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"La manipolazione del sacro - scrive Albrile - è trasversale ai suoi autori: è il pericolo che dilania tanto il patrimonio della tradizione quanto i suoi fruitori, supini, come inebetiti oranti, di fronte alla boria della classe egemone. La fine del sacro è la chiusura del potere di negazione: esso può parlare il proprio linguaggio solo finchè sono vive e vivide le immagini che rifiutano e obliterano l’ordine costituito. La spiritualità è una merce fra tante e chi ha capacità di manipolarla e di venderla, s’è guadagnato il suo posto nell’aldilà."
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