Giovedì, 23 Dicembre 2004 15:33

De Gasperi, a quell’incontro da lui voluto, mancò

Scritto da  Gerardo

Con Corrado Corghi a 50 anni dalla morte dello statista trentino.
Al termine di un seminario promosso dall’ASFER su "Politica, democrazia e religione nel secondo dopoguerra italiano" abbiamo posto alcuni quesiti ad uno dei partecipanti, il prof. Corrado Corghi, di cui alcuni giorni fa abbiamo pubblicato alcune dichiarazioni su G. La Pira.
Corrado Corghi con Alcide De Gasperi (Foto di repertorio) D. A distanza di 50 anni dalla sua morte come le viene di ricordare la personalità di Alcide De Gasperi?

Corghi:
Premetto che il nome di De Gasperi è indubbiamente ritornante in molti discorsi di autorevoli personalità, però tengo a sottolineare che spesso viene citato ed evocato in modo improprio, viene infatti mitizzato e ricordato alla luce di un’analisi storico-critica non corretta.
Infatti, ritengo fuorviante una lettura della DC di De Gasperi associata al valore primario dell’unità politica dei cattolici. De Gasperi aveva una visione laica della politica. Al riguardo non è male riandare alle divergenze di De Gasperi con il prof. Luigi Gedda ed anche con don Sturzo. Si pensi altresì alle divergenze manifestate all’indomani delle elezioni 1948 con lo stesso Dossetti. Come è noto De Gasperi fu fautore di una politica di collaborazione con i partiti di democrazia laica. Dossetti, invece, avrebbe voluto un governo esclusivamente monocolore per dimostrare la specifica capacità dei cattolici nella realizzazione di una politica delle riforme. Peraltro la sua stessa passione per l’unità europea non nasceva da ragioni confessionali. Aveva davanti agli occhi la tragedia di due guerre combattute in ’Europa. Con queste preoccupazioni operò per addivenire ad un “Europa forte e democratica”.
Mi suscita sdegno, pertanto, il ricorso che taluni fanno al mito di De Gasperi, per coprire conflitti di interesse, per legittimare una politica volta alla mera e prioritaria gestione del potere.

D. Alla luce dei suoi rapporti stabiliti con De Gasperi nella sua qualità di consigliere nazionale della DC fin dal 1950, quali episodi personali ritiene di privilegiare?

Corghi:
Per la prima volta ho sentito fare il suo nome nel luglio 1943 alla caduta del fascismo quando taluni ex popolari e dei giovani di Azione Cattolica con Dossetti costituiamo il Centro di studi sociali a Reggio Emilia per dare inizio alla nuova vita democratica. Questo centro si consoliderà con la lotta resistenziale e poi con la costituzione della DC a Reggio Emilia. Una conoscenza più approfondita di De Gasperi la ebbi partecipando ai Congressi nazionali della DC e in particolare dopo la mia elezione a consigliere nazionale nel 1950.

Mi viene di ricordare due episodi. Il primo. In quegli anni venni invitato nello studio riservato ai presidenti del Consiglio a Montecitorio (il 24 settemre 1953), per riferirgli sulla situazione politica complessiva esistente nella mia regione rossa ed in particolare sui rapporti fra la DC, i partiti laici e i partiti della maggioranza social-comunista.Mi fece impressione questo suo personale interesse a conoscere, volto a capire, ben al di là degli strumenti istituzionali, che cosa stava effettivamente emergendo nello scenario politico.

Vorrei però ricordare un secondo episodio e cioè quanto mi accadde, personalmente, al termine del Congresso nazionale DC di Napoli nel 1954.
Il 16 luglio 1954 si svolge, in due tempi, a piazza del Gesù, la prima riunione del nuovo Consiglio Nazionale. Incontro De Gasperi alla porta dell’ascensore, lo trovo sereno, ma con il pallore dei giorni del congresso. Mi stringe la mano. “Fra poco sarò in Valsugana, il medico mi consiglia di lasciare al più presto il caldo di Roma. Ho bisogno di riposare. Mi sento molto stanco”. La seduta si svolge rapidamente.
De Gasperi viene applaudito unanimemente presidente del Consiglio Nazionale. Nel suo ultimo intervento De Gasperi cerca di ricomporre le divergenze sorte a Napoli sul sistema maggioritario. Dichiara: “Ogni corpo, comunque eletto – afferma – quando è costituito deve servire la responsabilità di rappresentare tutta la collettività, di tener conto di tutte le opinioni legittime della maggioranza e della minoranza”. L’On. Pastore ed altri intervengono nella discussione. Successivamente con 59 voti e 12 schede bianche viene eletto segretario politico Amintore Fanfani.
Prima delle votazioni De Gasperi mi aveva invitato a costituire col più giovane consigliere, (allora dc) Giuseppe Chiarante e col rappresentante della Valle d’Aosta, il seggio elettorale.
Mentre avveniva lo scrutinio delle schede per l’elezione dei membri della direzione (come ricorda lo stesso Andreotti nel suo libro “De Gasperi e il suo tempo”, Milano, Mondatori 1956, p.542), De Gasperi, dopo avermi fatto notare la giovane età di Chiarante che portava una maglietta estiva distinguendosi, anche per l’abbigliamento, dagli altri consiglieri, mi chiese: “Che ne pensi se incontrassi questi giovani consiglieri?” E senza attendere risposta. “Vedi,penso che sia utile che il vecchio presidente racconti la sua storia, ma non qui a Roma, a Sella sotto i pini. Bisogna parlare insieme perché la storia continui, giovani e vecchi come me, insieme!”. Gli dissi subito che pienamente approvavo questa proposta e che i giovani consiglieri sarebbero stati ben lieti di parlare con lui al di fuori delle assemblee e degli organi statutari. I lavori proseguivano. Mentre Fanfani parlava, ancora una volta De Gasperi mi fece cenno di avvicinarmi a lui: “Potresti assumere tu il compito di riunire quei giovani?” – “Certamente, Presidente, quando ritiene possibile l’incontro a Sella”. “Oggi è il 16 luglio. Il medico mi ha prescritto un riposo assoluto per un mese. Scrivimi o telefonami a Sella, lassù vi troverete bene. Ricordati, mi fido di te!”.
Era già sera quando terminati i lavori del Consiglio, la sala viene sfollata. De Gasperi conversò qualche istante con Fanfani e Rumor, poi prese il cappello e scese le scale, appoggiandosi al mio braccio seguito dal segretario ombra Mino Cingolani. Nell’atrio del palazzo c’è un fotografo in attesa, forse del nuovo segretario Fanfani. De Gasperi si ferma, dice sorridendo al fotografo: “Scatti una foto, non ce ne saranno ancora tante!”. Poi sale sull’auto, mi saluta con un cenno stanco della mano e attraversa, per l’ultima volta, piazza del Gesù.
L’atteso incontro per la fine di agosto non ci fu. De Gasperi muore, appunto un mese dopo, il 18 agosto. Andai a trovarlo, ma De Gasperi attendeva i funerali.

(a cura di Arnaldo Nesti, 23 dicembre 2004)
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