e misericordia di Dio anche nei confronti chi fa uso di violenza e spegne vite altrui. Per quanto ne possiamo capire…
In questo mese dedicato al ricordo dei defunti, anche per altri episodi come quello - non ancora del tutto chiarito nelle sue dinamiche - dell’uccisione del ventunenne Rom Andrea Hadzovic di Giugliano in un conflitto a fuoco con la polizia stradale sull’Asse Mediano, la riflessione ci conduce a questa folle corsa verso la morte -volenti o nolenti- da parte di giovani vite esemplificato dai due episodi richiamati. Ripresa della faida di camorra non solo per accaparrarsi piazze di spaccio, morti innocenti di un giovane fidanzato Pasquale Romano come a Marianella per un tragico errore di persona, corsa incontro alla morte di un ventunenne Rom padre di tre figli di ritorno forse da una rapina? Si ravvisa non solo nell’ambito della devianza e criminalità un “circuito perverso” per traffici ed operazioni la cui posta in gioco è la vita che si perde “per mano di Caino”. Ma che valore ha la vita, perduta per un “piatto di lenticchie”, cioè proventi non sempre elevati dal traffico di stupefacenti o da una rapina per sopravvivenza da parte di un abitante delle baraccopoli rom di Giugliano, di cui la popolazione e le comunità cristiane di quel territorio si sono incivilmente disinteressate e su cui pesa il Giudizio divino? Non Si tratta su un piano analitico di appropriazioni per vie irregolari di risorse limitate o di opportunità negate da parte di gruppi sociali o popolazioni oggetto di esclusione, ma di modalità di sopravvivenza (e quindi di scelte) più o meno legali o di regolazione della violenza legittima che compete allo Stato sovrano. Icasticamente un inno che si canta nella festività di Pasqua nelle chiese cattoliche richiama questo duello di vita e di morte e propone una prospettiva di speranza: «Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora vivo, trionfa». Senza dimenticare nella stessa prospettiva, l’interrogativo che segue: «Raccontaci, Maria; che hai visto sulla via?»…
Un tema non approfondito nell’evento, ma dagli studi delle scienze sociali, riguarda il rapporto tra violenza e religioni. Secondo uno studio recente del sociologo tedesco U. Beck (Il Dio personale. La nascita della religiosità secolare, Editori Laterza, Roma-Bari 2009) solo quando le religioni dei vari Dei unici si impegneranno a fondo per incivilire se stesse e cesseranno di evocare la violenza come mezzo di missione, il mondo avrà un’opportunità, una speranza su cui resta piuttosto incredulo. Propone a questo scopo la sostituzione da parte delle religioni della ricerca ed affermazione della verità con quella della pace.
Rimane un problema non tanto piccolo: è nota sotto il profilo antropologico-culturale “l’elaborazione del lutto” da parte dei colpiti da perdite di cari, quali sono modalità di “elaborazione della violenza” nella società perché non sia distruttiva di persone e cose, e quindi di se stesso. Mentre scrivo di mattina sento volteggiare tra la Vela Celeste ed il Lotto G due potenti elicotteri dei carabinieri a sostegno di interventi di smantellamento di sistemi di sorveglianza allestiti nei pressi delle piazze di spaccio e di perquisizione per cercare armi e droga nel complesso della Vela celeste. E’ visibilmente in atto, come mi conferma il Commissario di P.S. di Scampia M. Spina, un’azione di contrasto interforze definita “serrata” anche per la vigilanza notte e giorno da parte delle gazzelle dei carabinieri dei principali accessi alle piazze di spaccio bonificate (Lotto P, Vela Celeste, Lotto TATB, Sette Palazzi) per impedire la ripresa dei traffici illeciti.
Napoli 10 novembre 2012