Abbiamo intervistato
Giorgos Moutevellis, autore di "The Miraculous Holy Springs of Istanbul", il film documentario che ha ricevuto la menzione speciale della Giuria del Festival.
D. – Nel suo “documento”, si nota una sorta di sovrapposizione tra il sacro
e la rappresentazione artistica e viene quindi da chiederle in che misura l’arte, nelle sue forme, sia da lei ritenuta un medium adatto alla sacralità o, in altri termini, alla rappresentazione del fenomeno religioso.
R. – Ho voluto fare un lavoro che più che un documentario fosse un’opera poetica. In questo senso lei ha ragione: per mostrare il fattore religioso ho utilizzato il valore artistico delle immagini. D’altronde, io non sono religioso ma amo e rispetto i credenti di tutte le religioni. Questo mi mette particolarmente a mio agio con l’idea che l’arte sia il mezzo più adatto per esprimerne il fascino e anche il mistero. Peraltro, la mia formazione di archeologo per un verso e la mia attività di fotografo per un altro, sono comunque evidenti, credo, in questo lavoro.
D. – Interessante che lei si sia definito “non religioso”. Ci può spiegare cosa intende?
R. – Non sono un credente né appartengo a una qualche confessione religiosa. Per questo, il senso del mio lavoro sulle sorgenti [Springs] sacre richiama una tradizione che vorrei fosse trasmessa e che dunque vorrei continuasse ad essere. In altri termini, sebbene non sia religioso, ho un profondo rispetto e un grande apprezzamento per le persone e per i luoghi che attribuiscono valore alle tradizioni.
Vorrei anche aggiungere che questo farmi veicolo di trasmissione è un po’ il mio modo di rispettare e soprattutto di “amare” i credenti di quella religione.
D. – Dunque possiamo considerare il suo lavoro un tributo, se non un dono, ai devoti delle Holy Springs?
R. – Esattamente. Direi anzi che il mio non essere credente né appartenente a una precisa confessione religiosa ha in un certo senso guidato la scelta di questi luoghi di purificazione, di queste “sorgenti del sacro”. È infatti da secoli che in queste sorgenti confluiscono credenti di diverse religioni ed è evidente l’assenza di barriere tra credo religiosi. In questo senso la metafora della sorgente, proprio per il potere immaginifico di purificazione, da un lato, e di dono della terra dall’altro, sembrava prestarsi molto bene a quella trasmissione di tradizioni che avevo in mente.