Domenica, 12 Ottobre 2014 21:53

Povertà, neoliberismo ed economisti pentiti

Scritto da  Gerardo

Pubblichiamo con piacere la lettera scritta dall’amico Vittorio Campanelli, che, mentre sta ‘soffrendo per scrivere su Bergoglio, Povertà e dopo?’, sta trovando che porsi ‘una piccola domanda in realtà è come scoperchiare il vaso di Pandora’. Concludendo, ‘si tocca anche il buco nero del neoliberismo imperante’.
In proposito, Campanelli ha mandato a Federico Rampini un commento al suo articolo su la Repubblica di ieri (Repubblica 11.10.14). Nel seguito, il testo della missiva.




Caro e stimato dottore,
mi è particolarmente piaciuto il suo articolo pubblicato oggi da La Repubblica Gli economisti pentiti.
Non ho potuto trattenermi da un gesto di impazienza: ma perché solo il dr Rampini denuncia il neo-liberismo della Scuola di Chicago? In qualsiasi luogo mi sono permesso di imboccare questo argomento ho trovato interlocutori assolutamente ignari di questo cambio di paradigma, ed anche scettici sul fatto che una sola ‘dottrina’ economica possa aver influenzato l’economia mondiale e creare le condizioni per la crisi finanziaria.
Quanto alla sua asserzione che l’Europa sia ancora sostanzialmente indenne dal neoliberismo, non ne sono affatto sicuro. Il capolavoro della Thatcher è stato di inocularlo in tutta l’Europa: la priorità del pareggio di bilancio, l’ossessione della riduzione delle tasse, lo Stato minimo, la privatizzazione di servizi storicamente pubblici, lo smantellamento della funzione pubblica (in UK in particolare)… E’ vero che il modello renano resiste (quello scandinavo suscita ammirazione senza fare scuola), ma la maggior parte degli Stati membri sono slittati a destra dal 2000 in poi.
In particolare i nuovi Paesi membri sono stati ‘colonizzati’ dalla BM e dal FMI, che hanno fornito linee di credito ma anche personale direttivo e quadri politici.
I Governi conservatori di questi Paesi hanno ribaltato le maggioranze politiche in sede di Consiglio, di Parlamento e della Commissione europea. Con conseguente ritorno alla logica intergovernativa (ed accantonamento del metodo comunitario).
L’Europa è ferma, rispetto agli USA, ma la ragione è proprio il neoliberismo.
Continui nella sua missione civile.
Con stima,
Vittorio Campanelli
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