Martedì, 22 Gennaio 2008 21:53

Un incontro a Buenos Aires

Scritto da  Gerardo

Nello storico Café Tortoni di Buenos Aires, abbiamo incontrato Arnaldo Nesti. Lontani dal nostro Paese, abbiamo conversato sul religioso contemporaneo e in particolare sui modi in cui trovano essere e sulle domande che caratterizzano i fenomeni del religioso.
Vorremmo provare a riflettere su un paio di punti.

In Italia, da diverso tempo e con sempre nuove criticità, continua a prender corpo, e da più parti, la polemica sulla laicità in generale e su quella dello Stato in particolare.
È recente la polemica, poi abilmente fatta rientrare dai preposti diplomatici, legata alle dure parole rivolte dal Papa al Sindaco di Roma. Per non dire dell’altra in merito alla visita, sempre del Papa, all’Università di Roma “La Sapienza”.
In ogni caso ci sembra di essere di fronte a una maniera di concepire il religioso che non disdegna di approfittare dei mezzi di comunicazione (ovvero della “scienza” della spettacolarizzazione attraverso la TV) e che, sotto un altro punto di vista, appare “religione-spettacolo”.
Comunque sia, non si può più fingere, o addirittura negare, il disagio di molti, cattolici e non, creato dalle sempre più frequenti e irruenti entrate della Chiesa, addirittura attraverso il suo principale esponente, nello scenario politico dell’Italia.
Forse ci vede chiaro Scalfari, quando scrive “La Chiesa di Benedetto XVI, ma anche quella di Giovanni Paolo II, non riesce ad entrare in sintonia con la cultura moderna e con la moderna società. Questo è il vero tema che dovrebbero porsi tutti coloro che si occupano dei rapporti tra la società ecclesiale e la società civile all'inizio del XXI secolo”.

Nella cattedrale di Buenos Aires, che è certamente un luogo di forte richiamo religioso, una statua in particolare ha attratto la nostra attenzione. Non solo le moltitudini che, costantemente, le sfilano appresso, se non le loro preghiere, che non possiamo udire in parola ma delle quali possiamo trovare un riflesso nel libro a disposizione dei fedeli. Autentiche preghiere. Semplici, “sbagliate”, comunque devotissime. Per cosa si prega?

Esiste un forte movimento religioso in America Latina, la “Iglesia Universal del Reino de Dios”, che a partire dal Brasile, sta man mano conquistando ampi spazi di mercato. Eh già, perché c’è qui uno strumento, figlio della cultura televisiva, che dichiaratamente, oltre a diffondere il credo, serve a guadagnare il denaro per espandersi. Riuscendoci.

Che cosa chiedono i fedeli nella Cattedrale di Plaza de Mayo? Che cosa sono quelle preghiere semplici, “sbagliate” e comunque devote? Sono pedidos, richieste, invocazioni per una guida sicura nella vita, per la serenità, per il figlio o la figlia che…, per il lavoro… Difficile vedervi costruzioni ideologiche, difficile vedervi le “grandi questioni”.
Proviamo a dire che a Buenos Aires, se guardiamo per un momento alle persone che passano davanti a una chiesa, può apparire rilevante il numero di quelle che si fanno il segno della croce. Ma Buenos Aires è pure la città dove il Natale si riduce alla sera del 24, con cena e botti, in piena estate, quasi un preliminare alla festa di fine anno. Senza digiuno né cerimonia.
E forse non è inutile ricordare la solida tradizione, anche in questo paese, dei santi popolari, da Gauchito Jil, alla Defunta Correa e ai molti altri. Sui quali non è qui per approfondire.
Non potremmo poi pensare che in fondo i fedeli facciano, alle diverse latitudini, più o meno lo stesso tipo di richieste, che non siano cioè animati da preoccupazioni similari?
Il religioso sembra proprio prendere piede come strumento per rispondere a un senso di debolezza e di precarietà e, vorremmo aggiungere, sembra far ciò in un modo molto legato al quotidiano, ossia pensando più spesso al “processo” del vivere la vita di tutti i giorni e assai meno alle cosiddette grandi questioni.
Ratzinger, basti pensare alla sua ultima visita in Brasile, con le forti dinamiche in atto in quel paese e in generale in America Latina, non è riuscito a fare molto. Ma in Italia e anche in Europa malvolentieri si lascia sfuggire la tale occasione di dibattito.
Ora, da tutto questo, che senso ha, per la Chiesa cattolica, infilarsi in questioni oggettivamente estranee come quelle di una città come Roma o di una legge di uno stato come quello italiano o… francese, mentre la gran massa dei fedeli, per lo più non interessata all’argomento (se non per speculazioni, strumentalizzazioni e battaglie politiche – che però preoccupano più qualche politico di qualche paese che non il corpo dei fedeli), sembra continuare a pregare e ad aspettarsi altro?
(GF)
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