Carissimo Direttore […],
parrocchie ed istituti religiosi sono stati raggiunti da un opuscolo di Bondi in cui non solo si ricordava ai destinatari quanto il governo attualmente in carica abbia fatto per difendere gli interessi temporali della chiesa cattolica in Italia ma si vantava anche che la sua azione sia stata coerente con la dottrina sociale della chiesa.
Ampi settori della chiesa, sensibili a temi come la pace, la legalità, la giustizia, la difesa della Costituzione o semplicemente vicini pastoralmente alle aree della marginalità oppure a giovani che passano da un lavoro precario ad un altro o a pensionati che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, hanno reagito con sconcerto.
Mi aspettavo ingenuamente che il cardinal Ruini prendesse posizione esplicita sull'accaduto. Ci sono silenzi che assumono talvolta precisi significati. In questo caso l'aver taciuto ha assunto il valore di una corresponsabilità; è come se l'alto prelato avendo fatto così avesse affermato: "Se Bondi si è spinto a tanto, io, per mutuare un noto slogan elettorale, c'entro".
Mi chiedo se all'interno della C.E.I. esista un pubblico dibattito su questi argomenti o se l'episcopato italiano non sia tutto quanto appiattito sulle posizioni del presidente di tale organismo.
Faccio inoltre altre due annotazioni relative a situazioni che continuano a destarmi qualche perplessità.
Uno dei massimi esponenti italiani della cultura della difesa dell'identità cristiana dell'Europa e del nostro Paese, assai apprezzato tra l'altro da Papa Ratzinger, risulta essere il presidente del Senato Pera che ritengo che personalmente non creda affatto alla resurrezione di Cristo e tanto meno alla sua divinità.
Il politico cattolico che spesso ci viene presentato come il più strenuo difensore della politica della difesa della famiglia "tradizionale" risulta essere il presidente della Camera Casini che tutti sappiamo, e affermo questo con il dovuto e sincero rispetto per i privati e personali percorsi esistenziali che ogni persona percorre nell'arco della sua vita, avrebbe molti motivi per glissare sull'argomento.
Che si sia tutti immersi in un colossale reality show in cui il valore supremo risulta essere l'ipocrisia?
S. D. - Scandicci (Firenze)
Post Scriptum
Sono perfettamente consapevole che quanto le scrivo è troppo "forte" per poter essere pubblicato, anche se in parte ci spero. Mi auguro comunque che mi arrivi almeno una sua gentile risposta.
Vorrei anche dirle che certe prese di posizioni hanno effetti pastorali molto negativi nella vita spirituale e concreta delle persone.
Ho 45 anni, sono cresciuto nella Chiesa post conciliare in cui la C.E.I. organizzava convegni su "Evangelizzazione e promozione umana" e non si sognava di assumere posizioni di parte nelle contese politiche italiane (forse perché allora c'era la cosiddetta "unità politica dei cattolici"?).
Sono sposato con Silvia e abbiamo due bimbe di 6 e 11 anni: mi sono sposato nel 1989 separando volutamente il rito civile da quello religioso, avvenuti ad un giorno di distanza l'uno dall'altro (non abbiamo mai creduto che il Concordato rientrasse tra i dogmi di fede). Mia moglie, che ha sempre avuto un rapporto più tempestoso del mio con l'appartenenza ecclesiale, mi esterna, per il clima in cui siamo immersi, un disgusto, una presa di distanza, un rifiuto della Chiesa, di "questo tipo di Chiesa" che da una parte mi fa soffrire e dall'altra capisco perfettamente e condivido.
Spero che abbia compreso lo sfogo.