Sabato, 29 Dicembre 2007 10:12

Quando l'ambizione dà alla testa

Scritto da  Gerardo

Ecco la situazione penosa della politica italiana, ovvero: quando l'ambizione dà alla testa.
Che pena sig. Lamberto Dini!

LD leader della LdC
Lamberto Dini, leader dei Liberaldemocratici, ha dichiarato che il suo partito ha tolto la fiducia al governo. Che Prodi, quindi, non ha più la maggioranza. Al Senato. (continua...)
Liberaldemocratici. O forse Liberal Democratici: LD. Una sigla che non ricordiamo di aver visto alle elezioni del 2006. Anche se tante erano le liste, in quell'occasione, che qualcuna, sicuramente, ci è sfuggita. Peraltro, liberaldemocratico è un attributo cultural-politico diffuso. Forse solo gli esponenti della sinistra radicale lo rifiutano. Ma non tutti, probabilmente. Tuttavia, non crediamo che Lamberto Dini parli a nome loro. Dei liberaldemocratici di tutto il Paese. Anche perché dubitiamo che i liberaldemocratici si riconoscano - tutti quanti - nella sua figura. Con tutto rispetto: Ciampi è un'altra cosa. Riteniamo, invece, che si riferisca davvero a un partito. Che, riassunto in sigla, d'altronde, coincide con le sue iniziali. LD come Lamberto Dini.

Già in passato aveva usato lo stesso acronimo. Ma allora si chiamava Lista Dini. O meglio: Rinnovamento Italiano. Presente alle elezioni europee del 1999. Dove ottenne l'1,1%. In cifre: 350mila voti. Immaginiamo che Lamberto Dini, leader di LD, parli a nome loro, quando sostiene che il governo non ha più la maggioranza dei consensi. Non ha più la fiducia del Paese. Ridotta al 25% degli elettori. Per la defezione dell'1,1% degli elettori che egli rappresenta. Forse, però, quando LD parla di un partito, non fa riferimento a "elettori". Ma a singoli senatori. Dini, in primo luogo. Un partito senatoriale, dunque. Da non confondersi con gli altri "nanetti", su cui ironizza, regolarmente, Giovanni Sartori. Perché l'Udeur di Mastella, i socialisti di diversa collocazione, perfino i pensionati si sono presentati alle elezioni. I loro voti - magari pochi - li hanno presi. LD, invece, dopo il 1999 si è embedded in altri contenitori.

L'ultima traccia della sua base elettorale risale a quei 300mila voti o poco più ottenuti alle europee di otto anni fa. Chissà: nel frattempo potrebbero essere cresciuti. Per cui immaginiamo che LD vorrà presentarsi con la propria lista, da solo, alle prossime elezioni. Meglio se con una nuova legge elettorale, in cui la coalizione non sia "premiata" e non divenga, quindi, una soluzione obbligata. In cui ogni lista sia costretta a correre con le proprie gambe. Oggi, però, abbiamo il sospetto che LD indichi un PI(D): Partito individuale (Dini). O, meglio, un PdI. Partito di individui, che si associano per esercitare il loro potere di "ricatto" in Senato. Per il bene del Paese. Ma soprattutto il proprio. Chiamiamolo, allora, più correttamente LdC: Lista della Casta.

(27 dicembre 2007, Ilvo Diamanti - Repubblica)
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