Festival di Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, diciottesima edizione (2018): alcune notizie sulla verità
di Giuseppe Picone
Piace iniziare questa piccola recensione (anche con il tradizionale ritardo) della diciottesima edizione del Festival di Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo avente per tema “Verità”, partendo dalla coda e cioè dall’ultima lezione di tutto il festival tenuta a Carpi domenica 16 settembre 2018 alle ore 20.30 da Piero Boitani. Il tema: “Ulisse. Ulisse e la filosofia: antichi e moderni”. Una divertente, esilarante, appassionante e potente cavalcata su quasi tremila anni di cultura con al centro la figura dell’eroe di Itaca e di chi ci ha fatto i conti dopo la sua irruzione sulla scena occidentale: dai presocratici a Emmanuel Lévinas (i primi, grandi estimatori del nostro, l’ultimo assolutamente no). Nel mezzo ancora filosofi (Platone e Aristotele con diverse sfumature); poeti (come non ricordare Dante e il suo XXVI canto dell’Inferno); religiosi (il nascente cristianesimo verso il nostro eroe molto tiepido se non ostile, con lodevoli eccezioni: Severino Boezio ne fa un celebre elogio); esploratori (Vespucci si vede come Ulisse redivivo); i registi cinematografici (il cinema fin dalle origini si è occupato del figlio di Laerte, ma il novello Ulisse porta il nome di David Bowman [=uomo dell’arco] ed è il protagonista di “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrik e siamo nel fatidico anno 1968).
Ma, direte voi, cosa c’entra Ulisse, oggi, a Modena Carpi Sassuolo ove si conciona di filosofia e di verità?
Il grande scrittore, filologo, critico, comparativista e storico della letteratura romano risponde a questa obiezione con una affermazione perentoria e testuale: “Gli scrittori sono i veri filosofi del Novecento” e con un esempio che invera la sua asserzione: il silenzio delle Sirene di Kafka. Negli otto stordenti e meravigliosi paragrafi del brevissimo testo del 1917, lo scrittore praghese ci pone di fronte ad uno sciame di tesi filosofiche fatte di disletture (=falsità), dimostrazioni, confutazioni, dilemmi… Tutto un contorcersi di fronte ad un evento che si annuncia catastrofico (il letale canto delle Sirene) che si risolve con qualcosa contro cui nulla si può: il silenzio. Ed Ulisse: è come il puer del primo paragrafo che scommette stupidamente sulla propria vita o è l’uomo della metis che riesce, come sempre, a ingannare tutti? Boitani, sulla scia di Kafka, ritiene “Ulisse un enigma senza ragione che noi vogliamo ad ogni costo penetrare proprio a causa del suo mistero. E ci scaraventa verso l’infinito”. La figura (anzi l’orma) di Ulisse ci sprona alla ricerca, alla poesia, alla verità (ed eccoci ritornati a bomba a Modena 2018). Uscendo intorno alle 23 di domenica 16 settembre, sollevati ed eterei come dopo una faticosa quanto benefica lunga lunga nuotata, ma in realtà dopo essere stati per una ora e mezza sulle montagne russe di un intenso esercizio intellettuale, uscendo dalla tensostruttura di Piazza Astolfo di Carpi, era più facile per noi riandare a rammemorare la dozzina di lezioni che abbiamo potuto seguire in questa edizione.
Non potendo riferire su tutte, ci soffermiamo su quelle che più ci hanno colpito. E si tratta per lo più di filosofe. Abbiamo trovato le loro lezioni molto più aderenti ai problemi della vita quotidiana di ognuno di noi, pur affrontando un problema capitale quale quello della verità. Ci sono infatti due modi di fare filosofia: quello che ha come orizzonte asfittico i grandi sistemi filosofici ed hanno di solito dimora nelle Università e quello che invece cerca di coniugare i grandi problemi della filosofia con la vita concreta. Per questo secondo tipo di approccio la agorà di Modena, Carpi e Sassuolo è la casa naturale.
Così il Socrate presentatoci da Michela Sassi è il filosofo che coltiva la filosofia come arte della vita. Colui che testimonia la verità della propria persona, la verità della propria vita fino alle estreme conseguenze come magistralmente testimoniato da Platone nella Apologia.
Lo stesso dicasi per il Michel Foucault come delineato dalla bella lezione di Judith Revel: paladino del coraggio della verità; cultore della parresia, ove la verità eccede il contenuto di quello che si dice; fustigatore dei falsi scettici e falsi cinici moderni e propugnatore dell’autentico cinismo degli antichi greci, i quali non si limitavano a dire il vero, ma lo vivevano fino in fondo sulla propria pelle.
Per Roberta De Monticelli la ricerca della verità si gioca principalmente sulla dicotomia fatti/valori ed il suo superamento ed ha il volto di due personaggi apparentemente molto distanti fra di loro vale a dire Edmund Husserl e Altiero Spinelli. Li fa incontrare sul tema della idea di Europa, problema attualissimo che informa drammaticamente le pratiche governative attuali del nostro continente. Per il teorico (Husserl) e l’edificatore (Spinelli) l’Europa si costruisce non con il realismo compromissorio di corto respiro tipo quello dell’appello di Massimo Cacciari (peraltro ospite fisso del festival) fatto sulle pagine di Repubblica il 4 agosto scorso, ma facendo i conti di volta in volta con coraggio mettendo in campo valori che eccedono i fatti (i.e. la famosa realtà fattuale).
Naturalmente anche le altre lezioni seguite sono state interessanti ed utili. Anche se qui se ne fa un sommario elenco.
Franca D’Agostini, da logica di razza quale è, ha impostato il problema verità secondo le più recenti acquisizioni cui la logica internazionale è pervenuta; Remo Bodei, il patron intellettuale del Festival, ha inquadrato la sua lezione su verità e potere; Wolfram Eilenberger, filosofo dai molti volti, ha tracciato un parallelo fra la crisi degli anni Venti del Novecento e la crisi dei primi decenni del nostro secolo analizzando l’opera di filosofi quali Wittgenstein e Heidegger (gli “stregoni” di quel remoto ventennio); Salvatore Natoli si è soffermato sul concetto di parresia; Julian Nida-Rümelin, interessante studioso che non disdegna di sporcarsi le mani nella prassi politica, ha tenuto una vivacissima lezione su etica e verità; Massimo Cacciari, per delineare il percorso storico e ideale di verità/alétheia è partito come suo solito dai greci e in particolare dal canto delle muse in Esiodo per giungere attraverso Spinoza a Nietzsche e ai nostri giorni; Tullio Gregory, altro padre nobile del Festival, ha disvelato i paradossi presenti nelle “Meditationes de prima Philophia” di Descartes; Peter Sloterdijk (“Conan il barbaro” come ama definirlo con la consueta e amabile ironia Remo Bodei per la sua notevole stazza dalla quale spuntano generosi biondi baffi spioventi) ha intrattenuto la vasta platea di Piazza Grande di Modena sulle forme del cinismo moderno; infine Enzo Bianchi, di fronte allo sterminato pubblico di Piazza Martiri di Carpi, ha parlato della menzogna a partire dalla Bibbia per giungere alle menzogne dei giorni nostri scagliandosi contro sia quelle pubbliche/politiche sia quelle private.
Insomma ancora una volta una edizione del Festival di Filosofia (giunta questo anno alla maggiore età anagrafica) da cui si esce se non rigenerati certamente arricchiti e in trepida attesa della prossima edizione che avrà per tema “Persona”.
Giuseppe Picone
San Gimignano, 25 ottobre 2018
Enzo Bianchi a Carpi
Judith Revel si appresta a tenere la lezione a Carpi
Massimo Cacciari si appresta a tenere la lezione a Modena
Piero Boitani
Roberta De Monticelli si intrattiene con il pubblico a Modena
Il pubblico in Piazza Grande a Modena
Michela Sassi a Carpi dopo la lezione