Venerdì, 21 Gennaio 2011 20:48

Notizie dall'Amazzonia - 1

Scritto da  Gerardo

Con piacere, trasmettiamo un resoconto sull'Amazzonia, direttamente dalla "penna" di Pino Picone, impegnato in un viaggio "off the beaten track", con il sostegno dell'ONG Amazonas, visitando favelas.
Buona lettura!



Per chi volesse visitare l'Amazzonia la testa di ponte più sicura è Manaus. Giungo quindi e riparto da Manaus. Riesco a intravedere il Teatro Amazonas, giusto perché il mio albergo si trova da quelle parti.
Ma ho solo il tempo di acquistare una amaca con relativa zanzariera e coperta. Alle 14 del 14 gennaio Eligno, uno dei componenti del villaggio Xixuaù, viene a prelevarci dall'albergo per portarci al battello. Siamo in due. Insieme a me c'è Fintan, un naturalista irlandese, specialista nel catturare i rumori della foresta. In particolare il canto degli uccelli.
La organizzazione che ci ospita, Amazonas Ass. NGO, è insediata a Xixuau sul fiume Jauaperi ed è diretta da Christopher Clark. Il villaggio si trova a 450 km a nord di Manaus e ci vorranno circa 30 ore di battello per arrivare a destinazione. Navigheremo sul Rio Branco, quindi sul Jauaperi. Porto San Raimundo, da dove salpiamo, si trova a Manaus sul Rio Negro. Di fronte una popolosa favela composta di casette di legno su palafitte. Il porto non ha una vera e propria banchina. Niente asfalto. Ma terra battuta dal continuo passaggio di auto, camion e taxi. Più çhe un percorso lineare i mezzi sono costretti a estenuanti ginkane. Insomma credo di essere capitato nel porto della Manaus più povera e derelitta.
Le casette sono issate su palafitte per evitare le inondazioni, quando a aprile e maggio i fiumi si ingrossano e straripano per le piogge che raggiungono l'acme in questo periodo. Questo particolare mi ha richiamato alla memoria un mitico libretto di Josue De Castro sul Nordeste del Brasile (pubblicato nella collana Nuovo Politecnico di Einaudi, nei primi '60); in particolare quando parla delle favelas di Recife e del tragico ciclo del granchio: tutta la vita delle favelas di Recife, anche esse su palafitte, si basano su questo crostaceo. Una lettura che rimane impressa e il tempo non cancella.
La favela di Porto Raimundo è simile e diversa alle centinaia di favelas viste in America Latina: a Fortaleza, Joao Pessoa, Rio, Asuncion... Le casette di legno sono ammassate le une sulle altre. Quando il mio battello si mette in movimento, mi rendo conto che è grandissima. Nella favela si può trovare tutto: poveri negozi di ogni tipo di merce, bar, posti dove si può mangiare. Di fronte alle case si ergono del pali di legno, di solito occupati dagli immancabili urubu (avvoltoi). Ma non crediate che essi evochino la morte, come l'avvoltoio famoso della foto che anni fa fece vincere il premio Pulizer a un giornalista americano (?). Qui non siamo nel Sudan: no, non c'è nessuna piccola bambina morente da ghermire. Qui gli urubu sono rispettati. Essi rappresentano i nostri netturbini, pardon, i nostri operatori ecologici. Qui la vita nella favela è senza dubbio povera, ma dignitosa e aperta al cambiamento.

L' avventura continua. Parleremo del villaggio Xixuau, della vita nella foresta, delle religioni. In particolare di una che sta andando per la maggiore
Si chiama CRENTE.

Giuseppe Picone
Xixuaù, 21 genaio 2011

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