Domenica, 09 Dicembre 2007 12:59

Il dovere del silenzio

Scritto da  Gerardo

Diamo evidenza all’editoriale di Eugenio Scalari, apparso su Repubblica il 7/12/2007.




Bertinotti e il dovere del silenzio
di EUGENIO SCALFARI

HA ragione il capo dello Stato che si dichiara "perplesso" delle parole dedicate dal presidente della Camera a Prodi e al governo da lui presieduto, nell'intervista pubblicata qualche giorno fa dal nostro giornale. Perplesso è l'aggettivo giusto. Fossimo alla Camera dei Comuni l'aggettivo appropriato sarebbe "scandalizzato", ma qui da noi da tempo i presidenti della Camera e del Senato hanno cessato di essere considerati e da considerarsi semplicemente gli "speaker" delle rispettive assemblee. Sono uomini politici che parlano di politica dalle più alte sedi istituzionali, con la sola cautela di astenersi dalle singole votazioni.

Ma anche se questa è la prassi invalsa, questa volta Fausto Bertinotti l'ha visibilmente oltrepassata. Augurarsi, anzi prevedere, anzi dichiarare che il presidente del Consiglio "è morente", che il centrosinistra ha fallito, che l'opinione pubblica l'ha abbandonato e che il suo partito (di Bertinotti) si propone di dissociarsi dalla coalizione e avere "le mani libere", raffigurano un leader politico a tempo pieno che crea un vero e proprio conflitto istituzionale di inaudite proporzioni. Ne era consapevole il presidente della Camera? Ne aveva valutato gli effetti? Oppure si è fatto prendere la mano mettendosi in una posizione che definire imbarazzante è dire assai poco? Ho grande stima per le capacità suggestive del suo linguaggio e per la sua immaginazione politica. Un po' meno per quanto riguarda il suo senso delle istituzioni.

Puoi leggere l’intero articolo nella pagina web di Repubblica.
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