Sabato, 07 Luglio 2018 23:17

Lo Stato smetterà di essere un comitato al servizio di una minoranza

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Trasmettiamo alcune riflessioni di Francesco Gervasi (professore della Universidad Autónoma de Coahuila, Messico) sul primo discorso pubblico di López Obrador, nuovo presidente del Messico.

Lo Stato smetterà di essere un comitato al servizio di una minoranza

In Messico, il 1° luglio, si sono celebrate le elezioni per il presidente della Repubblica. Come evidenziato dalla maggior parte degli analisti politici e dei giornalisti di tutto il mondo, si tratta di un risultato storico, per vari motivi. Innanzitutto, perché è la prima volta che la presidenza è stata vinta da una coalizione di sinistra; in secondo luogo, perché è la prima volta che la sinistra vince, allo stesso tempo, sia la Presidenza della Repubblica che il governo di Città del Messico; inoltre, perché è stata una vittoria schiacciante, con una proiezione di voti, per il candidato di Morena (così si chiama il movimento politico guidato da López Obrador), di circa il 53%, cosa mai successa prima nella storia del Paese.

Nel suo primo discorso da vincitore delle elezioni, nello Zócalo (l’enorme piazza di Città del Messico), López Obrador ha confermato la volontà di realizzare i cambiamenti strutturali che aveva promesso durante la sua campagna elettorale e che, probabilmente, hanno convinto così tanti elettori a votare per lui. Le sue prime parole sono state le seguenti: “Chiamo tutti i messicani alla riconciliazione: la patria è la cosa più importante”, una frase volta a ristabilire la pace sociale in un paese nel quale, durante la lunga campagna elettorale, si erano create profonde e violente polarizzazioni. Poi, ha ribadito che una delle sue priorità sarà eliminare la corruzione (uno dei problemi più gravi che affliggono, da anni, la vita politica, economica e sociale del Messico), affemando che “la corruzione non è un fenomeno culturale, ma è il risultato di un regime politico in decadenza. Siamo assolutamente sicuri che questo male è la causa principale della disuguaglianza sociale ed economica e della violenza che soffriamo. Di conseguenza, sradicare la corruzione e l'impunità sarà la missione principale del nuovo governo”. Riguardo alla violenza, probabilmente il problema più grave del Messico contemporaneo, ha fatto capire che ci sarà un cambio di strategia: l’idea è quella di non affrontare più la violenza con la violenza (come hanno fatto gli ultimi due presidenti, utilizzando i militari nelle città), ma concentrare l’attenzione sulle cause che l’hanno prodotta, sostenendo che “la forma più efficace e più umana di affrontare questi mali esige, necessariamente, la lotta alla disuguaglianza e alla povertà. La pace e la tranquillità sono frutti della giustizia”. Una delle frasi che, più di altre, mi è sembrata di grande efficacia è sicuramente la seguente: “Lo Stato smetterà di essere un comitato al servizio di una minoranza e rappresenterà tutti i messicani: i ricchi e i poveri; la gente della campagna e quella delle città; emigranti, credenti e non credenti, esseri umani di tutte le correnti di pensiero e di tutte le preferenze sessuali”. Una frase importante, nella quale López Obrador evidenzia, come durante la campagna elettorale, la sua forte preoccupazione per garantire, in tutte le sue forme, la libertà di espressione nel paese. In particolare, ci sembra interessante soffermarci un momento su quella religiosa (“credenti e non credenti”). Vale la pena ricordare che il neo presidente del Messico non ha mai nascosto, a chi glielo chiedeva, l’importanza della dimensione religiosa nella sua vita, sostenendo che: “Sono un seguace della vita e dell'opera di Gesù Cristo. Perché Gesù Cristo lottò nel suo tempo per i poveri, per gli umili. Per questo motivo lo hanno perseguitato i potenti della sua epoca. Allora sono credente in questo senso. Nel senso che ho molto amore, lo dico in maniera sincera, per il paese” (www.huffingtonpost.com.mx). Basandoci su queste parole, sembrerebbe che l’dentità religiosa di López Obrador sia abbastanza generica, un cristianesimo astratto e ampio. Ma non è così perchè, in realtà, egli è cristiano evangelico, confermando la tendenza verso la “cristianizzazione” (ci riferiamo ai cristiani non cattolici) che già, da alcuni anni, caratterizza il panorama religioso messicano (soprattutto in zone del sud del Messico come Tabasco, stato di provenienza del presidente). Va detto che questa sua identità religiosa, così specifica e rivendicata in un contesto, come quello messicano, nel quale i cristiani (non cattolici) sono fatti oggetto, quotidianamente, di atti più o meno gravi, e più o meno violenti, di discriminazione, soprattutto da parte dei cattolici, non ha rappresentato un ostacolo per il suo atteggiamento di apertura verso la diversità. Prova ne è, tra le altre cose, che il suo progetto politico è stato sostenuto, tra gli altri, dal padre cattolico Solalinde, famoso per le sua costante (e pericolosa, visto che vive sotto minaccia dei narcotrafficanti) attività a favore dei migranti sudamericani che attraversano il Messico. Allo stesso tempo, va detto che non tutti i cattolici sono stati e sono a favore di López Obrador. Per esempio, come ha fatto notare Alfredo Jalife-Rahme (famoso analista politico messicano), tra coloro che non hanno sicuramente patrocinato la candidatura di Amlo (così è chiamato da alcuni dei suoi simpatizzanti Obrador) c’è l’arcivescovato, e cioè la Chiesa istituzionale, ufficiale.

L'ultima frase del discorso di López Obrador con la quale voglio concludere questo breve resoconto, e che credo valga la pena ricordare poiché riflette, più di ogni altra, questa preoccupazione generale dimostrata durante la campagna elettorale per i più vulnerabili, per gli “olvidados” (i dimenticati), come direbbe Luis Buñuel, è la seguente: “Ascolteremo tutti, serviremo tutti, rispetteremo tutti, ma daremo preferenza ai più umili e dimenticati; specialmente, alle persone indigene del Messico. Per il bene di tutti, prima i poveri”. Speriamo bene. Vedremo che succede. Gli auspici sembrano buoni!

 Da qui puoi scaricare l'intervento in versione PDF.

 

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