Domenica, 21 Dicembre 2008 12:18

Ancora sullo stesso argomento

Scritto da  Gerardo

Segnaliamo adesso la notizia di agenzia (fonte Adnkronos) che fa riferimento alla lettera, pubblicata su alcuni quotidiani locali, in cui dieci sacerdoti friulani intervengono, con estrema discrezione, sul caso Englaro, soffermandosi in particolare sulla drammaticità che implica questo genere di scelte, sulla quanto meno delicata posizione di chi afferma di conoscere la volontà di Dio e sul concetto di libertà degli individui.

Caso Englaro, lettera di 10 preti friulani: ''Scelta drammatica non omicidio''


Milano, 19 dic. - (Adnkronos) - Una scelta drammatica, ma non un omicidio. È questo in sintesi il pensiero sul caso Englaro, mai direttamente citato, contenuto in una lettera aperta firmata da dieci preti del Friuli Venezia Giulia e pubblicata su alcuni quotidiani locali. "I diritti fondamentali delle persone riguardano la vita e la morte nel loro intrecciarsi continuo. Situazioni emblematiche, di cui i mezzi di informazione si sono ampiamente occupati, provocano in noi una riflessione sofferta e rispettosa della storia delle persone e alcuni interrogativi etici laceranti", scrivono senza far mai riferimento a Eluana, in stato vegetativo permanente da quasi 17 anni.

"Proprio a motivo di lancinanti interrogativi ci pare di non condividere né l'esultanza nei confronti di decisioni che sostituiscono di fatto il ritardo legislativo riguardo il testamento biologico, né la posizione di chi definisce omicidio una scelta drammatica vissuta nell'ambito di una relazione di amore".

E ancora: "Come è vero che nessuno dovrebbe sollecitare, tantomeno obbligare qualcuno ad anticipare la propria morte biologica, ci chiediamo se altrettanto è possibile che nessuno sia obbligato a vivere anche in quelle condizioni estreme che inducono a desiderare la morte come una liberazione da una vita considerata impossibile".

Per gli autori della missiva "l'attenzione e la cura alla vita umana inducono ad una prudenza nei confronti della scienza e delle sue tecnologie, a una sorta di timore che non intende limitare la ricerca e la sperimentazione, ma continuamente riporre la questione etica, senza apriorismi e fanatismi".

Poi concludono: "Fra i tanti esempi di accompagnamento per anni e anni di persone in condizioni estreme, si possono collocare anche quelle situazioni in cui le persone non ce la fanno, non per egoismo, tanto meno per cattiveria, ma per scelta personale. O ci sarebbero questioni morali che non sono di competenza della libertà di coscienza di ciascuna persona? E davvero ci si può sostituire a Dio affermando di conoscere la sua volontà riguardo alla sofferenza e alla morte delle persone?".

La lettera è stata firmata da Pierluigi Di Piazza, Federico Schiavon, Franco Saccavini, Mario Vatta, Andrea Bellavite, Luigi Fontanot, Alberto De Nadai, Giacomo Tolot, Piergiorgio Rigolo, Alessandro Paradisi.
Letto 522 volte
Vota questo articolo
(0 Voti)
Devi effettuare il login per inviare commenti