Martedì, 08 Gennaio 2013 14:05

Le prossime elezioni politiche: Sant'Egidio o Santanchè?

Scritto da  Gerardo

Da Domenico Pizzuti, riceviamo una nota semiseria su chi votare alle prossime elezioni politiche: Sant'Egidio o Santanchè?
Buona lettura!




Per chi voti alle prossime elezioni politiche: Sant’Egidio o Santanchè?

Mentre il 28 dicembre 2012 mi recavo a Roma nella Chiesa di S. Ignazio per la preghiera di Taizé, nell’ambito del 35° Incontro europeo dei giovani, una voce mi chiede: “Per chi voti alle prossime elezioni politiche”. Rispondo: “Per il Padreterno! Creatore e Signore del cielo e della terra”. Un’altra vocetta soggiunge: “Guarda che non c’è il simbolo del Padreterno nella scheda elettorale”. E’ vero, ma c’è qualcosa di più che è lo sfondo del voto elettorale nelle scadenze politiche, non ininfluente, anche su questo “bel paese” del pianeta.

Il riferimento per il credente, in questo grandioso scenario di terra e cielo, è al PADRE di tutti i viventi, indigeni ed allogeni, comunitari ed extracomunitari, immigrati, rom, rifugiati politici, barboni o senza fissa dimora, carcerati e delinquenti in carcere o fuori del carcere, ecc. Padre di donne e uomini di ogni razza e religione, degli anziani e dei bambini che si affacciano alla vita, fonte della dignità di ogni essere umano su cui ha posto uno stigma di protezione e difesa, come per il fratricida Caino “Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato” (Gen 4,15).

È il Creatore del cielo e della terra, di tutti i beni creati, a disposizione di tutti gli uomini (aria, acqua, terra, ecc), dei frutti e di tutte risorse sulla superficie terrestre, o nascoste nel grembo della terra. E’ la destinazione universale dei beni riconosciuta dalla più classica dottrina sociale della chiesa, prodotti o non prodotti dall’ attività umana e non all’appropriazione iniqua di singoli o gruppi, che si è stabilizzata ed è fonte di potere e di grandi disuguaglianze sociali che sembrano intoccabili. Destinazione universale di beni non solo materiali, ma anche culturali per una crescita umana in tutte le dimensioni.

Scendendo su questa terra insieme meravigliosa e con forti disuguaglianze sociali, sulle società degli uomini, non si può non riflettere sulle finalità umane e sociali dell’economia, della finanza e oggi del capitalismo finanziario, del mercato, perché l’azione umana nell’economia sia indirizzata alla destinazione universale dei beni, - certo da meritare con il lavoro e l’intraprendenza – e regolata secondo l’equità, la giustizia e la solidarietà. Continuamente da perseguire nell’attività politica, non lasciando le cose come sono, perché ritenute quasi “naturali” e non mutabili. Combattendo i “peccati sociali” che offendono la dignità umana, rendendo così culto al Padre di tutte le incarnazioni della vita in donne e uomini di questo mondo.

Avendo presente questo grandioso scenario ispiratore di scelte anche politiche, e le necessarie mediazioni per la vita sociale e politica, per il bene della polis e non dei candidati da eleggere per le Camere, per guardare bene in faccia coloro che andremo a votare propongo alcune coppie oppositive per una scelta più ragionata, quasi un divertissement:
Sant’Egidio o Santaché, montiani o bersaniani, Meloni o Bindi, populisti o riformisti, riformisti b (Bersani) o riformisti c (Casini), sinistri/centristi/destristi, moderati o immoderati, conservatori o riformisti, montiniani (Populorum progressio) o montiani (mercato), fedina penale sporca o pulita, clericali o laici, baciapile o baciac…, santoni o peccatori, leghisti o sudisti, Scilipoti o Ambrosoli, Mara Carfagna o Anna Finocchiaro, occupato o disoccupato, agendisti o scassagendisti, grillini o formighini, padroni o lavoratori, Montezemolo o Camusso, della casta o fuori casta, di vecchio o di primo pelo, competenti o incompetenti, europeisti o leghisti, episcopaliani (i.e. bagnaschiani) o cristiani, Vendoliani o Casiniani, eccetera

Se vi pare si può continuare l’elenco delle coppie di opposizioni per connotare le facce degli eligendi. A voi la parola o meglio il voto, perché la democrazia si fonda su un voto a testa.

Napoli, gennaio 2013


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