XIX International Summer School on Religions:
Immaginari del cambiamento. Religioni e sviluppo economico in America Latina (San Gimignano
25-29 agosto 2012).
Nel seguito, si può leggere il comunicato stampa di
presentazione dei lavori.
Comunicato stampa
Si apre sabato 25 agosto 2012 la diciannovesima edizione della Summer School on Religions in Europe, fondata e diretta da Arnaldo Nesti. Quella di questo anno è la undicesima edizione che si tiene a San Gimignano, da quando cioè l’ASFER di Firenze e il Comune di San Gimignano hanno dato vita al Centro Internazionale di Studi sul Religioso Contemporaneo (CISRECO). Ed è l’edizione che vede il suo mentore e saggia guida, Arnaldo Nesti, raggiungere, arzillo come un baldo giovinetto, l’invidiabile età di ottanta anni! Per la piccola ma indomita pattuglia del CISRECO e della Summer sarà quindi una edizione affatto particolare.
Va ancora aggiunto (e qui il nostro ideale tricolon si chiude) che l’edizione del 2012 è dedicata all’America Latina. L’amatissima America Latina di Arnaldo Nesti e della stessa Summer: tantissime le edizioni (o parti di esse) dedicate al continente, specchio e al tempo stesso cattiva coscienza dell’uomo bianco europeo (ma, oggi, come vedremo, forse uno dei luoghi ove poter intravedere germogli salvifici per il futuro del Vecchio Continente e del mondo tutto).
Se si scorre con attenzione il programma tre sono i motivi qualificanti del programma 2012:
- Innanzitutto il cattolicesimo, analizzato a 360 gradi. Quello popolare, fortemente radicato nella realtà sociale. Quello che ha permesso la nascita e lo sviluppo della teologia della liberazione. Quello che prima contrastato e poi lenito e quindi definitivamente represso ha dato sangue e anima alle rivoluzioni politiche pacifiche dell’ultimo quindicennio in America Latina.
Ma, appunto, anche quello ufficiale, gerarchico, longa manus del Vaticano, spesso colluso con il potere economico (molto spesso sovrapponibile al latifondo) e con l’espressione politica di questi ceti. Quel sistema religioso che da tempo inanella pesanti sconfitte di fronte all’insorgente pentecostalismo e ai movimenti carismatici. Non citiamo espressamente i nomi dei relatori di queste tematiche. Il programma è lì e i titoli abbastanza espliciti.
- Altro motivo fortemente privilegiato è l’indigenismo. Non poteva essere altrimenti. Non ha più senso, oltre che a provocare spontanea ripulsa, parlare dell’America Latina tranquillamente (?) annessa al Vecchio Mondo, come “giardino” dell’Occidente. Verrebbe da dire: gli uomini non sono piante! E la questione dell’indio non è più solo una questione letteraria. Siamo, arrivati oggi ad un redde rationem. Non gestito fra intellettuali del Vecchio Continente e loro epigoni del Nuovo.
La questione è oggi strettamente nelle mani dei diretti protagonisti. O almeno di quelli sopravvissuti allo sterminio della “scoperta”.
- Infine sta giungendo dal Nuovo Mondo un forte fortissimo empito di progettualità. Questo motivo si lega fortemente al secondo. Dal recupero della cultura originaria di quel mondo che l’Occidente ha cercato di cancellare, si stanno facendo strada termini e concetti come Sumak Kawsay/ Buen Vivir, Pachamama e altri che verranno analizzati in specifiche relazioni. Motivi culturali indigeni, un ecologismo non di facciata, un socialismo riletto attraverso gli scritti di intellettuali controcorrente come Walter Benjamin o Ernest Bloch stanno creando un amalgama (niente paura del termine: ci proviene dal mondo arabo e vuol dire “realizzazione di una unione”!) base di un progetto che, forse, ci salverà.
Questa edizione della Summer è dedicata idealmente a Fernando Lugo, legittimo presidente della Repubblica del Paraguay, defenestrato da un golpe silenzioso, concepito all’ombra dei bigliettoni color verde e benedetto dai soliti noti.
Lasciamo la parola ad Arnaldo Nesti che così ha commentato la vicenda del Presidente Lugo: parole che serviranno a introdurre i lavori della diciannovesima Summer School on Religions di San Gimignano.
Quest’anno il focus della nostra Summer School è l’America Latina. In un momento in cui si rende sempre più drammatico il senso e il destino dell’Euro e, in genere, dell’Europa, in modo particolarissimo, sulle orme di Marco del “Cuore” di De Amicis, riteniamo importante, oltre che suggestivo, rifare il cammino dagli Appennini alle Ande, per andare con la mente e con il cuore ai problemi e alle prospettive dell’America Latina. Le connessioni fra Europa e America Latina sono strettissime. A questi legami l’Europa tutta deve riandare. Il Mediterraneo è davvero largo sulle sue sponde. Di fatto, sono coinvolte le sorti, il futuro dei continenti.
Per sottolineare il nostro interesse al mondo latino americano, fino alla fine avevamo sperato di ospitare quest’anno un evento del tutto eccezionale. Avevamo invitato a tenere la prolusione il presidente della Repubblica del Paraguay, Fernando Lugo. Come è noto, la vittoria di Lugo nel 2008 era stata un evento epocale. Per la prima volta il Paraguay, da poco tornato alla democrazia, eleggeva un capo di Stato di centrosinistra, sorretto da una coalizione variegata di partiti, ma con un programma di governo decisamente orientato a favore delle classi più povere, il cui punto principale era l’avviamento della riforma agraria. Il suo mandato è stato però fortemente limitato, oltre che dai poteri forti, dalle sue precarie condizioni di salute. Infine la sua destituzione, che rappresenta un invito a riflettere sulla distanza fra la democrazia formale e la democrazia sostanziale. Il Paraguay rappresenta il buco nero dell’America Latina, una centrale del contrabbando (di uomini, droghe, soldi, armi) e un santuario dormiente del terrorismo e dell’estremismo di ogni forma, a livello internazionale. Il mondo finora si è occupato poco di Asunción, sarebbe sorprendente se iniziasse a farlo per una crisi interna. Come ha detto Lugo, il golpe non ha messo in questione Fernando Lugo, ma la democrazia del Paraguay, oseremmo dire del continente latino americano, in un momento di drammatica ripresa del senso civico e democratico. Occuparsi oggi di America Latina non è, dunque, un optional accademico, ma un dovere per scrutare i segni del futuro civile del mondo in mutamento.