La parola Povertà, benché indichi la condizione sociale ed economica della metà della popolazione mondiale, è pressoché scomparsa dal discorso comune. È diventata scomoda. Riferirla ad una persona può essere offensivo, "Povero a chi?”. Al suo posto vengono usati esclusione, marginalità, scarto, disuguaglianza. Anche elemosina, carità, assistenza sono sostituite da sussidi, Welfare.
Nella generale distrazione, vi sono voci autorevoli e testimonianze volte a denunciare e a ricucire questa frattura che divide il mondo, e fra esse si distingue Papa Bergoglio. Da frequentatore delle Villas Miseria, egli è particolarmente attento al Sud del mondo e nello stesso tempo col suo parlare senza perifrasi ed i suoi gesti simbolici ha spezzato l’isolamento sacrale dell’Istituzione.
Ho provato il bisogno di approfondire, e dopo quasi due anni mi accingo a riassumere alcuni “Appunti” come di un diario d’escursione.
La povertà non è (solo) una fatalità che inchioda singoli e popoli ma è (anche e soprattutto) una condizione strutturale che può essere modificata. Il benessere sulla Terra, cresciuto in modo esponenziale negli ultimi due secoli, non è stato distribuito in modo equo. Una correzione è stata operata nel recente passato ma il risultato è stato rifiutato da una parte estrema, denominata neoliberismo. Il confronto è in corso e l’esito dipende anche da noi.
Nessuno è spettatore.