Martedì, 12 Aprile 2016 17:53

Tempo di guerra e di democrazia

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Trasmettiamo l'editoriale di Marcello Vigli, già apparso su www.italialaica.it 

TEMPO DI GUERRA E DI DEMOCRAZIA

Stiamo vivendo un tempo di guerra mondiale.

Anche negli scorsi decenni non erano mancati conflitti locali ad occupare le cronache quotidiane. Oggi, invece, per fasi successive stanno tutti convergendo in uno scontro diffuso a livello mondiale che, in forme diverse più o meno violente, insanguina Bruxelles e Lahore, la Nigeria e il Medio Oriente, l’Ucraina e lo Yemen. Né il futuro si presenta meno bellicoso se si considerano il consenso elettorale degli statunitensi per Trump e l’approvazione della legge sulla sicurezza militare in Giappone, che autorizza le forze di autodifesa ad intervenire all'estero. Intanto nel bel mezzo d’Europa continuano ad arrivare profughi che gli europei civilizzati e cristiani, dopo averli bloccati in condizioni drammatiche ad Idomeni al confine greco-macedone, li respingono stringendo accordi con il feroce autocrate islamico della Turchia pagandone il servizio. [...]

 

In verità questa sembra la sola soluzione possibile anche per normalizzare la presenza degli islamici in Europa.

Lo ipotizza, dopo i gravi fatti di Parigi e Bruxelles, Angelo Panebianco che scrive sul Corriere della sera del giorno 1 aprile, si andrà a negoziazioni aperte o tacite con le comunità musulmane immigrate. Sarà necessario farlo perché, egli sostiene, solo le comunità musulmane possiedono le risorse culturali per riportare alla ragione tutti quei loro giovani (ma non solo) che oggi simpatizzano per l’estremismo ma, per farlo, occorrerà pronunciare degli inequivocabili 'no' di fronte alle eventuali richieste, se non di sospendere, quanto meno di attenuare la validità e l’applicabilità di tali principi in presenza di cittadini musulmani. Fra di essi pone come inequivocabili : la laicità... fondata sulla capacità di distinguere fra il sacro e il profano, fra il regno di Dio e il regno di Cesare, l’uguaglianza giuridica fra gli individui a prescindere da sesso, religione o altro, il principio della libertà individuale.

Impossibile non convenire con lui, ma sarà ben difficile realizzare tali condizioni in un Paese come l’Italia soggetto al regime concordatario e diffusamente islamofobo, come testimonia l’ostilità alla costruzione di moschee. Né, per non urtare la suscettibilità dei fedeli islamici, sono accettabili iniziative come quella del Comune di New West, cittadina alle porte di Amsterdam, deciso a vietare l’uso delle minigonne o quella della Air France di chiedere alle hostess, che peraltro si sono rifiutate, di indossare pantaloni, una giacca lunga e un foulard che copre i capelli all'uscita dell'aereo sui voli per Teheran!!!

D’altra parte anche fra gli islamici la resistenza all’integrazione è diffusa né ci sono garanzie che le successive generazioni, come in Francia e in Belgio, non la rinneghino. Non può bastare fare appello ad un Islam moderato contro un Islam estremista perché entrambi trovano fondamento nel Corano come del resto avviene per i cristiani che trovano giustificazione nella Bibbia: ieri Francesco d’Assisi e Torquemada, oggi, il cardinal Bertone e papa Francesco.

Il primo, solo preoccupato di difendere il lusso del suo appartamento, denuncia, a sua giustificazione. che molti altri cardinali godono dello stesso privilegio. L’altro, convinto, che non siamo in un epoca di cambiamenti, ma in un cambio di epoca, é impegnato invece a traghettare la Chiesa fuori della grave crisi che in questo inizio di secolo sta attraversando, come emerge dall’Annuario statistico Pontificio del 2014 pubblicato insieme al nuovo Annuario 2016. I cattolici sono aumentati nel mondo, ma non nel vecchio continente dove permane la forte crisi di vocazioni mentre le nuove leve di sacerdoti e suore provengono in maggioranza dall’Africa, Asia e America Latina. In questa prospettiva acquista un particolare rilievo la notizia che papa Francesco si recherà in Svezia a ottobre in occasione del 500° anniversario della Riforma protestante quasi a significare che la Controriforma cattolica è finita.

Il suo è un impegno a resistere, resistere, resistere, che appare ovvio per un papa, ma di cui potrebbe considerarsi esente un cittadino italiano a fronte della sconfortante situazione del suo Paese in cui, fra l’altro, il Presidente del Consiglio, nella certezza che le scelte del suo governo sono condivise solo dalla minoranza del corpo elettorale, invita gli elettori, chiamati ad esercitare nel referendum la forma più diretta della propria sovranità, a disertare le urne con l’astensione. Indubbiamente legittima, essa è, però, funzionale ad impedire che la volontà della maggioranza contraria al prolungarsi dei tempi di trivellazione, possa affermarsi, con buona pace della democrazia.

 

Per approfondimenti, segnaliamo la pagina Facebook delle Comunità Cristiane di Base in Italia.

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