Venerdì, 07 Marzo 2008 02:49

L'aggressione vaticana

Scritto da  Gerardo

La disperata lotta politica delle “gerarchie vaticane”, questo il tema.
Fra le voci critiche, che però meritano una qualche attenzione, segnaliamo quella che segue, di Filippo Gentiloni, che su “Il manifesto” ha discusso l’aggressione vaticana.
Buona lettura!


L'aggressione vaticana
Filippo Gentiloni su il Manifesto

La gerarchia cattolica, in questi giorni, è aggressiva come non mai. Titoli come «I vescovi contro i medici» non si erano mai visti. Neppure nei giorni più caldi come quelli dei referendum su divorzio e aborto. Oggi oltre Tevere è logico che si rimpianga quella Democrazia Cristiana che sosteneva le posizioni cattoliche permettendo alla gerarchia di non esporsi in prima fila. Oggi, al contrario, la gerarchia deve esporsi se non vuole accettare la scomparsa della voce cattolica nel dibattito pubblico.
E la possibilità di un partito più o meno ufficialmente cattolico? Se ne è parlato e se ne parla. Come si parla di un abbraccio dei cattolici teodem con Pierferdinando Casini. Come si è parlato di «genuflessioni» vistose da parte di laici molto noti, come Giuliano Ferrara. Ma la gerarchia non sembra entusiasta. Forse diffida della sincerità di alcuni. Forse - direi soprattutto - diffida dello spazio politico che le aggregazioni etichettate come cattoliche potrebbero avere. Il loro spazio dovrebbe essere quel «centro» che abbraccia i moderati sia di destra che di sinistra e non esclude nessuno. Uno spazio che di fatto si è talmente ristretto da apparire inesistente. Oggi il bipolarismo è inevitabile e costringe anche i cattolici a schierarsi: proprio quello che la gerarchia non vorrebbe, per evitare una chiesa di destra contro una chiesa di sinistra.
Niente centro e quindi niente partito cattolico. Alla gerarchia non rimane che intervenire direttamente, in prima persona. È quello che sta accadendo in questi giorni. Non un partito, ma i temi. Meglio: un tema, quello che si presta maggiormente a una campagna elettorale, il grande tema cattolico della famiglia e dell'aborto. Un tema difficile, comunque, come hanno dimostrato i recenti referendum e come dimostrano i dati su divorzio, unioni di fatto, separazioni, ecc.
Un altro fatto spiega l'irritazione dei palazzi vaticani. Il nuovo Partito Democratico, erede non soltanto del comunismo ma anche della Dc, ha aperto, anche se con moderazione, le sue liste a persone autorevoli ma lontane dalle posizioni cattoliche, come l'oncologo Umberto Veronesi. L'accordo con i radicali, tradizionali avversari del Vaticano, contribuisce all'irritazione. E probabilmente anche a un certo spostamento cattolico verso la destra. Berlusconi, ovviamente, pronto ad approfittarne.
A questo punto, però, è bene distinguere decisamente fra Vaticano e mondo cattolico italiano. Il primo è il soggetto della irritazione e della aggressione. Il secondo ne è ignaro e probabilmente anche lontano. Il tempo di un cattolicesimo che aspettava indicazioni politiche dalla chiesa gerarchica ed era disposto a seguirle si può dichiarare finito e lontano. Il successo del cardinale Ruini nel referendum sulla procreazione assistita non fa testo, basta osservare le cifre, tutte in diminuzione, della frequenza ai riti cattolici. E si può ragionevolmente prevedere che anche l'attuale aggressività non gioverà molto alla causa della gerarchia cattolica.
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